E’ andata. Il sabato caldo del Montanara è diventato cori, bandiere al vento, letture partigiane. “Buon compleanno fascisti, buon compleanno” urlavano i più temuti, i giovani dei centri sociali. Per il resto nessuna tensione. Il corteo antifascista ha percorso le strade del quartiere, i militanti di Casapound hanno festeggiato il primo anno di presenza a Parma. Solo brutti ricordi i timori della vigilia : “Un ringraziamento a tutti per il senso di responsabilità” dirà alla fine della manifestazione Mirko, uno degli organizzatori. Applausi, note di festa dal sound system.
Due ore e mezzo dura il corteo, promosso dal Comitato antifascita per chiedere la chiusura di Casapound. Un migliaio, secondo gli organizzatori, i manifestanti. Giovani della base, sindacati, partigiani, ex deportati. Del Pd di Parma c’è, tra gli altri, il segretario comunale Luca Benecchi. Dei Comunisti italiani ecco in prima fila Ettore Manno, segretario provinciale. Ci sono tutti all’appuntamento delle 14.30 in largo otto marzo. Presenti anche la senatrice Pd Albertina Soliani e l’onorevole Carmen Motta, che al microfono diranno poi: “Promettiamo di portare in Parlamento un’interrogazione parlamentare sulla legittimità di Casapound, che a nostro avviso viola la Costituzione italiana e il divieto di ricostituzione del partito fascista”. Per due ore il corteo attraversa il quartiere Montanara.
Mai
il serpentone si avvicina a via Mascherpa, dove i neofascisti di
Casapound hanno sede. A fare da scudo un cordone doppio di poliziotti e
carabinieri in assetto antisommossa. Oltre 20 i mezzi blindati disposti
in diagonale, come barriera, lungo le strade limitrofe a via Mascherpa.
Inaccessibile a chiunque già in mattinata la ‘zona rossa’, dentro la
quale stanno ingabbiati i militanti di Caspound. Tra questi, come
annunciato, anche il leader nazionale Gianluca Iannone che – insieme al
coordinatore locale Pier Paolo Mora - proibisce in un primo momento a Repubblica Parma
di scattare foto ai camerati: “Non siete un giornale obiettivo” la
motivazione. Assai rarefatta l’atmosfera sotto il gazebo dei poundini,
montato sul maricpiedi: solo da lontano si sentono i cori e la musica
del corteo. “Quanti sono quelli di là – s’informa uno - 500? Ah bene,
allora vuol dire che sono 150″. Risate.
Sono tanti davvero, invece, “quelli di là”. Le forze dell’ordine preferiscono, all’ultimo, modificare il percorso originario perché alcune strade sono troppo strette per contenerli. “Via i fascisti dal quartiere” lo slogan più frequente tra i manifestanti. E poi: “Fascisti non avrete domani, sono già arrivati i nuovi partigiani”. Più aggressivi i cori dei centri sociali, arrivati anche da Brescia: “Iannone torna nelle fogne” e insulti che alcuni organizzatori definiscono “discutibili”. I canti diventano rabbia, poi, quando il corteo sfiora la ‘zona rossa’ in via Manzoni all’incorocio con via Navetta. Il servizio d’ordine interno, inflessibile, più d’una volta ricorre a maniere toste per tenere a bada i più esagitati. L’ordine è tassativo: evitare colpi di testa, star lontani dalle provocazioni. “Quelli di Caspound sono bravissimi a fare le vittime e non aspettano altro che una mossa falsa”. E’ in via Navetta - comunque - che si vivono gli unici momenti di tensione con i giovani della base che si attardano negli slogan contro i poundini – lì a due traverse di distanza – e i poliziotti. Roba da poco però. La testa del corteo è già oltre e si avvia alla conclusione.
Frattanto,
al microfono del sound system, si sono avvicendati il partigiano
‘Crick’ Sergio Lori e altri esponenti dell’associazionismo antifascita.
Letta, in un momento di commozione, anche l’ultima lettera scritta dal
partigiano Giacomo Ulivi prima d’essere fucilato dai fascisti nel
novembre 1944. “Oggi qui al corteo c’è tutta la città antifascista, che
ha avuto i suoi morti e i suoi combattenti contro l’ideologia del
ventennio” ricordano gli organizzatori tra gli applausi. Calorosa
l’accoglienza degli abitanti del Montanara, in gran parte sui balconi e
in strada per sventolare un drappo rosso al passaggio del corteo. Un
uomo dalla finestra fa il pugno chiuso e parte l’ovazione. “Adesso
tutti sanno con chi sta il quartiere” dice un manifestante. “Era
proprio necessario blindare un pezzo di città per accontentare Iannone
e i fascisti? – domanda un altro – le istituzioni non hanno niente da
dire in proposito?”. Ancora pochi metri, poi la memoria e la passione
cedono il posto alle note reggae e alla festa, in una giornata che non
ha fatto paura proprio a nessuno.