by Paolo Gazzola

Di chi aver paura?

Il Nemico è chi ti Protegge

16 / 12 / 2010

Ieri a Roma son successe tante cose, ma proprio tante! Innanzitutto eravamo tantissimi, un serpentone lungo ore e chilometri, tanto lungo che io e Franz abbiamo corso per ore e non siamo riusciti a raggiungere la testa del corteo. Centomila dicono gli organizzatori, e io ci credo. Perché eravamo veramente tanti.E mi si è riempito il cuore di felicità e orgoglio, perché è valsa la pena di fare 8 ore di pullman quasi senza soste, senza dormire, in silenzio per rispetto dei fortunati compagni di viaggio che sembravano capaci di dormire in qualsiasi posizione. Vedere decine, centinaia di realtà diverse, unite sotto il vessillo comune della legalità, del rispetto, della giustizia, dei diritti inalienabili per cui oggi, dopo secoli di lotte sociali, ancora ci battiamo perché calpestati da povere piccole persone tristi nella loro mediocrità e bassezza morale, interessati solo al denaro e al potere, incapaci di creare legami e di condividere esperienze, di portare avanti progetti e di credere in valori veri!

Vedere tutti questi giovani, vecchi, precari, sfruttati, disoccupati, terremotati, immigrati, tutti li a dire la stessa cosa ti fa stare bene.Io mi sono sentito a casa per ore, la gente che ti salutava, i bambini che facevano i cori, i cittadini che lanciano ovazioni quando si passava, mi hanno ricordato tutte le marce fatto durante le varie adunate con gli alpini. Eppure eravamo studenti, giovani, manifestanti... il "peggio della società" per molti, quelli che "andate a lavorare!", eppure la gente ci appoggiava!Eppure in questa casa qualcosa non andava del tutto bene, e alcuni avevano deciso che la quiete dell'agnello è colpevole tanto quanto il padrone, e che l'unica strada fosse il rumore, il disagio, la violenza contro i simboli di uno Stato sempre meno del popolo e sempre più dei disumani.Però li vedevo solo passare, squadre ben organizzate, quasi dei commando, che andavano spediti verso la testa del corteo, e finiva la per me. Poi arrivavano le voci di scontri, e ci stavo male, perché volevo essere li a testimoniare!

E poi ci son finito in mezzo, non so nemmeno come!
E' stata la mia prima esperienza in prima linea, non avevo nemmeno pensato che quei gas fossero lacrimogeni, e figurarsi se avevo dietro i limoni! Fatto sta che in via Astalli, che poi è quella che porta alla casa del Papi, c'erano questi celerini asserragliati mentre gli arrivavano addosso sacchetti dell'immondizia, petardi, fumogeni e tanta, tanta vernice.E' stato pittoresco, quasi affascinante, io stavo la inebetito e guardavo questa scena a me così poco familiare, come la prima volta che vedi un incidente stradale.Poi è finito tutto, i facinorosi se ne sono andati, e io mi sono svegliato. Anzi, mi c'hanno svegliato. Perché da sotto una delle camionette hanno sparato un lacrimogeno, che mi ha colpito in pieno stomaco, dall'altra parte della piazza. Roba da 40 metri. Dieci centimetri più sotto e finivo a cantare nel coro, dieci centimetri più sopra e mi toccava cambiare lavoro.Così, senza motivo, alla cieca, quando ormai era finito tutto. E adesso ho tanta rabbia per quel gesto di pura follia repressa da parte di tutori dell'ordine molto poco equilibrati, e tanta gratitudine a quei ragazzi che m'hanno preso di peso e portato in un vicolo, anche se più che dolore era lo shock, la sorpresa che "può capitare anche a te". E adesso ho la pancia viola, e ancora non capisco perché.Vabbè dai, ripartiamo, chissenefrega, oggi è una giornata di festa! E via, coi cori, con i balli, con le foto, con la gente che si accalca ovunque per vederci, una vecchietta che sembra Gandalf (solo con poco meno barba) stringe la mano a un ragazzo, perché la loro lotta è la stessa, i bambini di una scuola ci fanno i cori e una delle maestrine si alza pure la gonna, e noi camminiamo a facciamo la storia, dove decine di migliaia di uomini hanno camminato e fatto la storia come noi, e mi vien da pensare che in più di duemila anni roba ne ha viste tante ma purtroppo non è cambiato molto.Ma via, bando ai pensieri tristi, siamo quasi in piazza del Popolo!

Io e il Franz molliamo il corteo per andare a far pipì sul Pincio, incontrando un romanaccio che attacca bottone e ci tiene li per mezz'ora; senza saperlo ci stava salvando la vita. Perché senza di lui avremmo seguito il corteo e saremmo restati bloccati in via del Corso.Perché senza di lui saremmo finiti in braccio ai celerini.Perchè senza di lui saremmo stati tra quelli che hanno subito quella macelleria messicana degna dei peggiori racconti sulle crociate.Ma ancora non lo sapevamo!Fatto sta che, scaricato "l'arsenale" torniamo in piazza, facciamo un giro, vediamo le luci blu e i fumogeni in lontananza e subito sappiamo che non possiamo mancare, l'azione è li e noi siamo fotografi, non possiamo mancare! Corriamo, ma la calca è forte, le urla tante, portano via a peso un ragazzetto che avrà 18 anni e che vomita bianco, il fumo va e viene e le nostre kefiah ormai son composte per la maggior parte di acqua, schiacciate sulla faccia per poter continuare, per poter testimoniare, per poter catturare il momento.E poi il caos. Prima carica, seconda carica, terza carica, la gente fugge, si calpesta, il panico prende tutti, la paura sale, vedo un ragazzo a terra che viene pestato con gli anfibi come solo una baby gang farebbe, e poi mi accorgo dei caschi blu. Vedo una camionetta fare un frontale con una ragazza, vedo passanti fuggire terrorizzati dalla polizia, vedo i facinorosi staccare sanpietrini, prendere tavoli e partire alla carica, mentre la gente, che prima era contraria, li incita a farla pagare a quei disgraziati.

