Global Strike? Si se puede!

Riesce la mobilitazione del #FastFoodGlobal

16 / 5 / 2014

Uno sciopero così esteso non si era mai visto neanche nell’epoca delle grandi organizzazioni sindacali forti e temibili; il primo sciopero su scala globale è stato messo in atto ieri per il #FastFoodGlobal.

La globalizzazione dei vari McDonald's ha mutato anche i confini del diritto allo sciopero e il 15 maggio, ci sono stati cortei, sit-in, flash mob, blocchi e proteste disseminati nei cinque continenti per lo sciopero mondiale dei dipendenti dei fast-food, che protestano contro stipendi “da fame” e contro condizioni lavorative “al limite dello schiavismo”.

Non è un caso che a lanciare la prima protesta globale organizzata e a coalizzarsi su vasta scala siano i lavoratori delle catene di fast food, cioè le figure più emblematiche del lavoro precario, a termine, mal pagato, mal trattato e con condizioni e ritmi massacranti. I cosiddetti McJobs.

Hanno scioperato tutti in insieme le stesso giorno i dipendenti di McDonald’s, Burger King, Wendy’s, Kentucky Fried Chicken le imprese che rappresentano il processo di omologazione dei consumi a livello globale e che sono spesso indicati come le icone del “pensiero unico del cibo” e non solo nel campo dell’alimentazione e della ristorazione ma anche in quello più vasto degli stili di vita.

Sono proprio quelle aziende dell'alimentazione della polpetta e della patatina fritta attaccate e criticate anche per il loro notevole contributo al diffondersi di una cattiva alimentazione e dei disturbi connessi, sopratutto l’obesità. Un’industria che vale duecento miliardi dollari, altamente competitiva nel contendersi quote di mercato e che per imporsi risparmia innanzitutto sulle condizioni di lavoro dei dipendenti. Dalle differenze salariali nei diversi paesi pur all’interno della stessa catena al salario minimo da elevare a quindici dollari, alla precarietà dei posti e il limite temporale dei contratti, per non dimenticare la totale assenza di tutele sanitarie. Queste le principali richieste gridate dalle strade dei cinque continenti.

Una protesta diversificata tra i dibatti e incontri davanti ai ristoranti - fast food - in Nuova Zelanda. I Flash mob nelle Filippine, in Corea del Sud, Marocco e Malawi. I volantinaggi e picchetti davanti ai fast food in Argentina e Brasile. I ristoranti chiusi in tutta l'Asia e l'Africa a Karachi e Bangkok come in Indonesia, Nigeria, Sudafrica e Giappone. In Europa solo cinque i paesi dove si sono svolte proteste: Italia, Gran Bretagna, Svizzera, Belgio e Irlanda. La protesta è stata anche molto social: gli hashtag su twitter #FastFoodGlobal e #fightfor15 hanno invaso le timeline e rimbalzato per più di 24 ore foto e commenti sullo sciopero globale.

La giornata di protesta del #FastFoodGlobal ha visto anche un insolito sostenitore, Barack Obama che in manica di camicia è arrivato da Shake Shake, un ristorante fast food a poche miglia dalla Casa Bianca, "Siamo qui perché fanno degli ottimi hamburger e pagano i loro dipendenti oltre 10 dollari l'ora come paga minima. Che è quello che la Casa Bianca chiede di fare a tutte le aziende americane, ormai da mesi".

Un sostegno e una solidarità che non sono mancati anche da parte di singoli cittadini, associazioni e movimenti in tutto il mondo per una lotta che appare ancora lunga e dura, ma la data del 15 maggio segna il tempo di una possibilità di azione globale … … ci vediamo alla prossima signor padrone !

Londra #fastfoodglobal

Australia #fastfoodglobal