Francia - Il governo di Hollande sempre più "impopolare"

Una politica che retrocede sui diritti davanti alle destre e rinuncia alla transizione ecologica inquieta l'insieme dei francesi alla vigilia delle elezioni amministrative ed europee.

24 / 2 / 2014

Mentre a Nantes sfilavano in corteo 50 mila persone con 520 trattori contro il progetto di un nuovo aeroporto e la politica di devastazione ambientale, il presidente affrontava l'esame politico al Salone dell'Agricoltura a Parigi.

Per tradizione la politica francese considera il Salon de l'Agricolture alla Porte de Varsailles come una maratona da non mancare. Un errore non presentarsi e prestarsi al contatto, "au cul des vaches" come diceva l'ex-presidente Chirac, con i rappresentanti di uno dei settori che pesano di più nell'economia europea. Per la Francia, molto più del lusso, della moda e del turismo messi insieme.

Gli agricoltori francesi però non votano Hollande, solo il 21% si fida della sua politica agricola ed europea secondo il sondaggio e inchiesta IFOP. Certo è un elettorato fortemente ancorato a destra ma che non è per niente omogeneo, infatti il voto a destra aumenta proporzionalmente alla quantità di ettari di terreno. Il governo Hollande risulta sostenuto prioritariamente dagli allevatori di suini e di volatili in particolare. Questa geografia elettorale include la Conféderation paysanne di José Bové più presente al centro e al sud della Francia.

Mentre il FN di Marine Le Pen resta più votato da operai e impiegati che dagli agricoltori, nelle zone rurali si vota l'estrema destra solo dove gli agricoltori sono scomparsi. Pur contando economicamente, gli agricoltori sono quantitativamente marginali rispetto al resto della popolazione, zone rurali comprese, significativo infatti che i lavoratori agricoli, elettori da sempre refrattari al voto FN, denuncino un malessere dovuto più all'impoverimento che ad una crisi del settore agricolo nel paese.

Il Salone dell'Agricoltura non celebra solo lo sfruttamento umano delle specie viventi, si interroga anche sulla logica del profitto economico applicata agli animali e all'ambiente facendo incontrare i soggetti che propongono una visione sostenibile in termini di produzione agricola e alimentare.

Mercoledi 26 la Conféderation Paysanne presenterà un programmache affronta le "promesse sociali, ambientali, alimentari e territoriali della nuova Politica Agricola Comune".

Sotto l'auspicio dell'"Anno internazionale dell'agricoltura familiare" numerosi nuclei di agricoltori si sono mobilitati per far emergere con maggior forza il contributo essenziale che questa tipologia economica rappresenta nel contrastare l'impoverimento e nel garantire una forma di sicurezza alimentare primaria. Una scelta economica da portare avanti sia dal punto di vista nutrizionale che rispetto ai mezzi di sussistenza a partire dalla gestione delle risorse. Dalla protezione dell'ambiente alla preservazione delle specie vegetali e animali, lo sviluppo economico dell'eco-agricoltura risulta come il più innovativo tra gli investimenti nelle zone rurali.

Il Centro di ricerca economica e l'Agenzia francese per lo sviluppo prospettano un modello di agricoltura agro-biologica come forma di "inclusione e scambio" a scopo preventivo e di gestione del rischio sia territoriale che economico ma le ultime dichiarazioni presidenziali non lasciano intravedere un orizzonte in questo senso visto il peso della FNSEA, Federazione dell'industria agro-alimentare francese nella politica europea.

Nel merito, il governo dovrebbe soprattutto spiegare quali strumenti mette in campo per equilibrare le ambizioni del progetto ministeriale"Produisons autrement" che vuole valorizzare la dimensione ambientalista nelle pratiche quotidiane, con le aspettative dei cartelli agro-alimentari e delle multinazionali bio-tech e chimiche.

Di fronte all'invito a "scoprire la risorsa idrica" proposta al Salone dell'agricoltura dall'Istituto nazionale della ricerca in scienze e tecnologia per l'ambiente e per l'agricoltura ci si interroga sulla posizione del governo che riguarda la questione nucleare. Molto interessante il programma scolastico che aiuta fin da piccoli ad essere consapevoli dello spreco quotidiano di acqua in casa e nell'agricoltura ma poi non ci sono proposte alternative alla devastazione del territorio prodotta dai siti nucleari e nessuna soluzione credibile davanti alle scorie radioattive.

Il compromesso, che riguarda anche lo sfruttamento del gas di sciste, sulla diminuzione del consumo energetico fissa un passaggio dal 75% al 50% di elettricità prodotta da un costosissimo nucleare entro il 2025.

Il "patto di responsabilità" di Hollande oltre a scartare pericolosamente il dibattito parlamentare sui diritti sociali e civili, ha evitato di affrontare, anche con le grandi imprese, quella che viene definita "transizione energetica". La Francia ha un ritardo enorme su una questione prioritaria a livello europeo e non potrà recuperare terreno se il governo persiste nel considerarla un problema che preoccupa solo "ecologisti" e "ambientalisti" e non il paese intero.

In attesa della Conferenza sul clima prevista in Francia per il 2015, il governo Hollande non ha colto la sfida del cambiamento ed è ripiegato su se stesso. "Impopolare"? Mentre il dibattito politico è stato senza difficoltà confiscato dai radicali della destra identitaria e nazionalista il primo ministro, J-M. Ayrault, principale promotore politico dell'aeroporto di Notre-Dame-des-Landes, si preoccupa di stigmatizzare i manifestanti, tra i quali alcuni gravemente feriti a causa del violento intervento poliziesco. E accusa anche i loro "complici", parlamentari del suo stesso governo che hanno condiviso la lotta di decine di migliaia di cittadini contro l'opera inutile, costosa e dannosa, imposta loro con la forza.