Casini, Bersani ed Alfano gettano le basi per la grande coalizione. I movimenti devono rimettersi in discussione

Grande coalizione e piccoli movimenti

di Antonio Musella

19 / 3 / 2012

Il segno dei tempi si evince spesso anche dagli strumenti comunicativi utilizzati da chi comanda il paese. Una immagine può raccontare la governance. Come una fotografia che deve dire tutto senza bisogno di aggiungere altro. L’i-phone di Pierferdinando Casini ha scattato la foto del super vertice tra Mario Monti ed i leader dei partiti che lo sostengono. Seduti armoniosamente intorno ad un tavolo Angelino Alfano, Pierferdinando Casini e Pierluigi Bersani attorniano il tecnocrate su cui la troika europea ha puntato per il governo del nostro paese. Mentre la governance autoritaria si applica nel nostro paese tra la riforma delle pensioni , del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, con i tagli agli enti locali e la dismissione del servizio pubblico in favore dei privati, i leader di quelle organizzazioni, un tempo definite “di massa” ed oggi prive di ogni legittimità che sono i partiti, comunicano al paese che la ”gestione” del presente ed del futuro è nelle loro mani.
Quella foto che ha fatto il giro dei social network in pochi minuti resta senza dubbio il miglior ritratto della governance all’italiana. L’unico assente di quella foto è Giorgio Napolitano che, ne siamo certi, non avrà fatto mancare il suo contributo al vertice.
I temi sul tavolo del vertice di pochi giorni fa, hanno tutta l’aria di essere dei punti di un vero e proprio accordo. Un accordo di sostegno a Monti ed ai diktat della troika europea sui temi del lavoro, del welfare, della dismissione dei diritti, in cambio degli interessi particolari di Pd, Pdl ed Udc e dei loro grandi elettori. Una quadro, quello della “Grosse Koalition” all’italiana che ha cominciato a compattarsi su temi come il grande affare criminale della Tav, per arrivare poi alla divisione del sistema dell’informazione nel paese, tra un commissariamento della Rai alle porte e le frequenze Mediaset da garantire dall’altro. Ed ancora la riforma della giustizia che più che essere un intervento strutturale ha tutta l’aria di essere un salvacondotto per Silvio Berlusconi, oggi non più al centro della scena, ma ostinato a non morire per mano dei giudici nelle aule di tribunale. Su tutto, al centro dell’accordo tra i tre partiti e Mario Monti, la riforma del mercato del lavoro con il pressing del Partito Democratico su Susanna Camusso per firmare l’accordo con il ministro Fornero. Un accordo che forse la leader della Cgil ha già deciso di firmare nonostante le dichiarazioni contrastanti di questi giorni. A raccontarla lunga è stata l’esclusione della minoranza della Cgil, rappresentata da Gianni Rinaldini, all’ultimo incontro con il ministro del welfare.
Una sintesi degli interessi delle lobbies che sono alle spalle di Pd, Udc e Pdl per accettare supinamente la governance autoritaria dell’Europa a trazione tedesca con il “perfetto commissario” Mario Monti a ritrovarsi presidente del consiglio oggi e magari anche domani. Da più parti si decreta la fine della seconda repubblica e si interpreta la fase del governo Monti come propedeutica alla nascita di una Terza Repubblica che verrà fuori dalle elezioni del 2013. Davanti a quella foto dell’i-phone di Casini forse c’è da chiedersi se non sia del tutto improbabile un Monti bis ed una grande coalizione all’italiana. D’altronde, se la riforma elettorale dovesse essere in chiave proporzionale con uno sbarramento all’8% per l’accesso al premio di maggioranza, ci troveremmo in uno scenario in cui ogni partito farebbe la propria campagna elettorale, per decidere poi dopo con chi fare le alleanze. Un meccanismo che riduce la trasparenza e si presta ad un processo di svuotamento di legittimazione del voto. Ognuno potrebbe correre per se e subito dopo magari aprire la stagione di un Monti bis per altri lunghi 5 anni.
Scenari che non sembrano dispiacere a nessuna delle tre forze che sostengono Monti.
