Gran Bretagna - Stop Privatisation: Occupy Sussex University

13 / 3 / 2013

Prosegue la mobilitazione, iniziata a metà febbraio, degli studenti e dei lavoratori della Sussex University contro la privatizzazione di alcuni servizi universitari. Lunedì 11 marzo l'assemblea ha convocato per lunedì 25 marzo una manifestazione nazionale alla Sussex University, mentre ieri, martedì 12 marzo, si è svolto un partecipato corteo all'interno del campus. Nel frattempo numerosi sono stati gli attestati di solidarietà da altre università inglesi e da personalità accademiche tra cui Noam Chomsky, Vandana Shivan, Tariq Ali, David Graeber.

Il fatto scatenante è stata la decisione da parte della direzione della Sussex University di privatizzare una serie di servizi non accademici. Gli studenti che da febbraio occupano il centro delle conferenze ed altri locali del campus universitario contestano sia il metodo unilaterale, senza alcuna consultazione o precedente preavviso, con cui la decisione è stata presa dalla direzione, sia i suoi contenuti. La privatizzazione riguarderà infatti il 90 per cento dei servizi non accademici, tra cui quelli di mensa, di pulizia, sicurezza e portineria, ed il 10% della forza lavoro dell'università. Secondo gli studenti 235 dipendenti sono a rischio di perdere il loro schema pensionistico nel passaggio da un datore di lavoro all'altro ed in ogni caso di subire un abbassamento dei salari ed una maggiore precarizzazione delle condizioni occupazionali. Come hanno sostenuto nel corso di una conferenza stampa, "i fornitori privati non si sentiranno vincolati a garantire le stesse condizioni contrattuali e quindi c'è la possibilità che la posizione dei lavoratori venga compromessa".

Gli studenti, quindi, chiedono: l'immediato blocco del piano di privatizzazione, una commissione mista di studenti e personale amministrativo ed accademico che abbia poteri di valutazione dell'operato della direzione dell'università e sul futuro dei servizi accademici; la fine delle intimidazioni da parte della direzione nei confronti degli studenti che stanno partecipando alla protesta. A proposito di intimidazioni, secondo quanto riportato in questi giorni dal sindacato, ai dipendenti dell'università è stato impedito di indossare i distintivi gialli, simbolo della protesta in corso, se non vogliono incorrere in sanzioni disciplinari.

Cosa ci dice la mobilitazione in corso? Ci dice che in gioco ci sono due visioni opposte di come sarà l'università del futuro. Da una lato quello che sta avvenendo alla Sussex non è un caso isolato ed è il segno di una crescente privatizzazione dell'industria universitaria della conoscenza. In tutto il paese università e college stanno aumentando l'esternalizzazione dei loro servizi a ditte private. Si ricorre a ditte private sia per ridisegnare la privatizzazione sia per affidare la gestione diretta dei servizi in modo da aggirare i contratti nazionali.

La politica del governo ha infatti ridotto i finanziamenti all'università mentre l'aumento delle tasse universitarie da poco più di £3000 a £9000 all'anno, oltre a costare al Tesoro circa £7 miliardi, sei volte di più di quanto preventivato, ha comportato una riduzione delle iscrizioni di circa il 13% nel 2012. In questo senso le università spacciano l'esternalizzazione dei servizi come una necessità finanziaria ma anche come un modo per rendere il sistema più efficiente in un quadro di crescente competitività.

Ma la privatizzazione dell'università, che comincia con la vendita di servizi non strettamente accademici, è anche una scelta politica. E' una delle risposte del governo alla crisi. Rappresenta la visione del governo su come devono essere riconfigurati i servizi pubblici dentro la crisi. L'area d'intervento e l'ideologia del libero mercato sono andate oltre il settore privato e quello finanziario e stanno investendo i servizi pubblici, la salute e l'istruzione universitaria. La privatizzazione dei servizi è quindi un momento della trasformazione dell'istruzione pubblica in luoghi aperti al profitto privato invece che istituzioni che producono beni pubblici.

Dall'altro lato, gli studenti della Sussex University hanno colto la posta in gioco: la privatizzazione e la mercificazione dell'università. La trasformazione dell'istruzione universitaria in una impresa che deve generare profitti, come qualsiasi impresa privata. Questo in contesto in cui l'istruzione non rappresenta più una garanzia contro la precarizzazione, la sottoccupazione e la disoccupazione. Nonostante il governo abbia vinto, nell'inverno del 2010, la battaglia sull'aumento delle tasse universitarie, il conflitto è stato forse riaperto e sembra farsi nuovamente spazio, sia pure timidamente. Segnali di solidarietà stanno arrivando da altre università e dai sindacati della scuola e la manifestazione nazionale del 25 potrà essere un banco di prova.

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