Francia - COP21 e stato d'emergenza

La libertà e il diritto di manifestare difesi da migliaia di persone scese in piazza contro il modello di sviluppo promosso nell'enclave blindato della COP21

1 / 12 / 2015

La volontà di criminalizzare ogni opposizione allo stato d'emergenza si è data con centinaia di fermi e 317 arresti. Questo è il bilancio della giornata di mobilitazione mondiale contro il clima a Parigi.

Migliaia di persone hanno manifestato per l'intera giornata in città , nei luoghi o nei punti nevralgici previsti dalle differenti assemblee dei comitati territoriali, della regione Île-de-France e dalle organizzazioni francesi e internazionali organizzate per questi dieci giorni della Conferenza mondiale sul clima.

Dalla Marcia per il Clima ai collettivi 'zadisti', senza nominare l'insieme delle 130 organizzazioni, associazioni e ONG, sindacati, ecc. ,tutti hanno deciso di denunciare il modello di sviluppo che devasta le nostre vite e in primis - viste le circostanze dello stato d'emergenza in Francia - la politica riduttiva che impone il clima di coprifuoco nelle piazze e negli spazi pubblici con il pretesto della "sicurezza". Annunci contraddittori e assurdi: trasporti pubblici gratuiti ma ingiunzione a rimanere in casa, divieto di vendita di prodotti infiammabili fino al 1 dicembre, stazioni di metro chiuse per rendere inaccessibili i luoghi degli appuntamenti previsti dai manifestanti, e facile propaganda mediatica per alimentare l'ansia e la paura.

Tutto è stato pianificato per intimidire cittadini e manifestanti con lo scopo di scoraggiare la partecipazione alle mobilitazioni previste a Place de la République.Il modello minority report per prevenire azioni terroriste con oltre 2000 interventi polizieschi, perquisizioni, arresti domiciliari, denunce arbitrarie - dal 14 novembre e dal voto in parlamento delle leggi d'eccezione - si è materializzato con sfacciata evidenza domenica 29 novembre in Place de la République dove 3000-4000 persone che manifestavano pacificamente hanno subito continui attacchi dalle forze dell'ordine, lanci di lacrimogeni e cariche per ore.

Nonostante l'azione violenta e sconsiderata dei CRS, corpo antisommossa della gendarmeria nazionale, centinaia di manifestanti hanno reagito rivendicando il diritto di esprimere il proprio dissenso. Ignobili dichiarazioni politiche per dividere i manifestanti ambientalisti "veri" da quelli in "cattiva fede", mentre la polizia intrappolava migliaia di persone, tra cui molte famiglie con bambini, anziani e turisti, nel perimetro della piazza gasandole a ripetizione e lanciando granate assordanti. Nonostante gli attacchi centinaia di manifestanti hanno presidiato i boulevard che partono dalla piazza, mentre all'interno della piazza un lancio di scarpe rispondevano alle cariche della polizia. Chi deplora l'"offesa" al memoriale alle vittime sappia che sono stati i lacrimogeni verso i manifestanti che si erano radunati al centro della piazza ad aver distrutto fiori, ceri e omaggi della cappella ardente parigina.L’emergenza del terrorismo ha oscurato, in tutte le sue prevaricanti forme totalitarie, l'urgenza climatica.Le organizzazioni istituzionali che difendono la causa ambientale hanno lanciato il grido d'allarme ed espresso una formale solidarietà alla libertà di manifestare ma hanno anche dimostrato quanto vuoto politico esista tra le buone intenzioni e le pratiche di movimento.

Lo stato d'emergenza ha fatto brutalmente emergere questi limiti in piazza con la scelta di convergere nella 'catena umana' autorizzata all'ultimo momento senza cogliere la volontà e scelta comune di altre migliaia di persone che si oppongono alla negazione dei diritti fondamentali, tra cui quello di manifestare liberamente. Inutile dichiarare lo "stato d'emergenza climatico" delegando il destino delle notsre libertà come quello del pianeta ai responsabili delle guerre e del disastro di oggi.Chi era in Place de la République ha manifestato contro la legittimità di reprimere grazie ad una legislazione che fa dell'arbitrarietà la regola. Lo stato di polizia non lotta contro i terroristi, né protegge dagli attentati, ma costruisce la paura, instilla questo pericoloso veleno nel corpo sociale con lo scopo di controllare le nostre vite. Si è installato un clima di tensione permanente che giustifica per esempio centinaia di arresti per qualche migliaio di manifestanti pacificamente determinati a non chiudersi in casa e ad uscire non solo per fare lo shopping di Natale.

Mentre nei pittoreschi arrondissements di Parigi si difende la civilissima libertà di poter bere in 'santa pace' l'aperitivo, qualche chilometro più in là si sventrano case pericolanti per dare l'assalto ai presunti assassini dell’ISIS insieme ai miseri abitanti, attualmente espulsi e senza casa, si saccheggiano le moschee individuate come covi dell'islam radicale, si terrorizzano i clienti dei ristoranti Hallal e si perquisiscono abitazioni di 'barbuti' poco hipster.

Allo stesso tempo, cosa può trovare l'antiterrorismo in un'azienda agricola che coltiva prodotti biologici?  Quale sicurezza è garantita dagli  arresti domicilari preventivi di militanti ambientalisti, occupanti di case e attivisti politici?

La gestione della crisi va insieme alla creazione del nemico interno: i musulmani e i militanti che contestano la COP2 sponsorizzata dall'industria nucleare francese e dai responsabili della devastazione e del saccheggio ambientale.  Manifestare non per sfidare lo stato d'emergenza ma per dire insieme in piazza che non c'è lotta contro il riscaldamento climatico se non ci si oppone allo stato d'emergenza e alla criminalizzazione dei movimenti.