Francia, l'impasse

3 / 1 / 2011

Nel 1872, Victor Hugo dopo la Comune di Parigi scrisse: "(...) Peccato! per quanto tempo si dovrà ancora dire, a voi tutti, che tocca a voi saper condurre, che bisognava dar loro la loro parte di città; che la vostra cecità produce il loro accecamento (...) Voi, li avete lasciati in preda al labirinto. Essi sono il vostro spavento e voi siete la loro paura (...)."


Il vicolo cieco della politica in Francia si chiama 'banlieue' : lieu mis au ban, luogo bandito, che fabbrica esclusione da mezzo secolo. E i conti tornano, anzi questa generazione li ha presentati questa volta durante la protesta contro la riforma delle pensioni, a Nanterre nella cintura parigina e in particolare a Lione. Già nel 2006, il movimento contro il CPE (Contratto primo impiego) aveva visto per la prima volta emergere gli studenti dei collèges e dei licei determinati e disinibiti rispetto alla illusoria separazione tra buoni frequentatori degli istituti cittadini e quelli cattivi che (non) frequentano le scuole dei quartieri popolari e delle periferie.

Nel 2010, nelle piazze di Parigi e di molte altre grandi città francesi alla fine ci sono tutti senza identità geografica e generazionale e questo è un dato indiscutibile.
Ma dove sono i ragazzini, alcuni non ancora adolescenti, che nel 2005 incendiavano le 'cités'? Sono presenti in piazza insieme a tanti altri. Uno di loro dice "Ci sono anche quelli che a scuola non ci vanno più, siamo tanti. Abbiamo capito che la scuola non fa per noi ma vogliamo esserci". Il ragazzo, oggi ventenne, racconta che gli si prometteva un futuro da spazzino e lui ci ha creduto ma quando si è ritrovato a pulire il marciapiede davanti ad un liceo privato femminile è tornato a casa, nel suo letto a piangere perché non sa cosa cosa fare della sua vita. Poi riparte la spirale della rabbia contenuta di chi subisce un'ingiustizia che comincia troppo presto: dalla scuola.
 "La Francia paese dei diritti? Una pubblicità che mente."  dice il padre che ha perduto un occhio perché si è trovato nel posto sbagliato in un giorno  di scontri con la polizia. Madri ed insegnanti sono corali contro la "guerra civile" scatenata dalle forze dell'ordine con i giovani dei quartieri popolari. Sarà una specificità francese, ma con la crisi la situazione è degenerata varcando i perimetri predefiniti di quella che oggi è la metropoli diffusa anche se i media si sono abituati e parlano delle 'banlieues'  solo quando la collera esplode. E quando c'è il morto. Se un mezzo o qualcos'altro brucia in pieno centro storico si parla di assalto barbarico degli abitanti provenienti dai quartieri popolari. I cosiddetti 'disordini civili' sono diventati virali in questo ultimo decennio e forse anche senza partire dalla Los Angeles del 1999, è utile vedere Stoccolma, Atene o Lione del 2010.

Lione, ottobre 2010

Le tre giornate di Lione hanno prodotto 80 arresti di cui 42 riguardano ragazzi e ragazze minorenni, il centro storico devastato e stravolto dal furore della rivolta studentesca.
Vaulx-en-Velin, Vénissieux, Villeurbanne, etc. sono strette attorno al cuore di Lione che è spettacolare, grandioso nell'esibire la sua ricchezza covata tra il Reno e la Saona, i due fiumi a fianco della Piazza Bellecour, quella invasa, bruciata e distrutta, da cui parte Rue Victor Hugo, la via dove si compra, si consuma e si spende, teatro di saccheggio. I tranquilli cittadini lionesi più che arrabbiati sono rimasti storditi dall'impatto con la mobilitazione degli studenti dei licei del centro storico e della banlieue. Un' esplosione che è durata fino all'arrivo del corpo speciale d'assalto mandato da un governo che ha firmato una dichiarazione di guerra sociale, sordo alla piazza da mesi, trincerato giorno e notte in parlamento per accelerare il voto della riforma delle pensioni. Ad attenderlo, un esercito proteiforme di centinaia di adolescenti disarmati.
Con grande sorpresa dello stesso procuratore generale che dal 1981 incontra nelle aule del tribunale i giovani arrestati durante le sommosse nei quartieri popolari.  Finito anche il tempo dei "rodei" , quando si prelevavano le grosse cilindrate per bruciarle nelle "riserve indiane"  della banlieue. Persino i pompieri non temono più le sistematiche sassaiole. I ragazzi di quel tempo oggi sono adulti. I loro fratelli e sorelle minori frequentano i licei tecnici e professionali che hanno aderito alle proteste di questi ultimi mesi. Molti di loro sono impiegati in stage di formazione, oppure lavorano per contribuire al reddito famigliare. Alcuni conoscono il carcere minorile. Tra di loro c'è chi scarica TIR alle 4e30 del mattino e poi durante i due mesi di mobilitazione si presentava alle 10 ai blocchi del liceo.
L' appuntamento di rito per partire con gli altri manifestanti era sotto l'imponente statua in bronzo di Luigi XIV a cavallo, monumento in Piazza Bellecour.

I ragazzi rilasciati dopo gli scontri con i CRS (Compagnie Répubblicaine de Sécurité) o acchiappati durante le cariche di accerchiamento dei cortei raccontano le manganellate e le botte ricevute, ma anche la loro reazione ai colpi subiti, delle pietre tirate per difendersi. Senza paura perché "ci stavano facendo male" ed "è giusto proteggersi in gruppo" quando si è attaccati, poi disperdersi e ritrovarsi più in là.
La pattuglia di elicotteri militari che ronzava ossessivamente e il GIPN (gruppo d'intervento della polizia nazionale) arrivato con i suoi uomini mascherati  dai passamontagna e rivestiti di tecnologia avanzata non hanno impressionato i ragazzi che si avvicinavano per 'taggare' i loro furgoni schierati. Derisorio ammonimento in un "video gioco a grandezza d'uomo", per il sindaco socialista Gérard Collomb. Anche lui ammutolito di fronte alla generazione  obbligata ad andare in pensione a vent'anni come dicevano i cartelli che gli sfilavano sotto gli occhi attraverso le immagini dei media mentre era in Giappone con gli industriali per discutere di come valorizzare la sua città.  Lione, con i suoi 317 studenti fermati (7 minorenni su 10), una città che si raggiunge solo attraversando i due fiumi  e dove i ponti di accesso erano diventati levatoi per la polizia che voleva impedire ai giovani abitanti della banlieue di arrivare in centro. Non è più così al tempo dell'insurrezione con orari da ufficio, che si calma di notte e ricomincia al mattino.