“Contro la speculazione energetica, per la giustizia ambientale e sociale”. Perché è stata sanzionata Hera a Padova durante l’ultimo climate strike

26 / 9 / 2022

Un testo di Fridays for Future Padova che spiega le ragioni dell'azione che c'è stata alla sede della multiutility Hera lo scorso 23 settembre.

L’azione principe dello sciopero globale per il clima che ha visto 3 mila persone scendere in piazza nella città di Padova è stato un sanzionamento alla sede di Hera al grido di “Contro la speculazione energetica, per la giustizia ambientale e sociale”

 “Hera” è un nome che nella nostra città si legge su molte insegne, vetrine e bollette. Ma cos’è davvero Hera? 

È la multiutility quotata in borsa che a Padova, e da qualche anno in altre parti del Nord Italia, si occupa della maggior parte dei servizi essenziali. Acqua potabile, raccolta e smaltimento dei rifiuti (inceneritori compresi), luce e gas.

Con un’osservazione non superficiale delle azioni di mercato fatte dall’azienda ci si rende facilmente conto che gli unici interessi perseguiti sono quelli di profitto, mentre la vita e il benessere di tutt* noi è relegata all’ultimo gradino nella scala delle priorità.

Nel 2011 in Italia quasi 26 milioni di persone si sono espresse in un referendum che vietava la privatizzazione l’acqua in quanto bene comune. Il quesito implicava anche che la gestione dei servizi idrici sui territori dev’essere essere pubblica. L’anno dopo AcegasAps, che gestiva questi servizi ha fatto una fusione con la società per azioni Hera. A Padova, con una convocazione d’urgenza al consiglio comunale che era in maggioranza PD, l’operazione venne approvata senza coinvolgere in nessun modo cittadin* e comitati impegnati sul tema.

Questa stessa fusione si muoveva nella direzione opposta del referendum, perché Hera è strutturata da un consiglio di amministrazione e dagli azionisti che deve soddisfare attraverso la distribuzione di utili, cioè profitti. Questa priorità porta a spericolate operazione finanziarie che non tengono conto dell’equità del servizio, della minimizzazione dell’impatto ambientale, della riduzione degli sprechi di acqua o della produzione di rifiuti, del rispetto del territorio e della salute delle cittadine e dei cittadini. 

Negli ultimi ultimi dieci anni tanti comitati locali si sono battuti spingendo perché il referendum del 2011 venisse rispettato e l’acqua fosse pubblica e gratuita, ma non è stato abbastanza. Hera ha continuato ad espandersi e fare sempre più profitto, spesso a discapito del bene pubblico. Dati alla mano, il ricavato annuo del presidente aziendale (lo stesso da anni) ruota intorno ai 772mila euro e quello dell’amministratore delegato 800mila (fonte i documenti approvati dal cda del gruppo hera, li trovate online sul loro sito).

Alla luce di questi dati è evidente che per un’azienda di queste proporzioni il business è centrale mentre la cura dei servizi, che dovrebbe avere una forte natura territoriale, passa in secondo piano. Al primo posto vengono operazioni di mercato, acquisizioni, espansioni anche per garantire gli interessi dei grandi gruppi privati presenti in forza nella società. 

In questo panorama si inserisce anche l’aumento dei prezzi delle bollette di questo periodo, gravose e inaccessibili per la maggior parte di noi. Se quest’aumento è dovuto alla scarsità delle risorse per la difficoltà di approvvigionamento causate dalla guerra in atto, ci chiediamo perché le conseguenze di questi giochi di potere mossi dagli interessi economici delle grandi aziende che producono energia (come Eni, Snam, Shell ecc..) le dobbiamo pagare noi. Ovviamente Hera è solo un piccolo pezzo della grande bolla speculativa che si è creata attorno ai prezzi dell’energia. 

Riteniamo che questi siano i responsabili che devono pagare le conseguenze di questa crisi climatica, energetica e sociale. Riteniamo anche che ci sia l’urgenza imminente di uscire dall’energia fossile cambiando questo modello di sviluppo che ormai si è chiaramente rivelato insostenibile in tutti i sensi.

Colpire Hera in tutto questo significa rivendicare una gestione democratica dell’energia e delle risorse, ma soprattutto sottrarsi alle logiche speculative che vengono agite ogni giorno sulle nostre vite.

Per questo ci è sembrato centrale indicare questo obiettivo durante questo sciopero per la giustizia climatica e sociale, perché non è stato altro che uno sciopero per la vita, per una vita accessibile, degna e bella!