Contro la guerra e il patriarcato. Lo sciopero transfemminista si prende lo spazio pubblico

Cronaca multimediale dalle città del Nord-Est. Sanzionati nella notte centri “Pro Life” e consultori con personale obiettore. A Padova occupata la sede Fusinato del Liceo Marchesi. In centinaia nelle passeggiate e nei vari cortei cittadini.

8 / 3 / 2022

Nelle piazze di tutto il mondo risuona forte il grido contro il patriarcato. Sono milioni le donne e le soggettività LGBTQIA+ che si mobilitano per questa giornata di sciopero transfemminista: rivendicazioni che superano la retorica celebrativa e che quest’anno, tra le altre cose, evidenziano il chiaro legame tra il patriarcato e la guerra.

La cronaca multimediale della giornata, in continuo aggiornamento.

A Nordest l’8 marzo inizia presto, con il sanzionamento di alcuni centri “Pro Life” e consultori con personale obiettore. Il messaggio è chiaro: “aborto ed eutanasia liberi”, lo sciopero globale transfemminista comincia con la rivendicazione del libero diritto alla scelta, e che esso sia garantito attraverso servizi accessibili.

8 marzo sciopero transfemminista

Questo è solo uno dei motivi per cui oggi in tutto il mondo si terranno piazze, manifestazioni, cortei e sit-in.

In questi anni segnati dalla pandemia abbiamo visto quanto la cura, la salute e il lavoro non retribuito siano stati demandati alle donne, a cui è stato richiesto uno sforzo in più per mantenere i legami sociali e attutire l’urto del colpo pandemico sul sistema capitalista. Le donne e le soggettività lgbtqia+ sono state anche le più colpite dai licenziamenti, dalle chiusure in quelle case che sono diventate prigioni, insieme a mariti o compagni che sono diventati (o che erano già) aguzzini.

La lotta trasnfemminista non si è mai fermata, è andata avanti tramite le pratiche quotidiane di solidarietà, tramite i presidi di cura nei quartieri, tramite le assemblee e le mobilitazioni (non ultima quella organizzata da Non Una Di Meno il 27 novembre che ha visto sfilare centinaia di migliaia di persone a Roma), che continueranno anche dopo l’8 marzo. La lotta transfemminista l'abbiamo vista anche nelle piazze "No War", perché l'unica risposta alle guerre mosse da capitalismo e patriarcato a discapito dei margini può essere solo quella del disarmo e della diserzione.

A Padova, occupata la sede Fusinato del Liceo Marchesi: «siamo in 300, studenti e studentesse hanno occupato in questa giornata per connettere le mobilitazioni studentesche di questo inverno con la lotta transfemminista. Oggi vogliamo parlare dei problemi del sistema scolastico in relazione alla violenza patriarcale» (leggi il comunicato). Sempre il Collettivo del Marchesi, nei giorni scorsi aveva lanciato un appello a tutte le studentesse e studenti della città a venire oggi a scuola con la gonna, un gesto simbolico di solidarietà nei confronti di tutte le ragazze a cui viene intimato di coprirsi per non "provocare professori e compagni di classe”.

8 marzo sciopero transfemminista

Nel corso della giornata sono molte le mobilitazioni di lavoratrici, che lamentano una grande disparità salariale, di trattamento e di diritti. A Treviso Adl Cobas e Non una di Meno hanno voluto essere presenti davanti alla sede degli Industriali trevigiani per denunciare la situazione di precarietà a cui moltissime industrie condannano i lavoratori in generale e le lavoratrici in particolare. In mattinata ci sono state varie iniziative insieme a un gruppo di lavoratrici precarie che hanno lavorato per molti mesi alla De Longhi, una delle più importanti industrie della città. Com’è ormai prassi, dopo 18, 20 o anche più mesi di lavoro con contratto a tempo determinato, vengono lasciate a casa: la storia comune è che nessuna supera la soglia fatidica dei 24 mesi perché altrimenti l’azienda sarebbe costretta a procedere con l’assunzione a tempo indeterminato.

8 marzo sciopero transfemminista

Presidio di Adl Cobas anche davanti all'ospedale di Piove di Sacco. Durante la pandemia si è chiesto uno sforzo maggiore alle lavoratrici, senza aumentare tutele e orari di lavoro. «Il lavoro di cura è estremamente femminilizzato e di conseguenza sfruttato» denunciano dal presidio, «è necessaria l'introduzione di un salario minimo e il riconoscimento del lavoro di cura per favorire l'autodeterminazione delle donne».

8 marzo sciopero transfemminista

A Padova presidio delle lavoratrici delle pulizia davanti all'Agenzia delle Entrate per chiedere "meno mimose, più salario e diritti!".

8 marzo sciopero transfemminista

A Treviso studentesse/i hanno distribuito degli speciali mazzi di mimose, che riportavano la frase: "L8 marzo non vogliamo le mimose ma abolire il patriarcato". Oltre a questo hanno consegnato un volantino con l'iceberg delle violenze e l'adesivo con il Q(uee)R code che riporta ad un sondaggio sulle molestie.

8 marzo sciopero transfemminista

Anche a Trento sono stati segnalati l’Ospedale Santa Chiara e uno dei Centri Aiuto alla Vita, sede del Movimento per la Vita, noto per la propaganda antiabortista. Dal 2010, la percentuale di ostetrici-ginecologi obiettori in Trentino supera il 50%, e in particolare l’Ospedale Santa Chiara, la struttura in cui vengono praticate il 100% delle interruzioni volontarie di gravidanza, ne conta il 65%. Inoltre, nel 2020 il Centro Aiuto alla Vita ha ricevuto 67.000 euro dalla Provincia Autonoma di Trento, e ha ospitato l’Assessora alla Salute e alle Politiche Sociali Stefania Segnana ad una conferenza organizzata dal Movimento per la Vita con il patrocinio della Provincia. Questo avviene in una provincia la cui amministrazione leghista ha rimosso l’educazione sessuale e di genere dalle scuole superiori come uno dei suoi primi atti.

