A Raffaella Bolini, responsabile per le politiche
internazionali dell'Arci, quasi gira la testa davanti al precipitare di
eventi epocali che un tempo avrebbero pouto «occupare» la vita intera di
un militante. Oggi sta accadendo di tutto in poche settimane, «ed è
tutto maledettamente complicato, mi sento esistenzialmente provata».
E
secondo te questo «tutto» può essere tenuto insieme, anche sabato
prossimo in piazza, dall'elemento unificante dell'acqua? Non tutti la
pensano così.
Il Forum dei movimenti per l'acqua ha saputo fare un
lavoro straordinario, perchè ha sempre protetto la sua battaglia
tenendosi alla larga dalle rovine dei partiti e anche dalle fasi
gloriose o ingloriose dei movimenti. Questa capacità è necessaria oggi
più che mai per arrivare con forza al referendum, so che la
manifestazione di sabato è loro e la stanno preparando con cura, ma so
anche che il Comitato ha saputo misurasi anche su altre questioni
rimanendo unito, penso al nucleare dove non tutti sono d'accordo.
E adesso la Libia?
Penso
che nessuno sabato penserà di imporre il tema della pace, noi come Arci
avevamo già pensato di aderire portando le bandiere per l'acqua
pubblica e per la pace. Sono due temi che abbiamo nel cuore, è naturale.
Prima dell'intervento in Libia, era già previsto l'intervento sul palco
di un rappresentante della società civile egiziana che ha appena fatto
la rivoluzione nel suo paese, dove del resto c'è un forte movimento per
l'acqua pubblica. Non c'è intenzione di violare una piazza di cui
facciamo parte, direi che non è un caso se questa «invasione» naturale
avviene su un tema fondamentale come quello dell'acqua.
La sinistra è in imbarazzo sull'intervento, dire pace non basta.
Ci
sono vari ordini di problemi. In Italia paghiamo lo scarso livello di
conoscenza che abbiamo su tutto ciò che accade a pochi chilometri dalla
nostra sponda sud, e non dico solo Libia. Il paese di Gheddafi, poi, fa
quasi storia a sé. Lì, per forza di cose, non si è mai potuta sviluppare
una società civile e di fronte a una rivolta non possiamo non
interrogarci su come aiutare quel popolo. Però, al di là degli aspetti
emotivi, vorrei chiedermi come si fa. So per esperienza che la No Fly
Zone è pericolosa, perché va a finire che bombardano un paese. Mi pare
che non ci sia lo straccio di una strategia. Mi chiedo: è politicamente
opportuno questo intervento? Vorrei poter dire ai libici che forse
questo è il modo sbagliato di aiutarli.
E' naturale che sabato si manifesti per la pace
Luca Fazio intervista Raffaella Bolini - Arci politiche per la pace
23 / 3 / 2011
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