Considerazioni sulla manifestazione al CIE di Gradisca

Si, abbiamo mostrato ai migranti trattenuti che siamo con loro anche nel rifiutare la gabbia capziosa di una legalità che non è uno strumento di garanzia ma di illegittimità. E lo rifaremo.

19 / 8 / 2013

una riflessione a partire dal post dell'Onorevole Pellegrino,  https://www.facebook.com/serena.pellegrino.92?fref=ts,seguito da quelli dei sindacati di polizia e disumanità varia ...

Anche noi - i "disobbedienti" (..ma quanto è duro a morire un nome? cmq siamo i centri sociali del nord est, ma lo stesso fan tutti i centri sociali ovunque) - apprezziamo sia il tuo interessameto sia il tuo coinvolgimento a proposito del CIE, e ben speriamo di poter collaborare nel futuro per arrivare al risultato per il quale, con molti altri, ci battiamo da 15 anni: la chiusura, senza compromessi possibili.

Essendo tu del territorio, di questo sei certamente a conoscenza.

Tuttavia, al di là di ciò, personalmente mi sento di interloquire a proposito di quanto scrivi in questo tuo post senza, naturalmente, discutere né i tuoi sentimenti né le tue intenzioni sul tema.

Ci sono alcune osservazioni cogenti che mi sembrail caso di fare, in parte già ben anticipate da Ancy.

Lo dico senza tanti giri di parole: il tuo post ha il sapore di un paternage (o maternage) un po' colonialista.

Sembra, leggendolo, che i migranti sovraeccitati fossero stati riportati sull'unica strada civile da una mediazione paziente tra loro e un soggetto buono in attesa di esaudire le loro richieste, rese però quasi incomprensibili da un atteggiamento sbagliato.

E che poi, diavoletti indisciplinati, di nuovo siano stati eccitati da fattori esterni, compromettendo quella sorta di dialogo.

Innanzitutto, mi trovo a disagio col tono generale. I migranti sono esseri umani adulti (almeno quelli dei cie ora) perfettamente senzienti, razionali e dotati della capacità di interagire con il mondo. Come lo siamo noi, che non siamo differenti in nulla e non siamo migranti, per ora, quasi per caso, anche loro egualmente sono perfettamente in grado di praticare, agire e vivere le emozioni umani che possono essere pazienza o rabbia con uguale dignità per entrambe le emozioni.

E sono in grado di comprendere e scegliere i propri comportamenti, non sono né minus habens né bambini in difficoltà.

Per cui se scelgono - e scelgono - di salire sul tetto non è un plagio, un'induzione: è una libera scelta che va rispettata, non sminuita come l'intemperanza di scolaretti un poco indisciplinati.

Tenerli buoni è il compito degli psicofarmaci che gli vengono dati, non il nostro e nemmeno il tuo.

Ti sarai ormai resa conto che il CIE è un nonluogo di sospensione dei diritti, una ferita di contraddizione tra l'affermazione di diritti universali della persona umana e la loro completa negazione.

Non c'è una mediazione possibile, non c'è un'umanizzazione sostenibile.

Certamente è meglio che quei luoghi siano meno peggio. Ma è anche vero, e chi li combatte da 15 anni lo sa, che c'è sempre questa fisarmonica di diritti e condizioni e sempre, sempre una fase minimamente espansiva delle condizioni di vita segue a un conflitto.

Un conflitto che è soprattutto loro: fatto di rivolte, incendi, scontri, proteste visibili.

Fino a che si mutilano, si feriscono, si rinchiudino, nulla accade. Questa è la normalità di quei nonluoghi. L'accondiscendenza, è ovvio, non mette in crisi un dispositivo che nasce esplicitamente in una piega forzata del diritto: è un'aporia per definizione, non è un nodo che in quell'internità ha una soluzione, non può essere sciolto.

Anche in questi recenti avvenimenti, purtroppo, sono convinto che se disgraziatamente non ci fosse stato un ragazzo gravissimo all'ospedale (in condizioni disperate, diciamolo.. anche noi siamo andati con la tenda della pace a cercar di capire, e abbiamo cercato nei giorni precedenti altri contatti per avere un quadro vero e non gestito dall'ufficialità), se non ci fosse stato, dicevo, la prefetto non avrebbe mollato nemmeno quelle minime cose.

