Cosenza, una nuova occupazione contro il "Pianocasa"

L'occupazione di oggi rilancia prepotentemente un bisogno che si moltiplica quotidianamente nella nostra città e un diritto che sentiamo violato: la casa!

27 / 5 / 2014

Sono passati appena dieci giorni dallo sgombero del palazzo occupato a Cosenza dal comitato “Prendocasa”, il movimento cittadino che aderisce ad “Abitare nella crisi”.

Uno sgombero di una occupazione svolta nel pieno centro della città, durata poco meno di un mese e che ha visto all’opera un ingente spiegamento di forze dell’ordine, insieme ai provvedimenti emanati dalla procura nei confronti degli attivisti che occupano le case. E dopo dieci giorni, lunedì 26 maggio, una nuova occupazione viene messa a segno da “Prendocasa” e da quegli occupanti sgomberati dallo stabile della curia, circa 50 persone, italiani e migranti, tra cui famiglie con bambini.

La nuova struttura occupata si trova nella parte vecchia della città, nella zona di Porta Piana, uno stabile lasciato all’incuria da almeno 3 anni. Ecco alcuni stralci del comunicato diramato da “Prendocasa”: “Dopo l'operazione militare, guidata dalla digos e operata dai reparti speciali di polizia e carabinieri, che 10 giorni fa ha messo sulla strada 50 persone, tra cui decine di bambini, ritorniamo ad occupare uno dei tanti immobili pubblici chiusi che in questa città, come nel resto del paese, sono destinati all'incuria o alla cartolarizzazione.

Il 15 maggio procura e questura hanno voluto dare una prova di forza contro le occupazioni ammantandosi dietro la retorica del ripristino della legalità e il suggello della proprietà privata, cercando di scoraggiare la determinazione di chi ha deciso di non delegare più la propria esistenza alla politica ed alle logiche clientelari, ma di riprendersi tutto quello che gli spetta a partire dal diritto alla casa. Le lotte non si arrestano.

L'occupazione di oggi, dell'ex scuola elementare Don Milani a Porta Piana, rilancia prepotentemente un bisogno che si moltiplica quotidianamente nella nostra città e che per le donne e gli uomini sgomberati dall'ex istituto religioso è vitale. Andiamo avanti, Paolo e Luca liberi subito!”.

La lotta per la casa in città però si caratterizza per un altro avvenimento registrato nella giornata di ieri. Su una locandina di un giornale locale, presente quindi per tutte le edicole in città, si legge a chiare lettere di una indagine della procura di Cosenza sulla criminalità locale che sarebbe dietro le occupazioni abitative.

Sfogliando le pagine del giornale si legge di una indagine aperta dalla procura di Cosenza:“…pare infatti che dietro il fenomeno delle occupazioni abusive di appartamenti ed istituzioni religiose ci sia un’organizzazione criminale che fa soldi facili – decidendo di fatto – dietro la consegna di denaro – chi deve o meno prendere posto negli spazi”.

Non si fa in tempo a leggere queste parole che la reazione spontanea immediata è quella di un sorriso ironico; i membri di “Prendocasa” esprimono forti perplessità su quella che appare come una vera e propria montatura giudiziaria. Possibile che la criminalità organizzata, che tutti ormai descrivono come una holding che fa affari milionari, vada a cercare soldi da persone particolarmente indigenti, come quelli che occupano le case?

Possibile che tutto questo accada all’interno di una dinamica di movimento, come quella di “Prendocasa”, che ha agito occupando spazi in centro città alla luce del sole ed intrattenendo continui confronti con rappresentanti delle istituzioni di ogni tipo (pensiamo all’incontro del 13 maggio tra gli attivisti di Prendocasa e la Commissione Welfare del comune di Cosenza, in cui gli attivisti hanno mosso delle proposte fino adesso disattese: evitare le alienazioni di immobili di proprietà comunale che potrebbero essere destinati all’emergenza abitativa; porre un freno agli sfratti e agli sgomberi, soprattutto per i casi di morosità incolpevole, quando le famiglie non sono più in grado di far fronte all’affitto; sbloccare i fondi ex Gescal fermi dal 2008 alla Regione per destinarli alla costruzione di alloggi popolari; rispettare il regolamento comunale per far sì che il 2% del costruito venga destinato all’edilizia residenziale pubblica)?

Ma soprattutto proprio le cronache della stampa locale, che due anni fa annotavano nelle loro pagine lo “scandalo Aterp”, dove politica, imprenditoria e ndrangheta si infiltravano nel business senza fine della speculazione edilizia, dovrebbero suggerire che se si cerca qualcosa di sporco si dovrebbe guardare ben altrove che in un comitato di lotta per la casa che opera dal basso. Con questa ultima occupazione, aumenta il numero delle occupazioni di “Prendocasa” nel centro storico, dopo quelle di Palazzo Cosentini e Palazzo Francini.

Gli attivisti sono inoltre in uno stato di allerta per la possibilità dello sgombero dell’istituto delle Canossiane, occupato il 31 ottobre scorso e sede di una delle assemblee nazionali, tenute a dicembre, di “Abitare nella crisi”.