Dana e altre due detenute in sciopero della fame: "più ore di colloquio e tutele sanitarie per la popolazione carceraria!"

22 / 1 / 2021

Da ieri Dana Lauriola, l’attivista No Tav detenuta da oltre 4 mesi, e altre due detenute - S. Calabria e M.E. Calabrese - hanno iniziato uno sciopero della fame. Le motivazioni sono le durissime condizioni in cui versano le detenute e i detenuti nel carcere delle Vallette a Torino.

La situazione carceraria è peggiorata in tutta Italia dall’inizio della pandemia: alla scarsissima attenzione sanitaria, che ha portato allo scoppio di non pochi focolai, si aggiungono le restrizioni di quei diritti basilari che in qualche modo alleviano la terribile condizione detentiva. Tra questi, la diminuzione delle ore di colloquio, che mina fortemente il diritto all’affettività e la dignità stessa delle carcerate e dei carcerati. Le sei ore che ogni detenuta ha a disposizione per legge per effettuare colloqui in presenza che, sospesi per via della pandemia Covid-19, sono stati sostituiti da video chiamate che però non mantengono mai il monte ore settimanale complessivo, ma al contrario lo diminuiscono se non direttamente dimezzato.

Questa è una delle ragioni della protesta. Si legge sul sito Notav.info: «Dal momento in cui il carcere ha riaperto la possibilità di effettuare le visite familiari, tantissimi parenti si sono recati al carcere per effettuare le prenotazioni, solo che una volta presentatisi in loco, a tutti quelli provenienti da fuori Torino è stato vietato l’accesso al carcere con la scusante della Zona Arancione. Come se non fosse un motivo di primaria necessità quello di incontrare i propri parenti detenuti. Ma non solo, sono stati respinti e colpevolizzati per essersi presentati, nonostante non sia giunta a loro alcuna comunicazione da parte della Casa Circondariale. A fronte di questa immotivata privazione, il carcere delle Vallette non prevede ad oggi alcuna forma sostitutiva che garantisca le 6 ore di colloquio anche sotto forma di video chiamata».

Dana, S. ed M.E. chiedono che vengano immediatamente riammesse le videochiamate, la telefonata ordinaria e anche quella aggiuntiva e viene richiesto che tutti i detenuti e le detenute abbiano possibilità di integrare con videochiamate le ore in presenza così da raggiungere comunque il monteore complessivo settimanale. Inoltre chiedono di ristabilire al più presto le prenotazioni dei colloqui via mail, che renderebbe più sicuro, a livello sanitario, la possibilità per le famiglie di effettuare la prenotazione alla visita. Infine richiedono che la chiamata con il proprio legale non rientri nell’elenco delle telefonate ai familiari.

Altro punto della protesta riguarda le tutele sanitarie, il fatto di ricevere di notizie in merito al vaccino e alla sua somministrazione, di mettere in atto in tempi brevi un’indagine medica accurata su tutta la popolazione carceraria per poter mappare in modo veritiero i contagi e prevenire terrificanti scenari. Va aggiunto che il carcere di Torino è tra quelli maggiormente in ritardo sulla messa in atto di misure sanitarie minime per detenute e detenuti.