Facciamo la festa all’economia

di Monica Di Sisto

28 / 5 / 2014

Ci sono eventi, come il “festival” dell’economia di Trento che non si sa se sono più noiosi o più pericolosi. Quest’anno il titolo è “Classi dirigenti, crescita, bene comune” e raccoglierà molti alti dirigenti, accademici e appartenenti a quell’1 per cento che decide per tutti. Sono pronti a parlare, come al solito, di se stessi e a dare ricette per quella patologia sociale, l’oligarchia, cui appartengono e che contribuiscono ad alimentare. Tuttavia, qesta volta, c’è chi mostra un’altra narrazione con cui riprendersi i “beni comuni”, per lasciare loro “classi dirigenti” e “crescita”: è l’Oltre Economia Festival (31 maggio/2 giugno)

“Classi dirigenti, crescita, bene comune”: sono i tre nodi che Tito Boeri ha scelto come tema del suo Festival dell’economia, che torna a Trento dal 30 maggio al 2 giugno quest’anno con l’idea di ragionare sull’operato di chi ci comanda, a vario titolo, da un po’: chi ci governa, amministra, gestisce per noi cose importanti come acqua, cibo, la finanza, persino l’aria che respiriamo e i mutui delle nostre case (per chi ce l’ha).

Li conosciamo quasi per niente, a parte i politici più noti, se ne parla solo quando li mettono in galera, e succede troppo spesso, sempre più spesso. Ma soprattutto non sappiamo chi li ha scelti e come, e soprattutto quanto li paghiamo e perché. Per questo, in modo un po’ paradossale, molti alti dirigenti, accademici e appartenenti a quell’1 per cento che decide per tutti si riuniranno a Trento a parlare di se stessi e a dare ricette per quella patologia sociale, l’oligarchia, cui appartengono e che contribuiscono ad alimentare.

Non è solo questo, il Festival – dove anche chi scrive modererà un incontro sull’alternativa alla crescita e al debito, promosso da associazioni e realtà sociali locali – ma la passerella istituzionale ed economica andrà a legittimare essenzialmente l’immanenza di quel business as usual che nessuno, se non nei titoli, sembra voler mettere in discussione che sono i meccanismi e gli obiettivi stessi dell’economia orientata al profitto privato e alla speculazione in pubblico. “La crescita economica è in gran parte legata alla qualità delle istituzioni – si legge nella presentazione del Festival – Devono evitare che chi mantiene posizioni di comando possa bloccare l’innovazione”.

O ancora: “Molte lezioni svolte a Trento in questi anni con riferimento all’incapacità del nostro Paese di tornare a crescere hanno chiamato in causa l’assenza di una classe dirigente capace di portare l’Italia fuori dal circolo vizioso della stagnazione economica, una malattia presente ben prima dell’attuale recessione. Si è sottolineato come manchi non solo una classe politica all’altezza, ma anche una classe manageriale”. Insomma, secondo Boeri, è rafforzando i poteri forti che si salverà il mondo.

Ma acqua, terra, energia, giustizia sociale, non sono solo ingredienti di quel “bene comune” che Boeri sfiora solo di lontano, nel ragionamento che propone. Sono di chi li abita e li fa vivere, traendone vita e speranza con processi di partecipazione e di responsabilità condivisa, non élitaria. Sono beni comuni, saranno letti attraverso le lenti della democrazia e della finanza nella tre giorni Oltre l’Economia, organizzata sempre a Trento, al 31 maggio al 2 giugno nei giardini Santa Chiara, per spiegare le soluzioni e le pratiche per la difesa dei beni comuni, della Natura, dei diritti democratici e sociali in Europa e nel mondo. Rappresentanti di reti, organizzazioni e comitati che in questi anni in Italia, in Europa e nel mondo sono stati protagonisti della resistenza alla crisi e della costruzione di una alternativa possibile.

Colombia, Brasile, Grecia, Germania, saranno alcuni dei Paesi ospiti che intrecceranno le loro esperienze con quelle locali e nazionali, per raccontare i percorsi di democrazia diretta, la gestione partecipata dei beni comuni, l’autoproduzione delle risorse; e l’autonomia dei centri sociali, le occupazioni degli spazi abitativi, del lavoro e della creatività. Per disinnescare quella dinamica, particolarmente chiara in questi giorni, che vuole che nell’economia – come nelle compagini politiche – attraverso l’elemento personalistico e dirigenziale cavalchi l’onda populistica del partito/persona e del governo/azienda, imposta e autoimposta a Paesi e comunità senza più diritto d’eccezione democratica.

Per andare oltre, il 31 maggio si parlerà di “Politiche europee a finanza e democrazia” per aprire l’evento con i piedi nel piatto. Il 1° giugno di “Beni comuni naturali e della conoscenza”, con workshop aperti a tutti e laboratori per bambini. il 2 giugno l’Assemblea finale, con personaggi come di Joao Stedile, storico leader del Movimento dei Sem terra Brasiliani, insieme alla Rete Europea per l’Acqua, Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, del Forum per un finanza pubblica e partecipata, di Sbilanciamoci, Genuino Clandestino, la Canpagna stop T-TIP e tante altre reti e comitati locali e nazionali.

Per contrapporre l’auto-organizzazione, la partecipazione e le pratiche di democrazia diretta, alle governance e alle leadership delle imprese multinazionali, dei grandi istituti finanziari, dei governi delegittimati e autoreferenziali. Se le istituzioni verranno a far luminosa passerella, sembra troveranno ben altra accoglienza. E ai personalismi si risponderà con collettivo dileggio.

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