Firenze - Convocazione assemblea nazionale precari non strutturati universitari

14 / 1 / 2015

Pubblichiamo l'appello del Coordinamento ricercatori non-strutturati dell'ateneo fiorentino che lancia per il 16 gennaio un incontro pubblico e nazionale per discutere delle diverse problematiche che gravitano intorno al tema delle assunzioni in università e delle condizioni precarie in cui versano la maggior parte dei ricercatori. Dopo l'incontro di novembre, che ha di fatto sancito l'inizio di questo percorso collettivo, viene proposto un altro appuntamento che mirerà ad entrare nel vivo delle problematiche legate al mondo del lavoro universitario nel momento in cui il susseguirsi di diverse leggi - negli anni -  ha portato al definanziamento, all'impoverimento e all'ulteriore burocratizzazione dell'Università italiana.

Il sistema della ricerca e dell'università italiana ha subito varie riforme ma nessuna di queste ha realmente posto fine ai principali problemi che affliggono la componente precaria: impossibilità di accesso ai fondi di ricerca e un sistema di reclutamento del tutto inefficace. Non arrivano segnali da parte del governo Renzi di un progetto complessivo di riforma di un sistema che allontana in massa i giovani ricercatori, sottopagati e già vessati dal punto di vista previdenziale e assistenziale, che non consente ai meritevoli di avanzare e di avere prospettive di lavoro stabili per il futuro. Le politiche degli ultimi anni, sommate all'ultima scure che è entrata in vigore con la Legge di Stabilità, l'hanno di fatto ridotta all'osso.

Ad aggravare la situazione di dottorandi, borsisti ed assegnisti ci sarà quest'anno la tagliola ai contratti imposta ai tempi dalla legge Gelmini 240 del 2010, che prevede quattro anni come massima cumulabilità di assegni di ricerca. Dai prossimi mesi ci sarà un allontanamento dall'università di circa 6000 assegnisti ogni anno. Nel giro di due - tre anni l'università italiana si svuoterà massicciamente di tutta quella componente che lavora alla ricerca con elevata produttività scientifica e che meriterebbe di poter accedere a un percorso accademico successivo. Tutti questi assegnisti saranno fuori dall'università, senza copertura assistenziale con scarse possibilità di essere assorbiti da aziende o altri enti di ricerca. E' dunque molto probabile che ci sarà una notevole fuga all'estero o un cambio di lavoro.

Per i ricercatori non strutturati il naturale avanzamento di carriera sarebbe la vincita di un posto come Ricercatore a tempo determinato (RTD), ma il rapporto tra il numero di assegnisti di ricerca e quello degli RTD è di meno di 6 su 1, vista la penuria di stanziamenti per questi concorsi.

In aggiunta a tutto ciò, la Legge di Stabilità, approvata in Parlamento, ridimensiona notevolmente il vincolo alle assunzioni dei RTD di tipo B, l'unica ristretta categoria di ricercatori ad avere finora la possibilità di essere assunta a tempo indeterminato nell'Università, riducendo ulteriormente le già esigue possibilità di stabilizzazione per il ricercatori precari.

Tutto questo deve cambiare. È necessario che in Italia i ricercatori precari abbiano accesso a fondi di ricerca comparabili a quelli messi a disposizione negli altri paesi europei e che i meritevoli abbiano la possibilità di avanzare nella propria carriera universitaria in tempi ragionevoli.

Questi che seguono sono i punti sui quali è vitale che si discuta a livello nazionale, in un'assemblea pubblica:

- Titolarità dei fondi di ricerca per i ricercatori non strutturati, al pari degli altri paesi europei;

- sblocco immediato del turn-over;

- riconoscimento per legge come parte integrante dell'organico dei Dipartimenti in cui lavorano, al pari degli RTD, di dottorandi, borsisti e assegnisti di ricerca;

- il superamento delle due figure RTD con l'abolizione dell'RTDa;

- incremento dei diritti in campo previdenziale e assistenziale e parità di trattamento previdenziale per borse di ricerca e di dottorato degli assegni di ricerca e che la consistenza economica sia delle borse di dottorato che degli assegni di ricerca sia adeguata al costo della vita. Il contratto da assegnista prevede il versamento di contributi INPS pari al 28%, di cui 1/3 gravano sullo stipendio netto, aliquota che sarà portata al 30% da gennaio. Tutto ciò però non corrisponde a un'adeguata copertura in termini di diritti previdenziali e assistenziali. La disciplina in caso di malattia o gravidanza è iniqua rispetto al trattamento riservato ad altri lavoratori, cui chiediamo di essere equiparati. Chiediamo inoltre la reintroduzione di un sostegno di disoccupazione al termine del contratto, sia per gli assegnisti sia per i dottorati e borsisti;

- sospensione temporanea del termine di 4 anni per gli assegni di ricerca (Art. 22 comma 3, legge 240/2010), in vista dell'apertura di un dibattito complessivo del governo riguardo alle modalità concrete di carriera del ricercatore precario meritevole in Italia, che conduca all'elaborazione di un piano curricolare credibile che termini con l'assunzione a tempo indeterminato di un numero consistente di ricercatori non strutturati, e che sia accompagnato da un’adeguata allocazione di risorse per rendere questo piano effettivo, coerentemente con quanto il governo italiano si è impegnato a fare in sede di trattati europei;

- ripristino totale del vincolo d'assunzione Ordinario/RTD-B, in attesa di un dibattito complessivo sul percorso di carriera dei ricercatori precari;

- apertura dei concorsi per RTD a tutti coloro che siano in possesso di un titolo di Dottore di ricerca, indipendentemente dal numero e dalla tipologia degli assegni di ricerca cumulati, il cui possesso può e deve in ogni caso costituire un fattore di maggior punteggio, ma non una fonte di esclusione dalla partecipazione;

- abolizione della norma che impedisce agli assegnisti di frequentare corsi di laurea, nell'idea che non si debba impedire la formazione ulteriore dei ricercatori meritevoli che giudichino di aver bisogno di ampliare le loro competenze;

- chiarezza sulle incompatibilità tra borse/assegni di ricerca e supplenze nelle scuole pubbliche e/o frequenza del TFA, che per molti diventano una fonte di sostentamento essenziale in assenza di adeguati

ammortizzatori sociali al termine del contratto;

-utilizzo degli avanzi di bilancio degli Atenei per l’attivazione di assegni per i migliori progetti presentati direttamente dai candidati nei settori disciplinari dei Dipartimenti meno fortunati dal punto di vista dei finanziamenti;

- parità di rappresentanza negli organi accademici di dottorandi, borsisti e assegnisti di ricerca;

- trasparenza e condivisione delle strategie di assunzione degli atenei.

L'assemblea nazionale dei ricercatori non strutturati universitari è stata convocata per il 16 gennaio 2015, ore 16, presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze, Via Giorgio la Pira, 4, Firenze.

Coordinamento ricercatori non-strutturati dell'ateneo fiorentino.