Dalle trivellazioni al biocidio: Resistere allo Sblocca-Italia a partire da Sud

6 / 12 / 2014

Giovedì 10mila persone hanno sfilato per le strade di Potenza. Un corteo importantissimo che è arrivato dopo una lunga fase di accumulo che ha visto svilupparsi territorio per territorio, attraverso tutta la Lucania, mobilitazioni diffuse contro le trivellazioni. Abbiamo imparato a conoscere i #NoTriv lucani ormai da qualche mese e la determinazione e il radicamento comunità per comunità ci è sembrato immediatamente un dato da registrare e con cui fare i conti seriamente. 

Al di là dei numeri, che sono assolutamente sensazionali, quel che merita veramente un'analisi attenta è la composizione stessa del corteo. 

Il 4 Dicembre lucano è stato di fatti assunto come data di mobilitazione da tutte le lotte che si occupano di beni comuni, giustizia ambientale, guerra ai poteri industriali nazionali ed internazionali che riguardano un'area meridionale vastissima che parte dal nord della Puglia, passando per la Basilicata ed investendo tutta la Campania. Lo Sblocca-Italia colpisce in modo particolare le regioni del Sud, le stesse regioni che  in questi anni hanno già fatto i conti con lo spostamento progressivo dei centri decisionali  verso i poteri commissariali e che oggi vedono messa a sistema quella pratica di espropriazione del diritto alla decisione sui propri territori, sul proprio diritto alla salute. La Campania con il dramma mai risolto dei rifiuti e la Basilicata con la sua centralità nella gestione del post-terremoto, e dunque del miglior laboratorio italiano sperimentato sulla gestione economica dell'emergenza, sanno bene di cosa di parla quando ci si riferisce alla post-democrazia commissariale e al comando coatto che il capitalismo industriale esercita senza mediazioni sui territori.

Che lo Sblocca-Italia fosse tra i tanti l'atto più esplicitamente neoliberale, in piena ed esplicita sinergia con la fase di nuova accumulazione originaria del capitale nella crisi, era un dato assodato e sedimentato. Eppure l'attraversamento della giornata di Potenza e la possibilità di registrare quante sono attualmente le lotte che in questa vasta macro-area si stanno sviluppando contro i poteri delle multinazionali straniere soprattutto legate all'energia (petrolio, gas etc) ci restituisce l'immagine di un sud aggredito dal volto più feroce del capitalismo, da un coacervo di attori pronti a saccheggiare, di cui lo Stato-Mafia italiano è un protagonista come gli altri e come tale va considerato. 

Il decreto 133/2014  ha costruito l'autostrada ai poteri forti dell'edilizia, dell'energia, dello smaltimento dei rifiuti e delle grandi opere in generale, perché potessero accelerare i processi di devastazione  "sbloccando" a mezzo di una legislazione ad hoc quelle frizioni che non sono altro che i processi di vera democrazia e le resistenze territoriali al capitale estrattivo e violento.  Un'autostrada su cui però si possono costruire blocchi e sabotaggi che facciano saltare i piani da banditi di questi devastatori senza scrupoli. Di questo siamo assolutamente certi.

Perché se è vero che il governo Renzi legifera con una rapidità spiazzante e che a colpi di fiducia e di consenso fa passare piani di smantellamento sistematico dei diritti e della democrazia, come nessun governo italiano era riuscito a fare in modo così rapido, è pur vero che a noi movimenti resta lo spazio bianco della applicazione, restano le pagine che si scrivono quando si arriva sui territori e si pretende di espropriare le terre, di costruire impiantistiche nocive e di speculare sulla salute e sulla vita come ultimo terreno necropolitico di accumulazione del profitto. 

Potenza ci parla esattamente di questa temporalità lunga ed è per questo che non bisogna solo osservare quello che le battaglie lucane stanno già mettendo in campo contro le trivellazioni ed apprezzarne la capacità di produzione di immaginario legato al brigantaggio e alla sacrosanta storia post-coloniale che questi territori giustamente rivendicano. Bisogna ragionare nella prospettiva della ricomposizione di queste battaglia dalle temporalità differenziali per iscriverle dentro un orizzonte comune di un'area meridionale  e resistente del paese che si rifiuta di essere considerata materia da spolpare, discarica sociale  o campo aperto della valorizzazione. 

Questo spirito che mira a ricomporre più che a sommare, a creare connessioni più che addizioni, è lo spirito con cui i movimenti contro il biocidio si stanno relazionando ai #NoTriv lucani , così come a tutte le battaglia connesse al decreto Sblocca-Italia, a partire da quella che ci riguarda più da vicino che è la vicenda vergognosa di bagnoli, una vicenda che interroga immediatamente quei poteri forti che tra volto pubblico e privato  si sono intestati la condanna alla desertificazione sociale di un quartiere fondamentale della città, e che oggi, mai stanchi del profitto già accumulato pretendono di mettere in campo nuove forme di saccheggio e di speculazione.  

La strada è lunga e le esperienze in campo sono assai eterogenee. Ma noi, come dice un pezzo di una canzone che si sente spesso in questi giorni per le strade lucane,  sappiamo di fare paura anche a questi pachidermi del saccheggio!

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