Alla Buridda dicono «è come una
partita di poker. Aspettiamo di vedere le carte». Quelli dello
Zapata che «dalle parole bisogna passare ai fatti». Il Pinelli
pensa di essere la cartina di tornasole visto che tutta l'operazione
dovrebbe partire da lì, a giorni. Il Terra di nessuno, detto Tdn,
sorride: moschea sì o moschea no, l'importante è non sospendere le
attività. Insomma i quattro centri sociali genovesi non sanno fino a
che punto fidarsi di una delibera della giunta comunale che per la
prima volta riconosce il valore sociale dei quattro spazi occupati e
prevede una collocazione più idonea per Buridda, Terra di nessuno e
Pinelli. Il Buridda andrebbe nell'attuale mercato del pesce
all'ingrosso a piazza Cavour accanto al Porto antico, lasciando l'ex
facoltà di economia di via Bertani di proprietà del Comune, il
Terra di nessuno dovrebbe traslocare in un nuovo prefabbricato
limitrofo alla prima vera moschea cittadina ancora tutta da costruire
e il Pinelli a giorni in un'ex officina sempre in Valbisagno.
Nei
centri sociali tutti ti dicono che a Genova è successa una gran cosa
che però potrebbe anche essere poco e niente se il Comune non
ottempererà a quello che promette. Nella delibera si legge che «è
intenzione della civica amministrazione, al fine di valorizzare
l'operato della popolazione giovanile, in particolare degli
appartenenti ai quattro Centri giovanili autogestiti attivi in città,
far sì che gli stessi possano fruire di immobili strutturalmente
idonei all'espletamento delle attività da loro promosse e che
costituiscano, nello stesso tempo, un luogo sicuro per gli
occupanti». Che «le attività poste in essere dai centri giovanili
autogestiti, finalizzate a promuovere un equilibrato sviluppo sociale
della comunità giovanile, nonché a favorire l'effettiva e
consapevole crescita umana e culturale della persona, rientrano nei
compiti istituzionali del Comune di Genova» e ancora che la delibera
intende «dare atto della rilevanza dell'attività svolta per la
collettività dai Centri giovanili autogestiti» prevedendo anche
sinergie tra gli assessori comunali e i centri sociali ad esempio per
iniziative culturali. Insomma un sacco di complimenti, conditi anche
da incontri dei rappresentanti dei quattro centri sociali con
l'assessore alla casa Bruno Pastorino (oggi Sel) e anche col sindaco
Marta Vincenzi la scorsa settimana. «Storicamente le amministrazioni
con i centri sociali hanno avuto due condotte: quella
muscolare-repressiva fatta di sgomberi e nuove occupazioni o quella
pilatesca per cui non si stabilizzavano le situazioni e si chiudeva
un occhio - commenta Pastorino - noi abbiamo optato per la
stabilizzazione degli spazi, il mantenimento dei centri sociali nel
municipio dove già operano e soprattutto abbiamo pensato a un
disegno complessivo che abbraccia tutti e quattro i centri sociali,
rappresentati (conditio sine qua non) da un'associazione che faccia
da garante nei confronti dell'amministrazione stessa». Con la
Buridda che resta in centro, lo Zapata a Sampierdarena, Terra di
nessuno al Lagaccio e Pinelli in Valbisagno, l'assessore parla perciò
di «procedimenti chiari, volti al riconoscimento del loro diritto di
azione, funzione di socializzazione e di coesione anche nei confronti
delle nuove fasce sociali». Insomma il Comune promette che i centri
sociali avranno sedi definitive, più idonee, finalmente a norma,
dalle quali nessuno tenterà di scalzarli come succede dal 2005 con
la Buridda.
La delibera dice che lo Zapata resta ai Magazzini del
sale davanti al porto di Sampierdarena ma lo stabile dal Demanio
passerà al Comune con una permuta che permette una ristrutturazione
di tutto l'edificio e quindi nuovi spazi anche per il municipio. La
Buridda andrà nell'attuale mercato del pesce a piazza Cavour con
l'assegnazione di due piani superiori e l'utilizzo del piano terra e
delle cantine, una volta che il mercato si trasferirà altrove
(Valpolcevera o Cà de Pitta in Valbisagno). Terra di nessuno
dovrebbe finire in un edificio ecocompatibile costruito su una
piattaforma di cemento sempre in via Bartolomeo Bianco lasciando il
vecchio edificio accanto al quale sorgerebbe la moschea e infine il
Pinelli passa all'altra sponda del Bisagno, abbandona la lamiera e
conquista i mattoni di un'ex officina già di proprietà del
Comune.
L'amministrazione chiede che per varare tutte queste
operazioni i quattro centri sociali diano vita a un'associazione che
dia delle garanzie, «ad esempio sui concerti e il rumore notturno»,
traducono i ragazzi dei centri sociali che hanno già scelto come
presidente il fondatore della comunità di San Benedetto Don Andrea
Gallo, «perché è uno che dice quello che pensa e non fa parte di
nessuna consorteria politica», spiegano. Alla fine, ci tiene a
precisare Pastorino, i centri sociali pagheranno anche un canone con
un'agevolazione del 90 per cento.
