E' stagione di referendum sociali

Verso l'assemblea del 13 marzo 2016 - h10 c/o Cinema Palazzo, S. Lorenzo - Roma

11 / 3 / 2016

Dopo mesi di discussioni, animate da tante e diverse realtà di movimento, domenica si aprirà pubblicamente la stagione dei cosiddetti "referendum sociali" (QUI l'appello). L'agenda dell’assemblea, che si terrà al Cinema Palazzo a partire dalle 10, ruota attorno ai due quesiti elaborati dalla Campagna contro la devastazione e saccheggio dei territori, ed ai quattro promossi dal comitato contro la "Buona Scuola", formatosi a febbraio a Napoli. 

Ma un'attenzione tutta particolare sarà dedicata all'acqua ed ai servizi pubblici locali. Calpestata nei fatti la straordinaria affermazione referendaria del 2011 - che aveva visto il raggiungimento del quorum su tutti e quattro i quesiti e la vittoria schiacciante del Si - da un governo che continua imperterrito a privatizzare e costringere all'affidamento mediante appalto, oggi la possibilità che questi temi possano far parte di un nuovo quesito appare tutt'altro che scontata.

 Proprio in questi giorni il ministro Madia sta conducendo un'ardita operazione parlamentare per sbarrare la strada all’eventualità di una nuova consultazione popolare: copione già recitato nel fallito tentativo di impedire il referendum sulle trivellazioni. Il Governo sta infatti cercando di inserire l'abolizione della stessa norma su cui si basa il quesito dentro al decreto legislativo che rivede il testo unico sui servizi pubblici locali. Inoltre in questi giorni la Commissione Ambiente sta discutendo la legge di iniziativa popolare depositata nel 2007 e le proposte di emendamento presentate dalla maggioranza segnano chiaramente la volontà di procedere con la privatizzazione selvaggia e coatta.

Contro la visione del mercato come unico regolatore sociale, l'appello che chiama l'assemblea di domenica prova a tessere un unico filo tra lo Sblocca Italia e le devastazioni che questo implica, la mercificazione dell'acqua e dei beni comuni e la fine del ruolo pubblico ed universale della scuola, indicando come orizzonte di ragionamento l'attacco alla democrazia rappresentato dalla riforma istituzionale. Le molte battaglie portate avanti negli ultimi anni da soggetti e movimenti talvolta lontani tra loro, e spesso troppo fragili, possono ora trarre reciproca forza costruendo una cornice comune di mobilitazione, attraverso ed oltre i temi ed il momento del voto referendario. Eterogenee per la loro genesi e supportate da settori sociali che raramente si intrecciano, le istanze al centro della discussione di domenica possono fornire un terreno comune per una ripresa di parola dal basso. E già questo sarebbe un successo ed un chiaro segnale di sfida all'autocrate Renzi, che vede l'espressione della volontà popolare come il fumo negli occhi. Lo dimostra chiaramente la vicenda di un altro referendum, quello sulle trivellazioni sotto costa, ottenuto dalle Regioni e convocato su decisione governativa in tutta fretta per il 17 aprile, nell'ovvio tentativo di impedirne la riuscita. Uno sgambetto alla democrazia ed uno schiaffo alle casse dello stato, 300 milioni di euro buttati per boicottare il raggiungimento del quorum. La campagna per questo appuntamento alle urne si sta svolgendo, nel poco tempo a disposizione, soprattutto in rete - attraverso il lavoro di associazioni ambientaliste e semplici cittadini.

Per i referendum sociali il problema del quorum è ancora lontano, ad oggi la sfida è prima di tutto sulla sensibilizzazione e comunicazione nei territori. Spicca senza dubbio l'esempio virtuoso indicato dai Coordinamenti Trivelle Zero, che hanno saputo allargare la battaglia contro le trivelle facendo convergere le istanze specifiche di salvaguardia ambientale nella più generale campagna contro la devastazione e saccheggio dei territori. Dalla memorabile manifestazione di Lanciano contro il campo petrolifero Ombrina alla riunione di Termoli di metà gennaio, passando per l'assemblea nazionale di Ancona di inizio ottobre, la ferma volontà di fermare per sempre ogni trivellazione lascia sempre più intravedere una generalizzazione del discorso che ora si appresta a comprendere anche il blocco di 8 inceneritori sostanzialmente imposti dal recepimento di direttive europee del 2008. Insomma, da qui può davvero ripartire la critica alla necropolitica imposta dal capitalismo e l'affermazione di un paradigma energetico e produttivo radicalmente differente.

Resta ancora sospesa, quasi come uno spettro, una ulteriore coppia di quesiti, quella sul Jobs Act tanto caro a Renzi ed al PD. In attesa di conoscere le reali intenzioni di CGIL, COBAS ed altri sindacati di base, l'auspicio è che la stagione referendaria possa nutrirsi anche delle questioni attorno al diritto del lavoro ed alle garanzie sociali.

Certamente al Cinema Palazzo la discussione non sarà semplice, la vittoria ignorata dei referendum sui beni comuni del 2011 ancora pesa e la fase di bassa delle mobilitazioni sociali non è certo da sottovalutare. Ma quest’assemblea, ed in generale l’inizio della campagna referendaria, possono rappresentare un’occasione ricompositiva importante, nella quale l’intreccio tra spazio pubblico e spazio di conflitto può innervare una nuova ed interessante fase di movimento.