Cop 15 - We also shouted push!

Utente: Seppia
3 / 12 / 2010

Il 25 novembre appena trascorso in Italia è stata una giornata di straordinarie mobilitazioni, migliaia di studenti, ricercatori e precari sono scesi in piazza contro il DDL Gelmini e una crisi che non è solo finanziaria, ma nel suo essere strutturale è anche sociale e climatica. 

Nelle stesse ora in cui noi bloccavamo le città italiane la corte di Copenhagen condannava Stine Gry Jonassen e Tannie Nyboe, portavoci del network Climate Justice Action, riconoscendole colpevoli di aver organizzato i disordini avvenuti durante le mobilitazioni contro il COP 15 dell’anno scorso nella capitale danese. Questa sentenza è l’esito del meccanismo di repressione e criminalizzazione del dissenso innescato dal governo danese nei giorni del vertice, segnati da migliaia di arresti preventivi e una militarizzazione completa della città.

In quei giorni di dicembre in migliaia attraversammo le strade di Copenhagen, diversi tra noi ma uniti nell’affermare che quel sistema in crisi era il problema, che non avremmo più accolto le loro false soluzioni, uniti nel costruire una giustizia climatica che nasce dal basso, radicata nei territori, uniti e decisi a riprenderci il controllo delle nostre vite.

L’incapacità dei potenti di trovare una soluzione dimostrata durante quel vertice è ancora più lampante di fronte a questa sentenza, segnale della loro paura nei confronti della nostra potenza, che né il freddo né la violenza della polizia sotto il Bella Center è riuscita a fermare. Ed è questa consapevolezza che ci porta in questi giorni a Cancun a prendere parola contro il COP 16, e che ci fa sentire vicini e complici di Tannie e Stine, come quando il 16 dicembre 2009 urlammo tutt* PUSH!

Per reclamare il potere di decidere autonomamente delle nostre esistenze.

CS TPO