Francia. Il nucleare implode nella corsa elettorale

17 / 11 / 2011

La questione nucleare è stata posta al centro delle prossime elezioni presidenziali e legislative del 2012. Il Partito socialista(PS) e i Verdi ecologisti (EELV) hanno negoziato un accordo nella prospettiva di far leva sull'inquietudine della metà dei francesi dopo il disastro di Fukushima in Giappone.

Europe Ecologie Les Verts reclama lo stop al cantiere del reattore EPR, nucleare di ultima generazione, aperto nel 2007 a Flamanville come premessa a qualsiasi discussione elettorale e il candidato PS, François Hollande, preannuncia una riduzione della produzione energetica dal 75% attuale al 50% entro il 2025.

Mentre la destra versa olio sul fuoco chiedendo al PS di non trattare con i Verdi un'uscita dal nucleare che costerebbe troppo ai francesi.

L'unione tra socialisti ed ecologisti per l'alternativa al nucleare è una strada tutta in salita per raggiungere un ipotetico per ora accordo di governo. Discussione che si annuncia cruciale perché riguarda non solo l'avvenire del nucleare civile francese ma anche l'indirizzo degli assetti economici europei già scossi e fragilizzati dalla pressione del debito finanziario.

D'altra parte lo stesso rapporto del governo (http://www.elysee.fr/president/root/bank_objects/Synthese_ROUSSELY.pdf) è costretto a riconoscere che Flamanville è un grande errore industriale.

Se la strategia adottata attraverso l'accordo PS-EELV è quella di mantenere in vita il reattore EPR di Flamanville (previsto per 60 anni), il segnale è uno status quo, vorrà dire che la Francia si impegna nel nucleare a lungo termine anche se ridurrà il suo apporto energetico. La dismissione di Flamanville invece significherebbe prendere la decisione di abbandonare un reattore destinato ad assicurare la continuità nucleare e passare ad altro.

Gli ecologisti insistono sugli aspetti finanziari siccome Hollande si era detto favorevole a rinunciare ad un secondo EPR, quello previsto a Penly dove i lavori non sono ancora cominciati. Infatti EDF, il distributore di energia elettrica francese, informa che un solo prototipo EPR produrrebbe elettricità a costo più elevato di quella prodotta dal parco eolico. E una centrale nucleare di ultima generazione costa attualmente tra i 6 e 7 miliardi.

L'altro argomento degli ecologisti è commerciale perché l'EPR di Flamanville è stato presentato comme il cantiere d'avanguardia della technologia francese ma è un progetto che ha vent'anni ed è difficile da mandare avanti. Un progetto fallimentare che, secondo EELV, bisogna fermare come è stato già fatto con il reattore Superphénix.

In questi giorni tra i due partiti è stato siglato un patto tutto da interpretare sulla produzione di combustibile nucleare (mox) che verrebbe utilizzato nelle centrali EPR ed esportato, questo surrogato di accordo succede ad un impegno preso nei mesi scorsi da Martine Aubry. Ma le posizioni restano opposte.

La pressione della filiera nucleare su Hollande per far saltare una trattativa con i Verdi si è già intensificata. Anche dall'interno del suo stesso partito.

Il PS deve soprattutto rispondere alle grandi società come EDF e Areva che lanciano l'allarme sulle eventuali " gravi conseguenze economiche, sociali, industriali e ambientali di una scomparsa della Francia dal settore nucleare".

Il dissenso politico sulla chiusura delle centrali nucleari è ormai trasformato in corsa al voto contro o a favore dell'opzione nucleare e le contorsioni dei socialisti fanno presagire una lotta crudele tra chi pretende di dirigere la Francia.