Da Venezia a Riace la solidarietà non si arresta

Presidio studentesco in solidarietà a Mimmo Lucano

13 / 10 / 2021

Martedì 12 ottobre il collettivo universitario LiSC ha chiamato un presidio studentesco sotto al rettorato di Ca’ Foscari per esprimere solidarietà a Mimmo Lucano e indignazione per la condanna a 13 anni e 2 mesi che ha ricevuto poche settimane fa, con accuse di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, oltre che di numerosi atti illeciti legati alla regolarizzazione di persone straniere, assieme a un risarcimento di oltre 750mila euro.

Si sono susseguiti molti interventi di studenti e studentesse che hanno ribadito a gran voce l’ingiustizia di questa condanna e totale complicità con l’ex sindaco di Riace e il modello sociale che ha saputo costruire negli anni.

La condanna a carico di Mimmo Lucano è l’ennesima prova che essere fascisti in Italia è socialmente tollerato, visti anche gli avvenimenti recenti che hanno riguardato i maggiori partiti di destra, rispetto alle simpatie neofasciste dichiarate e in seguito all’aggressione di stampo squadrista avvenuta lo scorso sabato ai danni della sede romana della CGIL.

Tale tolleranza non viene invece esplicitata quando si inizia a parlare di diritti umani, di solidarietà e lotta alle discriminazioni, sminuendo tali argomenti accusando chi li porta avanti di essere “troppo politici” (si pensi anche all’educazione che viene promossa nelle scuole).

L’arresto e la condanna di Mimmo Lucano, inoltre, sono un’ulteriore conferma del successo che le politiche neofasciste di destra hanno avuto nel creare lo “spauracchio” dell’immigrato, nell’individuare in questa figura un nuovo nemico e nel diffondere una serie di false asserzioni riguardo il fenomeno migratorio, additando ad esempio le persone in movimento come criminali o pericolose.

Come risultato di questa propaganda sono stati emanati i decreti Sicurezza, con l’abolizione di alcuni tipi di accoglienza diffusa e potenziando i CPR, che sono effettivamente delle prigioni dove i migranti vengono trattati in maniera disumana. Il clima sociale che è conseguito da questo tipo di politiche ha aumentato esponenzialmente, negli ultimi tempi, il numero di aggressioni ai danni di corpi non bianchi in tutto il nostro paese, la cui matrice razzista viene tuttora occultata e nascosta dal dibattito mainstream.

Si veda, ad esempio, l’episodio dell’aggressione di Luca Traini a Macerata nel 2018, che ha sparato a 6 migranti e a cui è stata inflitta una pena minore di quella di Lucano.

L’arresto di Lucano, inoltre, è la riconferma del modello neoliberista e capitalista secondo il quale la vita di un migrante ha valore soltanto quando è compatibile al sistema di produzione ed estrazione di valore.

Ci viene detto che l’immigrazione clandestina sia quella da combattere. In realtà, il modello burocratico che gestisce l’immigrazione in Italia, dal rilascio dei permessi di soggiorno all’ottenimento dello status di rifugiato, fa sì che molte di queste persone in movimento non abbiano altra scelta che vivere nella clandestinità, nell’attesa della conferma del loro status di richiedente asilo. Così facendo, si alimenta il lavoro nero, si va a ingrossare le filiere di sfruttamento dei lavoratori – si pensi al caporalato al lavoro stagionale sottopagato -; in ultimo, si vanno a ingrossare le fila dello sfruttamento da parte delle mafie.

In un certo senso, l’arresto di Mimmo Lucano, che viene fatto passare come un criminale perché ha superato delle leggi che sono sostanzialmente fallaci, vista la difficoltà del processo tramite il quale si ottengono i documenti di regolarizzazione, non soltanto conferma il sistema neoliberista secondo il quale una persona ha valore solamente quando riesce a inserirsi nel modello economico produttivo, ma è anche in linea con le stesse politiche di Ca’ Foscari, per cui gli studenti contano soltanto quando pagano le tasse, vanno a lezione e superano gli esami; quando invece si tratta di ascoltare gli stessi studenti e le loro richieste affinché l’Università sia uno spazio sociale anziché un esamificio, tali richieste non vengono mai ascoltate. Ciò viene ancora di più confermato nel percorso di riappropriazione di tutti gli spazi che sono stati tolti alla comunità studentesca durante la pandemia, pur avendo i mezzi a disposizione per risolvere il problema.

Gli studenti, invece, hanno ribadito che le persone hanno valore in quanto tali, nessun essere umano è illegale; i confini sono solo una costruzione politica degli Stati Nazione per creare più barriere funzionali alla riproduzione di un sistema capitalistico e neoliberista che allontana, ghettizza e infine discrimina per assoggettare persone indesiderate.

Al contrario, la comunità solidale e attiva che Riace aveva costruito negli anni, grazie ad un’economia di prossimità del territorio e che guardava positivamente alle risorse di cui esso disponeva, ha rivelato i limiti e le reali intenzioni italiane riguardo il modello integrativo promosso dalle istituzioni.

Alla luce di questo scenario politico, appare chiaro come il Modello Riace fosse un vero e proprio pericolo: il pericolo di dimostrare che una società antirazzista, solidale, oltre che essere necessario, è davvero possibile.