"Contro il vostro modello di scuola". Venerdì 18 febbraio mobilitazione nazionale studentesca

17 / 2 / 2022

Dopo l’ennesima tragedia causata dall’alternanza scuola-lavoro, che è costata la vita a un sedicenne di Ancona, venerdì 18 febbraio studenti e studentesse di tutta Italia scenderanno nuovamente in piazza. La mobilitazione nazionale è stata lanciata in seguito all’assemblea che si è svolta a Roma il 5 e 6 febbraio, nella quale «una nuova generazione di attiviste e attivisti, di studentesse e di studenti, tornata finalmente protagonista nel paese, si è confrontata su pratiche di lotta e prospettive da raggiungere collettivamente».

Il claim della giornata non ammette repliche, “contro il vostro modello di scuola”, così come chiari sono i punti della piattaforma unitaria, nei quali si mette un punto anche sul carattere repressivo con cui le istituzioni hanno risposto alle mobilitazioni delle scorse settimane: «rispediamo al mittente le parole della ministra dell'Interno Lamorgese che tenta di criminalizzare le lotte studentesche e di dividerci tra 'buoni' e 'cattivi', una tattica vecchia volta solo a proteggere le forze del (dis)ordine».

Abolizione Pcto, ex alternanza scuola-lavoro.
Vogliamo i privati e lo sfruttamento delle aziende fuori dai nostri istituti. L'aziendalizzazione produce solo morti, disuguaglianze e precarietà. La scuola deve essere luogo di formazione collettiva, non di educazione al precariato e a un non-futuro privo di prospettive.

Ritiro immediato della direttiva Lamorgese
«Vogliamo totale libertà di movimento e di manifestare il nostro dissenso. No ai taser e alle bodycam per la polizia, basta repressione e abusi nei confronti di chi lotta».

Salute mentale, valutazioni e didattica
Il modello di scuola attuale costringe studenti e studentesse a subire valutazioni continue e competitività sfrenata, che complice la gestione pandemica e la DAD, distrugge la salute mentale dei giovani e aumenta a dismisura ansia, stress e disturbi psicologici.
Il disagio giovanile è una realtà tangibile e la difficoltà diffusa che proviamo nella nostra quotidianità scolastica è conseguenza delle imposizioni di una scuola punitiva e esclusiva.
Inoltre, il modello di didattica e insegnamento, nozionistico e frontale, non contribuisce alla nostra formazione e anzi è manifestazione di una scuola lontana dalle nostre esigenze.
Allo stesso modo il nuovo esame di maturità esprime l'indifferenza istituzionale verso la nostra condizione nelle scuole, non ammettendo le proprie responsabilità di una gestione pandemica vergognosa, che ha impattato violentemente sui corpi e sulle menti delle diverse soggettività giovanili.

Edilizia spazi e socialità
Siamo costretti a studiare in delle scuole con delle strutture fatiscenti, in delle scuole che cadono a pezzi, in degli edifici non adatti all’ambiente scolastico. Durante la prima fase pandemica questa mancanza strutturale di spazi e il conseguente sovraffollamento delle scuole è stata uno dei fattori che ha portato al ricorso della didattica a distanza, e che ancora adesso impedisce il distanziamento nelle aule, rendendole un luogo di contagio. La pandemia lo ha evidenziato in modo molto chiaro: c’è necessità di più spazi per gli studenti e studentesse, spazi che siano luogo di confronto, spazi autogestiti dagli studenti stessi.

Occupando le nostre scuole ci siamo ripresi i nostri spazi e abbiamo messo in pratica un’alternativa alla scuola che conosciamo e viviamo ogni giorno riprendendoci i momenti di socialità, confronto e aggregazione che erano venuti completamente a mancare durante la pandemia.
Dobbiamo ripensare la scuola non solo come luogo dove vengono impartiti saperi tradizionali in modo frontale e nozionistico ma come luogo di cura, relazione e socialità. Luogo dove prenderci cura degli altri e delle altre e confrontarci.
I soldi del Pnrr devono essere spesi in questa direzione: pretendiamo più spazi, più spazi per la socialità e degli investimenti seri e strutturali dopo decine di anni di tagli alla scuola pubblica. Vogliamo controllare dal basso tramite commissioni studentesche permanenti come questi soldi verranno distribuiti.

Protagonismo studentesco Le occupazioni di questi mesi sono state una lotta al silenzio istituzionale sulla scuola e sul mondo della formazione e hanno espresso non solo un ribaltamento del sistema scolastico, ma anche l'applicazione concreta di un modello alternativo basato sulle nostre esigente e desideri. La nostra scuola è quella delle scuole occupate, una scuola transfemminista, una scuola inclusiva, una scuola che parli di ambiente, sessualità, affettività, cura, politica e attualità. 

Non vogliamo la scuola come servizio cristallizzato nel tempo e nello spazio, a cui generazioni di studenti e studentesse sono costretti ad adattarsi, pretendiamo che sia il modello scolastico a doversi adattarsi alle nostre necessità. Vogliamo essere parte attiva della comunità scolastica e prendere parte alle decisioni sulla nostra scuola e quindi sulla nostra vita. Vogliamo che la nostra voce e il nostro grido come generazione venga ascoltato e vengano date delle risposte concrete alle problematiche che evidenziamo.

Immagine di copertina: Militanza Grafica