L'opposizione minaccia lo stesso
ricorsi al Tar contro la delibera che non prevede però passaggi in
consiglio comunale. Intanto la giunta va avanti per la sua strada,
anche perché l'operazione cela (ma non troppo) un fine economico:
recuperare almeno 8 milioni di euro dalla vendita della villetta di
via Bertani dove ha sede ora la Buridda, per far cassa possibilmente
entro la prossima primavera.
Ed è proprio la tempistica che
lascia perplessi i centri sociali, che temono di dover sospendere le
attività anche solo per alcuni mesi. «La delibera è un passaggio
storico perché per la prima volta una giunta scrive che i centri
sociali sono una risorsa per la città - commenta Matteo Jade dello
Zapata - Ci teniamo però a sottolineare alcune cose: primo, non
siamo noi che abbiamo cercato l'amministrazione. Secondo, ci
auguriamo che veramente ci siano dei fondi per rendere agibili
secondo le normative questi spazi dove sinora abbiamo fatto i lavori
per i fatti nostri e terzo, soprattutto per il Tdn e la Buridda,
nessuno deve smettere alcuna attività nella fase di trasferimento a
un altro immobile. Alla fine non deve esserci una compressione degli
spazi ma un miglioramento complessivo». Altrimenti? Altrimenti si
torna ad occupare. Perciò qualcuno chiede anche certezze ulteriori:
«Caldeggiamo altri provvedimenti da parte della giunta o degli
uffici tecnici per avere più dettagli soprattutto in merito alla
tempistica», dice Manuel Ciarlo della Buridda, dopo un'assemblea
piuttosto agitata. «I ventenni oggi non hanno nessuna fiducia nelle
istituzioni - continua Manuel - e tutti temiamo che se ci comprimono
nei due piani superiori del mercato del pesce smettiamo di fare
attività pubbliche, come i concerti o il critical wine. Per questo
siamo riusciti a contrattare che avremo anche in cogestione dello
spazio a piano terra per concerti o altre iniziative. Finora però
tutto è sulla carta».
Al di là dell'operazione finanziaria del
Comune o della collocazione che l'amministrazione pensa per i centri
sociali, il nodo resta, te lo ripetono in tanti, la mancanza cronica
di spazi comuni, fruibili, gratuiti o a basso costo. «Da anni
chiediamo un grande spazio per concerti che non siano organizzati dal
solito grande promotore di eventi che ti chiede decine di euro a
biglietto - commentano - abbiamo bisogno di una specie di Chiamata
del porto come quella della Culmv, di sale d'incisione, spazi comuni.
Le amministrazioni passate hanno dato un sacco di fondi ad
associazioni che poi hanno realizzato ben poco».
Di sogni è
costellato il passato: doveva nascere una città della musica a
piazza delle Erbe, nel cuore del centro storico, e alla fine è
saltata fuori una pizzeria. Poi doveva essere uno spazio al Porto
antico e alla fine è nata una città della musica, che offre sale
d'incisione a costi non popolari accanto al museo Galata. La loggia
dei Banchi, una piazza coperta comunale, ha ospitato mostre,
assemblee, dibattiti e mercati biologici, ora è in ristrutturazione,
il suo destino è incerto e già in passato incombeva il progetto di
una privatizzazione con caffè e agenzia di viaggio. Insomma la
situazione è tutt'altro che rosea. Paradossalmente, Davide del Tdn
fa notare che alcuni spazi sono stati recuperati proprio dai centri
sociali: «Si parla di fare la moschea al Lagaccio proprio nel nostro
terreno, perché abbiamo reso lo spazio utilizzabile, altrimenti ci
sarebbe un rudere e una selva». Il Comune promette ora 300 mila euro
per alcune migliorie (ringhiere e messa in sicurezza di alcune
strutture al mercato del pesce e impianti al Pinelli) dove si
troveranno i fondi per gli altri due però è ancora un mistero.
Sembra che il Comune ipotizzi che il demanio consegni l'intero
Magazzino del sale dello Zapata almeno col tetto rifatto e che la
comunità musulmana costruisca la piattaforma per il Tdn e che poi lì
intervengano degli sponsor. Pastorino ipotizza anche che alcuni
lavori possano essere fatti direttamente dai centri sociali, «purché
non ci chiedano di farci da soli tutto l'impianto elettrico e le
entrate di sicurezza a norma», rimarca Luca del Pinelli. Che un po'
per tutti riassume: «Se la proposta del Comune non implica nessuna
sottomissione, è interessante. Se non tentano di ritoccare la nostra
autogestione, in linea di massima siamo d'accordo. Certo al momento
ci sono solo punti di domanda».
di Alessandra Fava