Coronavirus nelle carceri. L’appello di Osservatorio Repressione

9 / 3 / 2020

Da ieri dilaga la protesta nelle carceri italiane, sull’onda del timore per il contagio da corona virus e per le restrizioni imposte a detenuti e detenute. Dopo la rivolta nel carcere di Modena, le proteste divampano in altri istituti penitenziari italiani, 27 al momento secondo il sindacato di polizia penitenziaria, ma la protesta si sta espandendo da Nord a Sud. I detenuti protestano soprattutto per le forti limitazioni agli incontri con i familiari. Chiedono garanzie contro il contagio da coronavirus e rinnovano la richiesta di interventi per ridurre il sovraffollamento. Al momento si registrano otto morti, sei nel carcere di Modena, uno ad Alessandria e uno di Verona, tante sezioni sono al momento occupate dai detenuti. A Foggia si segnalano numerosi evasi e molti detenuti hanno subito violenza da parte della polizia penitenziaria. Pubblichiamo un appello firmato da numerose associazioni che si occupano dei diritti delle detenute e dei detenuti, tra cui Osservatorio Repressione.

Un appello al Presidente della Repubblica, ai ministri della Giustizia e della Sanità, al responsabile del Dap, al Garante dei detenuti, ai deputati e ai senatori della Repubblica.

“Vista la drammatica emergenza sanitaria che sta colpendo la popolazione tutta riteniamo che le misure di prevenzione adottate rispetto alla popolazione detenuta siano assolutamente inadeguate a fronteggiare i rischi connessi ad un contagio che metterebbe a rischio oltre 61.000 persone.

Va tenuto conto che tra la popolazione detenuta il 50% circa ha una età compresa tra i 40 e gli 80 anni, oltre il 70% presenta almeno una malattia cronica e il sistema immunitario compromesso.

È del tutto evidente che la diffusione del virus all’interno delle carceri assumerebbe dimensioni catastrofiche. Limitare o proibire i colloqui familiari, l’accesso dei volontari e i permessi di uscita non mette al riparo dal rischio contagio.

Quello che si è creato, e che va crescendo di ora in ora, è un clima di paura e insicurezza tra la popolazione detenuta, i familiari e il personale penitenziario che comunque è obbligato a garantire il servizio.

Gli istituti penitenziari sono a tutti gli effetti luoghi pubblici, sovraffollati e promiscui con un via vai continuo di personale e fornitori che potrebbero diventare veicolo di contagio e scatenare una vera epidemia, pertanto non bisogna dimenticare che la popolazione detenuta, al pari del resto della popolazione, è tutelata dalla Costituzione e dalle carte internazionali dei diritti umani.

Chiediamo che si intervenga con un provvedimento immediato di sospensione della pena per tutte le persone detenute ammalate ed anziane, chiediamo che il Parlamento vari una amnistia urgente per la rimanente popolazione detenuta”.