Goccia dopo goccia, per far crescere gli alberi del "Parco della Pace"

Cinque donne entrano al DalMolin

21 / 9 / 2009

«Un gruppo di cinque donne resistenti alle 20.30 hanno attraversato la rete dell’aeroporto civile decise a fare “piazza pulita” di bugie e menzogne e a prendersi cura del Parco della Pace, firmandosi con rigogliosa bandiera».

Questo messaggio ci è stato recapitato nella tarda serata di sabato 19 settembre. Non conosciamo le autrici di questa iniziativa, alle quali va però il nostro ringraziamento. Una dimostrazione – l’ennesima – che una larga parte della cittadinanza vicentina non intende arrendersi all’imposizione di un progetto che provocherebbe danni irreversibili alla città e che agisce, con creatività e determinazione, per opporsi all’occupazione militare del proprio territorio.

Dopo il successo del Festival NoDalMolin – che ha raddoppiato le visite rispetto agli anni passati – e la partecipazione alla fiaccolata civica della scorsa sera – con l’intervento al microfono, a sorpresa, di due soldati statunitensi della Ederle – questa piccola ma significativa iniziativa rappresenta la risposta alla resa dell’amministrazione comunale.

«Accettate la nuova base», aveva chiesto il sindaco Variati ai cittadini dichiarando di «alzare bandiera bianca» e di volersi sedere al tavolo delle compensazioni. Se pensava che la città avrebbe abbassato la testa di fronte al suo ordine, Achille ha fatto un enorme errore di valutazione: l’amministrazione comunale era – e dovrebbe continuare a essere, se il sindaco fosse all’altezza della sua città – uno strumento per difendere la comunità, non certo un comandante.

Variati, tra l’altro, si era impegnato, grazie all’occupazione dell’area civile da parte di centinaia di cittadini lo scorso febbraio, a consegnare al più presto quell’area a Vicenza, liberandola dalle recinzioni militari. Impegni che, fino a oggi, il primo cittadino non ha saputo rispettare, mettendo così in luce i limiti di un’istituzione che alle parole non è capace di far seguire fatti concreti.

Il luogo in cui è stata svolta l’iniziativa – il “Parco della Pace” - è per noi particolarmente simbolico; è la zona in cui, due anni fa, piantammo centocinquanta alberelli per rappresentare la volontà di difendere il verde e l’ambiente cittadino. Lo scorso 4 luglio i mezzi delle forze dell’ordine, schierati contro la manifestazione, non si preoccuparono di calpestarne alcuni.

Ma l’opposizione al progetto statunitense non si esaurisce in un’unica giornata; così, se due mesi fa il questore Sarlo ha mostrato i muscoli – schierando millecinquecento uomini in assetto antisommossa e decine di mezzi blindati contro i cittadini che volevano esprimere il proprio dissenso – ieri sera non si è nemmeno accorto di quanto avveniva. Una dimostrazione, questa, che il territorio è delle donne e degli uomini che lo abitano e che, con coraggio e spirito d’iniziativa, possono beffare le misure di controllo dello Stato e mettere a segno piccole ma importanti iniziative contro il progetto statunitense.

Lo abbiamo sempre detto; l’opposizione alla nuova base militare sarà un percorso lungo, pieno di ostacoli e piccole vittorie, momenti deludenti ed entusiasmanti giornate. Ma sarà la determinazione e la tenacia di una comunità a far la differenza; perché, come è accaduto a Vieques e in molti altri luoghi, goccia dopo goccia il vaso si riempe e trabocca. Il movimento NoDalMolin è fatto di tante piccole gocce; isolate evaporerebbero al sole, ma insieme possono formare un’onda, travolgente e incontrollabile.