Francia - Elezioni: tutti contro tutto

A poche settimane dalle elezioni amministrative, a cui seguiranno quelle europee, il governo Hollande temporeggia per non "dividere" la Francia ma la retromarcia innescata con la legge sulla famiglia fragilizza laici e repubblicani.

14 / 2 / 2014

 Sono in piazza, decine di migliaia, tutte le settimane ormai a protestare contro l'"estorsione fiscale", la disoccupazione, la legge sul matrimonio per le coppie omosessuali, lottano per la "libertà di espressione" del comico negazionista, o contro l'islamizzazione della Francia. 

Oltre la fiscalità, il lavoro, la famiglia e le libertà individuali, gli striscioni che invitano i manifestanti a sfilare attaccano la scuola, difendono l'identità e la sovranità nazionale, le professioni dell'artigianato e del commercio, gli agricoltori e ,infine, la libertà di culto sotto il tricolore francese.

Gli arrabbiati contro il governo si danno appuntamento alla Bastiglia, il cattivo tempo non li scoraggia, neanche la  pioggia torrenziale. Hanno una sola parola d'ordine: "Hollande sloggia". Dimissioni pretese da diverse organizzazioni con rivendicazioni spesso contradditorie ma una sola voce per criticare in blocco il sistema politico con slogan che fanno eco  a quelli di Tunisi o Tharir, solo che nelle piazze del "Printemps français", la primavera francese, si manifesta contro la "dittatura socialista" e i "media collaboratori e corrotti".

Dai lavoratori delle dogane, ai berretti rossi che si oppongono all'"equitaxe" sui carburanti, dai cattolici fondamentalisti alle associazioni contro l'urbanizzazione incalzante delle grandi aree metropolitane.... si salta con scioltezza dal complottismo e la denuncia di "massoni" e CRIF (Consiglio dei rappresentanti delle comunità ebraiche francesi) all'esaperazione contro il "patto di responsabilità" presentato dal 'socialdemocratico'  Hollande lo scorso gennaio. Quest'ultimo attaccato dalla sinistra radicale ma anche dai "verdi" di EELV che partecipano al governo.

Ma il cemento, l'elemento che tiene insieme tutti resta il rifiuto di accogliere gli immigrati, europei e non-europei, designati come potenziali importatori di insicurezza e percepiti come minaccia nazionale. 

La parola d'ordine di questi mesi, "coagulare la collera" contro il potere che "non ascolta il popolo, bastona i contribuenti, sotterra il nostro esercito, libera i delinquenti, disorienta i nostri bambini con un sistema scolatico perverso, restringe le notre libertà, assassina la nostra identità e distrugge le nostre famiglie" è stata lanciata dall'Action française che assicura i cortei, garantisce l'organizzazione logistica mettendo a disposizione le sedi. I gruppi di Civitas, cattolici integralisti e i militanti filo-nazisti del GUD (sindacato studentesco) e di Terra e Libertà, gli ultras sportivi e il movimento Renouveau français, i reduci di Jeunesses nationalistes e i patrioti dell'Oeuvre française, i "nazional-socialisti" di Egalité et réconciliation, sostenitori della libera espressione negazionista, pur diversi come composizione sociale e politica, non mancano mai agli appuntamenti ma soprattutto non esitano ad esibire bastoni e odio, in particolare  contro gli ebrei. 

Molti manifestanti dichiarano in rete di non essere mai scesi in piazza prima, numerosi i giovani che hanno seguito per mesi i collettivi anti-hollande tramite i social-network e che ora si ritrovano a sfilare insieme al blocco della destra estrema.  Qualche incidente di piazza, scontri considerati "leggeri' dalle stesse forze dell'ordine quando il clima si surriscalda dopo l'abituale, purtroppo, richiamo di slogan dichiaratamente  omofobi e cori antisemiti. Poi, decine di arresti nel disperdere i manifestanti e qualche poliziotto ferito. Media scandalizzati, polemisti scatenati e la nauseabonda cagnara ricomincia. 

L'ultima discesa in piazza delle destre con la Chiesa cattolica risale al 1984, al tempo di Mitterand, per difendere la scuola privata. Oggi si schierano in massa contro i diritti civili per gli omosessuali o sulla filiazione. E non si tratta di gruppi minoritari e nostalgici, inquietanti ma marginali.   Questa situazione, lancinante, dice che la vera e unica crisi in Francia è politica. Fanatismi, intolleranza, populismi o fondamentalismi hanno respiro corto e spazio di manovra limitato se c'è  progetto e discorso politico. Ma da mesi la parola politica è assente, quando si esprime produce paura, si ascoltano insulti xenofobi in parlamento e  la lista di sproloqui reazionari sull'immigrazione del ministro dell' interno Valls si è allungata. 

