Dov'è finita la globalizzazione?

tratto da L'Unità del 15 agosto 2010

19 / 8 / 2010

La politica estera e la diplomazia internazionale non sembrano più essere priorità per gli Stati. Ai potenti del mondo sembra interessare solo la globalizzazione dei mercati e dei mercanti. Capi di Stato e di Governo, multinazionali e lobby si incontrano per gli affari, per le merci, per come consolidare il liberismo del terzo millennio: più mercato, meno regole, pochi diritti (per i più forti). Poco importa, poi, se la Cina rafforza la sua potenza economica nel disprezzo dei diritti dei lavoratori e invade il mercato internazionale con violazione delle leggi doganali. Poco importa se i paesi dell'ex blocco sovietico diventano terra di conquista delle mafie imprenditrici. Poco importa se l'economia mondiale è corrosa da corruzione e riciclaggio del denaro sporco, in gran parte proveniente dai traffici di droga. Oggi tutti si scandalizzano delle trivellazioni del petrolio al largo delle coste statunitensi che hanno provocato una tragedia, un crimine contro l'umanità. I governanti dov'erano? Non si può ignorare che le lobby del petrolio condizionano elezioni e governi, così come le lobby delle armi e le multinazionali del cibo e dell'acqua. E che dire degli speculatori di opere pubbliche inutili, ma utili per drenare soldi e far affari? Oggi si trepida per la distruzione delle foreste in Russia e per il raccolto di grano. Quanti sono al corrente che Putin ha smantellato le guardie forestali e attuato la politica della deforestazione? La politica estera non può essere quella dei mercanti e dei faccendieri. Perché gli Stati Uniti non affrontano in modo serio e innovativo la questione mediorientale? Perché si trascina il conflitto in Afghanistan? Perché non si attua un piano per la globalizzazione dei diritti? Perché non si realizza un progetto organico per salvare il pianeta con idee rivoluzionarie in grado di tutelare natura e creare sviluppo economico, con distribuzione delle ricchezze e lotta alla povertà? Invece no. Sempre e solo petrolio, nucleare, armi, cementificazione del terzo mondo. Per non parlare della politica estera italiana ridotta all'organizzazione degli affari di Berlusconi con Gheddafi e Putin. A parte i vergognosi tagli economici alla diplomazia italiana, è nauseante osservare gli inciuci liberticidi e criminogeni sull'immigrazione che Maroni e Berlusconi hanno stretto con il leader libico. E che dire dell'odore dei soldi che caratterizza il legame, quasi carnale, tra l'ex-compagno Putin e il sultano nostrano? L'Europa può svolgere un ruolo nuovo, di rinnovata azione politica per l'attuazione della globalizzazione dei diritti: salvaguardia della natura, il pianeta come ricchezza da vivere e non come realtà da sfruttare, tutela dei più deboli e riduzione di ogni tipo di distanza, democrazia globale e lotta alle varie forme di sfruttamento. La politica estera è uno dei luoghi dove costruire l'alternativa politica al berlusconismo che considera il globo solo come luogo da consumare per fare soldi. 

Luigi de Magistris