Quello su cui si dovrebbe riflettere è che davanti alla foto dell’i-phone di Casini la “foto di Vasto” diventa assoluta preistoria. I recenti sondaggi di Mannheimer ci raccontano di come la legittimità popolare concessa ai partiti sia ai minimi storici. La riflessione lanciata da Paolo Flores d’Arcais su “Il Fatto Quotidiano” impone senza dubbio delle riflessioni davanti ad una grande coalizione che diventa sempre meno governo di transizione e sempre più realtà di lungo corso. Flores fa appello alla società civile per rendersi partecipe e protagonista dell’appuntamento elettorale del 2013 attraverso liste civiche, ed alla luce del posizionamento ormai chiaro del Partito Democratico, ci sembra evidente che tale riflessione non sia più rinviabile. Sul campo ci sono i tentativi di Luigi de Magistris, l’attivismo della Fiom di Maurizio Landini diventata catalizzatore di una sinistra di movimento comunque in crisi di idee e di protagonismo, ci sono i movimenti territoriali in difesa dei beni comuni che restano i soli che negli ultimi anni hanno saputo vincere nel paese. C’è, di contro, l’eterna ricorsa di Nichi Vendola all’alleanza con il Partito Democratico. Ci chiediamo, alla luce del nuovo quadro politico nazionale, se davvero il leader di Sel possa ancora immaginare di continuare ad elemosinare un accordo elettorale con Bersani. Ci chiediamo se davanti ad una grande coalizione il partito di Vendola si porrà fuori e contro, oppure preferirà entrare in un quadro di assoluta compatibilità con i diktat della troika e gli interessi particolari dei poteri forti del paese.
Ognuno sceglierà la sua parte. Per quello che riguarda i movimenti, i comitati territoriali, le realtà autorganizzate, la cittadinanza attiva, senza dubbio l’appello di Flores d’Arcais resta un nodo da affrontare.
Cosa fare intanto. Cosa fare, per quello che compete a chi nel paese anima le lotte sociali.
Senza dubbio l’appuntamento di Francoforte del prossimo maggio resta un evento importante che finalmente proietterà l’opposizione dal basso alle politiche di austerity in una dimensione davvero europea.  Ma francamente come possiamo pensare di immaginarci unicamente proiettati su Francoforte quanto la portata di ciò che avviene oggi in Italia ha stretta attinenza rispetto agli assetti politici strutturali del nostro paese anche rispetto alle elezioni del prossimo anno?
Come possiamo pensare che tutto possa esaurirsi esclusivamente nella generosità della Fiom, che pure dovrebbe cominciare a fare un bilancio che valuti il rapporto tra le mobilitazioni sindacali di questi anni, i risultati ottenuti e le pratiche utilizzate.
Come possiamo pensare che, in assenza di una fase di movimento che veda il protagonismo di almeno una parte dei segmenti sociali colpiti dalla crisi, dobbiamo semplicemente attendere ed aspettare?
In una fase come questa dobbiamo avere la capacità e l’umiltà di rimetterci in discussione. Attraversare tutto ciò che si muove nel paese, valorizzare le lotte, costruire eventi ed anche semplicemente essere agit prop sui territori.
L’appuntamento di Milano del prossimo 31 Marzo sarà la prima manifestazione non sindacale contro la crisi ed arriverà quando la riforma del mercato del lavoro sarà ormai all’ordine del giorno dei due rami del parlamento e la legge sul pareggio di bilancio in costituzione avrà avuto il via libera definitivo al Senato. Uno di quegli appuntamenti che dovrebbero far bene a chi vuole comunque provare a costruire una dinamica di opposizione dal basso alla grande coalizione. Il 31 Marzo non sarà la presa del Palazzo d’Inverno, ma semplicemente un appuntamento che merita di essere vissuto. Non risolverà il dramma politico dell’assenza di un conflitto sociale diffuso all’altezza dei mutamenti sociali ed economici in atto nel nostro paese. Dobbiamo però avere l’umiltà ed il coraggio di aprire un ragionamento negli ambiti di movimento. Avere la capacità di rompere i perimetri, rimescolare le carte e sviluppare sinergie nuove. Porre al centro della nostra agenda il tema della ripresa del conflitto sociale nel paese. Davanti all’insufficienza del nostro presente dobbiamo comunque avere la forza di darci obiettivi ambiziosi.
Parliamone.

fratelli miei lo so la rabbia monta a ondate,
la gente soffre nelle strade ora basta cazzate,
anche le stelle questa notte restano aggrappate,
non vogliono cadere, vogliono vedere


Assalti Frontali, “Roma meticcia”