Francia - Les Insoumis

Come reagisce la Francia all'indomani dell'attentato contro la redazione di Charlie Hebdo?

8 / 1 / 2015

 Un evento politico-letterario inaugura l'anno in Francia, Soumission, l'uscita del libro di M. Huellebecq, couverture anche dell'ultimo e fatale numero di Charlie Hebdo, il giornale satirico vittima di un attentato omicida che, a Parigi, ha causato la morte di dodici persone e una decina di feriti.

Non è la presunta ambiguità o il nichilismo dell'autore che appassiona. Neanche la satira di CH. E' l'espressione della République in divenire che colpisce nel segno, è il caso di dirlo, purtroppo. La messa in scena di una République islamica ha un'eco attuale, quella dell'"unità nazionale" nel giorno di lutto proclamato in tutta la Francia per difendere un'identità insostenibile, che interroga e divide, immagine di un Paese inviolabile, cioè inesistente.

Nella fiction politico-letteraria il cambiamento avviene senza resistenza come dice il titolo. La profezia sulla Francia che verrà diventa invece iper-reale nell'intervento pubblico di M.me Le Pen in seguito all'attentato. Un video di tre minuti, pubblicato la sera del 7 gennaio sul sito del Front National (FN), quasi replica del discorso presidenziale. C'è però una parola-passepartout: la paura "è qui", come esistesse tra noi e dentro di noi.  La presidente del FN si esprime come futura figura presidenziale che riunisce e unisce un intero paese colpito, includendo "i compatrioti musulmani legati ai valori nazionali". Invita il popolo a "chiamare le cose con il loro nome" ed a "liberare la parola"  per dare "risposte chiare".

Manifestazioni spontanee e presidi organizzati dal PS e dalla LDH, Ligue des Droits de l'Homme, per testimoniare solidarietà dopo l'attentato hanno riunito, in tutta la Francia, oltre centomila persone scese in piazza per difendere la libertà d'espressione.  Gli attentati contro i media sono stati numerosi: incendio a CH nel 2011, Libération e BFM-TV nel 2013 i più recenti, e prima dal 1961-1962 con gli attacchi a giornalisti di Le Monde durante la guerra in Algeria, a Le Figaro, poi nel 1979, ancora bombe a Le Monde, Le Quotidien de Paris e Le Matin de Paris, nel 1985, Minute, Antenne2 e Radio France, nel 1991 bomba a Libération. 

Ma è poco credibile voler difendere la libertà d'espressione tra le altre, e allo stesso tempo  attivare un piano antiterrorismo con l' "allerta-attentati" in rosso permanente, controllare i movimenti quotidiani individuali e collettivi, far scattare misure di sicurezza ingiustificabili come per esempio il divieto di uscite scolastiche per le classi, il parcheggio nei pressi di licei, scuole e asili, oppure rinforzare, cioè intensificare, i controlli delle persone per strada e nei trasporti pubblici, luoghi già saturi di barriere e video-sorveglianza.

Tignous, uno dei vignettisti per la stampa vittima dell'attentato contro Charlie Hebdo, parlando del suo lavoro diceva che "un buon disegno fa ridere. Ma è davvero buono quando fa pensare. Se fa ridere e pensare è un disegno eccellente. Però il migliore è quello che fa ridere, pensare e provoca un po' di vergogna perché chi legge si vergogna del poter ridere di una situazione grave. Questo disegno allora è magnifico perché lascia tracce." Forse chi vuole o vorrebbe governarci non ha mai riso, né pensato davanti ad un suo disegno. E di sicuro non prova alcuna vergogna di fronte all'insorgere delle identità nazionali e all'aumento di popolarità dei movimenti di estrema destra in Europa.

 Il moltiplicarsi delle manifestazioni "contro l'islamizzazione sociale" in Germania sono un evidente segnale di ritorsione contro le politiche di insicurezza economica,  così come l'inadeguatezza storica dei programmi di "inserzione" per giovani-donne-disoccupati-immigrati, ecc., che, nella Francia "profonda" come nelle aree urbane, produce in molti casi uno scollamento culturale tale da sconfinare con la ricerca di una sorta di riscatto e identità per come l'islam ideologizzato e militarizzato può rappresentarla,  una realtà che ci appartiene, europea, di cui non siamo "vittime", che va letta e non subita, senza costruire un'altra paura speculare alla minaccia securitaria con la costruzione di un nemico.