8 marzo sciopero transfemminista

I cortei pomeridiani sono stati aperti a Padova. Qui Alle 16 è partita la Slut Walk transfemminista, dall'Arcella si è snodata verso la stazione e per le strade della città.  Più di 100 tra giovani e student3 hanno deciso di sfilare in corteo, contro il catcalling e le molestie quotidiane. Per tutto il corteo è stato denunciato come l'idea di sicurezza che viene propugnato dal sistema patriarcale coincida con una militarizzazione sfrenata della città, mentre spesso e volentieri le denunce portate agli occhi delle forze dell'ordine vengono sminuite e derise. 

Durante il corteo sono stati fatti vari attacchinaggi che riportavano messaggi contro la violenza di genere.  Inoltre è stato srotolato uno striscione davanti agli uffici della polizia locale, con la frase "mi proteggono le mie sorelle, non la polizia". La passeggiata indecorosa è continuata per unirsi al corteo, molto partecipato, di Non Una di Meno.

8 marzo sciopero transfemminista

Anche a Venezia un corteo transfemminista si è ripreso la città! Il corteo è partito da Campo San Geremia, simbolo delle narrazioni tossiche date dai media, dove sono stati appesi vari strilloni contenenti i titoli che si vorrebbero leggere tutti i giorni. La marea transfemminista ha poi raggiunto Campo Santa Margherita, luogo che negli ultimi mesi è diventato scenario di diverse aggressioni contro donne e soggettività non conformi. 

Tantissime le voci che si sono susseguite durante tutto il corteo, contro l'aborto e contro le associazioni antiscelta, contro la violenza domestica, contro lo sfruttamento dei corpi e dei territori e contro la militarizzazione della città in nome di una sicurezza che è invece, frutto di una visione patriarcale della società.

8 marzo sciopero transfemminista

A Vicenza nel pomeriggiosono stati segnalati quei numerosi spazi abbandonati, che potrebbero essere impiegati per offrire servizi socio sanitari (come consultori, case rifugio e centri antiviolenza) per tuttə le soggettività che vivono nelle periferie, in modo che si attenui l'accesso differenziale a quest'ultimi. 

Il corteo serale ha sfilato dalla periferia al centro della città, arrivando in piazza Esedra. Nel farlo ha sanzionato alcuni spazi vuoti e la sede dell' INPS. Tutto ciò per portare nelle strade rivendicazioni per una città più a misura di donne e soggetti marginalizzati. Infatti, ancora oggi si leggono dati statistici allarmanti sulla disoccupazione femminile e sul gender pay gap.

Già questa di per sé è una situazione di violenza che isola ed indebolisce moltissime donne. Come se non bastasse: violenza verbale, psicologica e sessuale nei posti di lavoro senza vedere applicate alcun tipo di tutele.

Nel frattempo, però, le strade vengono definite "sicure" grazie alla lotta al degrado condotta dall'amministrazione comunale e dalla questura. "forse è per questo motivo che le forze dell'ordine non rispondono subito se subisci una violenza domestica".

8 marzo sciopero transfemminista

A Schiodiverse persone hanno partecipato alla passeggiata transfemminista, attraversando le vie del centro a partire da Piazza Rossi, dove i motti incisi alla base della storica statua dell'Omo sono stati rielaborati per rivendicare una società che metta al centro i diritti e la libertà di tuttɜ di decidere dei propri corpi. In piazza sono stati inoltre appesi 121 cartellini rossi a simboleggiare le vittime di violenza di genere in Italia nel 2021. 

Il corteo si è quindi spostato verso il Liceo delle Scienze Umane A. Martini, dove gli studentɜ hanno sottolineato la necessità di un'educazione sessuale che parli di piacere e anche di rapporti non eterossessuali, muovendosi poi per le vie della città puntando il dito contro tutti quei negozi che nelle loro vetrine perpetuano un ideale di bellezza nocivo e irreale. Gli interventi si sono quindi susseguiti reclamando la necessità che venga garantito il diritto all'aborto, parità di trattamento e riconoscimento nei luoghi di lavoro, contro tutte le forme di violenza che colpiscono le donne, le persone migranti, disabili e la comunità LGBTQIA+.

8 marzo sciopero transfemminista

Oltre un centinaio di persone a Treviso. Il corteo si è ripreso il centro della città lasciando segno del proprio passaggio attacchinando e facendo parlare i muri della città. In Piazza dei Signori è stato ribadita la diserzione alla guerra, a tutte le guerre frutto del capitalismo e dell'imperialismo, lo striscione di testa infatti recitava: "Defect war, destroy patriarchy".

Due punti della città sono stati poi risignificati, la fontana delle tette oggettificata al passaggio degli alpini qualche anno fa e risignificata in chiave transfemminista. Il secondo punto è stato il duomo, con una deviazione non prevista dal corteo dove è stato affisso uno striscione "Ma quale stato, ma quale Dio sul mio corpo decido io" per denunciare la politica dei movimenti per la vita che ostacolano l'aborto libero e hanno affossato il referendum per l'eutanasia.

Il corteo è finito davanti al comune rimandando al mittente la bugia apparsa su Vanity Fair per la quale Treviso sarebbe una città per le donne, nonostante i posti di lavoro persi e il difficilissimo accesso alle cure per donne e corpi non eteronormati.

8 marzo sciopero transfemminista