Il malessere sociale è certamente profondo ma i fantasmi agitati dalle destre unite diventamo spettri quando si dimostrano capaci innescare un modello di pensiero diffuso e trasversale che strumentalizza "teorie sul genere" a scuola e idealizza "una" famiglia come base di coesione sociale, struttura economica di stampo nazionale e protezionista. 

Abbandonato il progetto di riforma sulla famiglia per non offrire sponde a destra, in realtà rinunciando al terreno di scontro politico e svalorizzando il ruolo parlamentare, il governo rischia la paralisi istituzionale.  

Che senso ha rendere possibile l'adozione per le coppie omosessuali ma poi impedire loro la procreazione assistita (PMA)? Come non prendere politicamente atto che oggi la filiazione non si fonda più sul matrimonio o biologicamente ma sull'atto di volontà e sul desiderio? Opinabile o meno è un dato di fatto. 

Il governo di Hollande si è fermato per dare la precedenza alla variegata composizione oscurantista, reazionaria, fascistizzante. Assurdamente ritira il testo di legge (sulla famiglia) in cui non figurano ne' l'oggetto contestato (PMA), ne' la gravidanza  'in prestito' (GPA).

Più allucinante ancora è il pretesto adottato: il calendario politico, e, incredibilmente, l' alibi  di un preteso "senso di responsabilità" allo scopo di calmare le tensioni sociali per "occuparsi prioritariamente della lotta alla disoccupazione".

Davanti alla forzatura delle destre coalizzate vince il pregiudizio e passano le false ideologie, come le "leggi della natura" e i "valori della tradizione", gli stessi contestati a Putin che tanto indignano i paesi europei. Tutto è permesso quando ci si appella alla "libertà di coscienza". 

Oltre all'appello al boicottaggio scolastico - non mandare i figli a scuola per un'intera giornata ogni mese - destinato ai genitori che non condividono i programmi scolastici,  c'è pure la campagna "culturale" contro le biblioteche pubbliche da tempo sottomesse a costante pressione da parte di associazioni e gruppi legati al Printemps français che contestano ossessivamente i programmi scolastici. Esigono il ritiro di tutti i testi cosiderati "amorali" esercitando pesanti vessazioni sui bibliotecari, aggressioni fisiche e minacce (*).

Inesistente la "teoria sul genere", nelle scuole si tenta invece di adottare una visione critica che parte storicamente dagli "studi sul genere" con il proposito di contestualizzare la costruzione sociale rispetto alla differenza sessuale evidenziando gli stereotipi. L'educazione pubblica si è infatti impegnata a sensibilizzare bambini e adolescenti rispetto alla discriminazione sessuale e di genere, con l'intento di valorizzare le differenze e l'uguaglianza dei diritti nei programmi scolastici. 

Nel clima che si è creato in questi mesi, l'adozione di manuali scolastici aggiornati ha scatenato l'isteria collettiva dei populisti cattolici "nell'interesse del bambino". L'opposizione alla politica del governo definita "famili-fobica" raccoglie un consenso ancora più ampio di quella contraria all'aborto o all'eutanasia. Sia la legge sull'aborto, con la soppressione della "condizione di difficoltà" per abortire che quella sulla fine della vita mobilitano sistematicamente i pro-life una vera e propria folla che d'abitudine converge nelle fila della destra sia istituzionale che extra-parlamentare.

Alla fine musulmani praticanti e la destra cattolica ultra-conservatrice vanno a braccetto grazie ai militanti che si oppongono al matrimonio omosessuale.

In uno stato fortemente centralizzato come la Francia, eccezione tra le democrazie occidentali, l'opposizione si esprime prima di tutto in piazza tanto più che le fronde in Parlamento sono ammutolite, ostaggio di un presidente che lo scorso 14 gennaio ha annunciato la grande svolta "socialdemocratica" .

*(http://www.culturecommunication.gouv.fr/Espace-Presse/Communiques-de-presse/Aurelie-Filippetti-ministre-de-la-Culture-et-de-la-Communication-condamneles-pressions-exercees-par-des-extremistes-sur-les-bibliotheques-publiques