Da Teano a Cancun Pensando a Terzigno

26 / 10 / 2010

C'è un nesso tra le mamme ed i cittadini impegnati contro la discarica di Terzigno, stretti tra la camorra e l'assenza dello Stato, e quanto succede in questi giorni a Teano, dove un'altra Italia si ritrova per provare a riscrivere dopo 150 il senso del nostro stare insieme?

C'è un nesso tra questi due fatti e le centinaia di migliaia di lavoratori e cittadini che il 16 ottobre scorso hanno risposto all'appello della Fiom per difendere diritti, lavoro e democrazia? E tra questi e quanto avverrà a Cancun, in Messico, dove a fine a novembre i governi del mondo si incontreranno per affrontare la tragedia dei cambiamenti climatici, mentre i movimenti del mondo promuoveranno un foro alternativo? I nessi ci sono e sono evidenti. Ormai la crisi strutturale del sistema capitalista miete sempre più vittime, reclama sempre più sacrifici sull'altare del profitto dove tutto quello che pensavamo di aver conquistato in un secolo di lotte e di socialismo giuridico viene piegato e scomposto.

Questo modello di sviluppo è insostenibile e sempre più persone se ne rendono conto sulla loro pelle, costretti a difendersi da uno Stato che in assenza di una vera opposizione politica rischia in maniera evidente e pericolosa una deriva autoritaria, come dimostra l'aggressione illegale contro la comunità di Terzigno che si batta per il diritto alla salute, o le sciagurate dichiarazioni incendiarie del ministro degli interni sulla manifestazione del 16 ottobre. Viviamo in un sistema costituzionale costruito sul diritto al lavoro, mentre quello che ci viene proposto dall'amministratore delegato Fiat e dalla Confindustria ripropone uno schema medioevale fatto di perdita di diritti e di salario, poca o nessuna sicurezza e competizione esasperata per fomentare una guerra in basso. E mentre la politica non affronta le questioni centrali, rimangono i movimenti, i comitati, le associazioni, i sindacati e la società civile ad organizzare riflessioni, analisi, mobilitazioni, conflitti e proposte su come uscire dalle crisi. Ed è questo uno dei temi centrali dell'incontro di Teano, che ribalta la retorica savoiarda dei vincitori e prova a fare un esercizio di analisi e pratica politica alla luce del leghismo rampante che appare aver avvelenato molte delle relazioni tra nord e sud.

Se si vogliono affrontare le questioni legate ai rifiuti, al federalismo fiscale, al diritto al lavoro e alla difesa del contratto nazionale, all'istituzione del reddito di cittadinanza ed alla salvaguardia dei beni comuni a partire dall'acqua, dobbiamo prendere visione della portata della crisi, dell'impatto che ormai questa ha anche nelle nostre vite quotidiane e dell'impossibilità della governance globale di cambiare lo stato di cose. La dimensione delle crisi è globale ed intreccia il particolare con l'universale, mettendolo in relazione.

Queste crisi non possono essere risolte con gli strumenti del modello capitalista. È questo il punto, evidente e visibili nei tanti conflitti sociali ed ambientali esplosi in questi anni in tutto il mondo (la lista sarebbe infinita).La crisi ecologica può essere fermata non con una mano di vernice verde sulle produzioni, come qualche furbetto della cricca vorrebbe, ma solo se si mettono in discussione i meccanismi di produzione, distribuzione e consumo. La "green economy" rischia di essere una scatola vuota o addirittura controproducente se non affronta le questione centrali legate a quale sviluppo e sistema economico oggi sia compatibile con la sostenibilità e con i limiti imposti dal pianeta e dalle crisi.

Cosa sono oggi dunque le "forze produttive" e come si possono organizzare è un altro dei temi centrali. Ecco perché le risposte a Cancun non arriveranno dall'incontro del Cop 16. A prescindere da cosa preferiremmo, non rimane come opzione che quella di organizzare un campo planetario capace di dare le risposte che l'umanità anela e di cui ha un disperato bisogno. Se non lo facciamo noi, non lo farà nessuno. La governance globale ha già fallito a Copenaghen, sulla crisi alimentare, su quella energetica, su quella finanziaria, su quella migratoria e su quella economica; purtroppo fallirà anche a Cancun. Queste crisi possono essere superate solo attraverso la costruzione di un modello che metta la giustizia ambientale e sociale al centro della costruzione del proprio paradigma di civilizzazione. Questo afferma la società civile a Teano, come quella che sta organizzando Cancun. E queste sono le risposte che cercano i milioni di italiani precari e disoccupati, le mamme di Terzigno, i pastori sardi, i comitati dell'acqua, i maestri ed i ricercatori, tra gli altri. Chiedono di migliorare le condizioni materiali, peggiorate enormemente con le crisi, e di rispettare i loro territori ed i loro beni comuni: la memoria stessa di una comunità.

Abbiamo bisogno di fare un salto in avanti che ci proietti finalmente verso il futuro. Abbiamo bisogno di una nuova teoria dell'emancipazione sociale, di una Democrazia della Terra. Abbiamo bisogno di farci domande nuove e di costruire vocabolari nuovi. Ed a questo esercizio non possono sottrarsi le forze della sinistra, che rischiano la marginalizzazione dalla storia. Il terreno di confronto su cui ricostruire un campo ed un'appartenenza sta nella scelta del bene comune e della giustizia sociale ed ambientale come assi della riscrittura del contratto sociale.

Oggi la liberazione dell'uomo passa indissolubilmente per la liberazione della Terra.

* Portavoce A Sud - www.asud.net