E poi m ricordo dove sono, e capisco che non ho paura degli scontri, ho paura della Polizia. Mi guardo attorno e vedo tutto con una luce diversa, e quando parte la sirena di una camionetta e la gente fugge come davanti a una tragedia, capisco che è un sentimento diffuso. E vedo colleghi, giornalisti, ragazze di 15 anni che eran li per saltare un giorno di scuola, tutti li, schiacciati contro l'ingresso laterale di Santa Maria dei Miracoli, nell'attesa che arrivi la carica della polizia e passi oltre, nella speranza di non essere toccati, con l'illusione di essere al sicuro.Poi passano i caschi neri, in fuga, in rotta... e poi arrivano i caschi blu. E il primo contatto è atroce per noi civili inermi, e si manifesta con la faccia grassa, volgare e ignorante di un celerino frustrato e insoddisfatto di sé, che urlando "fuori dai coglioni dio #@&*" (scusate il francesismo) regala una manganellata a un  ragazzo che in quel momento stava parlando in diretta al cellulare con chissà quale radio o tv o giornale. Tra capo e collo. Di spalle.E li inizio a pensare che non ha senso, che c'è qualcosa di sbagliato, e poi vedo un altro poliziotto buttare a terra una ragazza con le trecce rosse con un singolo colpo del suo bastone del potere, e un altro che colpisce con precisione chirurgica l'attaccatura dei capelli di un ragazzo che pare un asceta.

Poi Franz mi prende di forza e mi trascina via, perché non m'ero accorto che uno di loro stava bastonando un fotografo che stava in piedi accanto a me, terzo scalino spalle al muro davanti all'ingresso laterale della chiesa di Santa Maria dei Miracoli.E intanto ringraziavo questa perché era un miracolo che non avesse beccato me.Poi la gente ha iniziato a fuggire, il cordone/cuscinetto di black block, facinorosi e violenti era diventata una sorta di linea Maginot per noi manifestanti pacifici, che esultavamo per rabbia a vedere i roghi della finanza, galvanizzavamo i ragazzi che correvano al fronte con sedie, tavoli e bastoni, e pregavamo che resistessero.Poi il fronte s'è spezzato, e la piazza s'è svuotata. Ragazzi che correvano ovunque, ragazze calpestate, le camionette che avanzavano come i Simpson nel campo di cactus.E la solidarietà degli agnelli, che di fronte ai lupi che avanzavano come trebbie nel grano ci rassicuravamo, ci urlavamo consigli, ci proteggiavamo l'un l'altro. Scene che avrebbero meritato la memoria eterna, se il terrore non fosse stato così eccessivo da farci dimenticare che eravamo fotografi.E poi abbiamo visto le forze dell'ordine costituito salire via d'Annunzio, e li è stata fuga.

So che ho riaperto gli occhi per vedere un gruppo di ragazzi creare una barricata con dei cassonetti subito fuori dalla piazza, per proteggere la "ritirata" della massa terrorizzata, e quando ho guardato giù, in quello spettacolo di arte e cultura che è Piazza del Popolo col Pincio sul fianco... ho visto i ragazzi che eran saliti sul colle caricati e inondati di lacrimogeni, e quelli che erano rimasti sull'obelisco che venivano pestati perché avevano pensato "tanto siamo studenti, a noi non ci toccano".E li la rabbia è stata tanta, e la gente guardava ai roghi con gioia, quando fino a 2 ore prima provava solo disprezzo.E l'incendio di una macchina della Finanza in piazza della Libertà veniva salutato con grida di giubilo dai pochi che non erano fuggiti verso la Sapienza.

E li mi sono accorto di una cosa, di un concetto tanto semplice quanto spaventoso:nessuno aveva paura dei "Black Block", dei "violenti", dei "sovversivi", nessun cittadino, nessun manifestante, nessuno studente, nessun terremotato, nessun precario, nessun abitante di Roma aveva paura di loro. Perché bruciavano le macchine e distruggevano le vetrine delle banche, ma picchiavano solo i servi del potere, quei militari che proteggevano la casa del presidente del malconsiglio o il palazzo dei poter venduti. Perché i violenti picchiavano solo i poliziotti, mentre la polizia picchiava tutti, sparava in mezzo alla gente innocente lacrimogeni, gas e pietre.Perché quando passavano quelli con scudi caschi e spranghe stavi tranquillo, ma se in fondo vedevi un celerino il corteo tremava e si disperdeva!E in quel momento c'ho pensato: ma... quale Stato democratico permette alla Polizia di fare più paura dei violenti?

Quale governo malato e deviato può fare in modo che chi paghi per proteggerti ti pesti, e chi fa danni ti protegga?

Nel terzo millennio come ci si può definire civili se nel proprio Paese il pericolo maggiore per la propria incolumità è chi dovrebbe proteggerti?La risposta mia me la tengo, così come la rabbia per questo asso di picche (non scherzo, ha proprio questa forma) tutto viola che ho sulla pancia,pensando che se fossi stato magro magari mi facevano danni, ma per fortuna sono grasso.

Viva la ciccia, abbasso la polizia.

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