Del resto, le aveva imposte, per quale logico motivo avrebbe dovuto recedere?

Perché glielo chiedevi tu?

Certo, ma sulla scorta di una pressione sociale ed emotiva esterna. Ed è da questa relazione e interazione tra "interno" ed "esterno" che sempre ci sono state le discontinuità più grandi a proposito delle condizioni di vita.

Tutto va agito, prescrizioni di legge e sanitarie, contraddizioni, ogni cosa nel modo più efficace e, quindi, attraverso canali appropriati.

Ma è irreale pensare, per l'intrinseca natura di quei luoghi che dicevo poco fa, che senza l'azione del corpo vivo della società in cui essi si situano, vi sia infine la possibilità di ottenere uno scarto significativo.

Per loro salire sul tetto non è un capriccio o lo sfogo corporeo di un'eccitazione infantile o animale. È un atto molto razionale di vita, di politica.

Salgono sui tetti perché è necessario, quindi, per rompere non solo le gabbie fisiche ma soprattutto quelle procedurali e mentali. Ci salgono perché si sentono vivi, perché lì sopra creano uno spazio umano comune e fuori controllo. 

Nell'articolo che linko qui sotto tento di articolare più diffusamente, e di spiegare perché è importante che al di fuori avvenga parimenti una rottura della norma, una creazione di spazio oltre l'imposizione. È esattamente questa rottura che crea quella risonanza di intenti e la crisi dell'aporia che deve essere nominata.

La preoccupazione per l'incolumità non è certo data dal fatto che rompano un vetro. È data dal fatto che la normalità lì è che l'ospedale è intasato dai migranti che vivono una quotidianità di lesioni. Una quotidianità, capisci?

Per quale motivo continuare ad esercitare la propria umanità attraverso la protesta li rende meno "credibili"?

"credibili" per chi e per cosa? dev'essere un qualche potere, niente affatto buono, che ritiene credibile che tornino ad essere disciplinati e mansueti?

Io invece gli credo. Credo che sono incazzati, determinati ad essere liberi e intanto ad essere trattati come essere umani. Su questo sono molto credibili. Ed è l'unica cosa vera che hanno, al di fuori del paternage.

Quanto, infine, alla manifestazione di ieri (ma è il punto di gran lunga meno importante), non mi è chiaro in che senso le prescrizioni della questura dovevano "garantirne la buona riuscita".

Che cos'era la "buona riuscita" secondo te, Serena?

In che modo vietare diritti costituzionali è una garanzia?

Dal punto di vista tecnico ti dico io come sono andate le cose, perché le ho vissute da protagonista visto che noi non siamo andati a partecipare, ma l'abbiamo organizzata insieme alla tenda per la pace, le realtà anarchice e altri soggetti della società degna.

Martedi avviene la notfica per un corteo da gradisca al cie (notifica, bada bene: non c'è nessun permesso da chiedere. La costituzione garantisce che i cittadini hanno il diritto di manifestare e l'autorità pubblica il dovere di garantirlo). Con orario 16-22.

Venerdi intorno all'ora di pranzo notifichiamo una riduzione: effettuiamo il presidio al cie, che ovviamente sarebbe seguito all amanifestazione. Quindi semplifichiamo la vita alle FFOO.

Venerdi sera la Questura ci dice che non possiamo stare sulla strada, bloccare il traffico o ostacolare le attività del cie, senza alcun motivo di ordine pubblico.

Unq questione di ordine pubblico è l'unico motivo per cui la questura può limitare il diritto a manifestare. Non può considerare che è improprio bloccare una strada.

Dopo una lunga e concitata telefonata con il questore (l'ho fatta io, so di cosa parlo) le prescrizioni vengono tolte. Testimone Aris Prodani, tuo collega, che infatti mi chiamò successivamente dopo aver parlato con il questore che lo assicurava che le prescrizioni erano tolte.

Poi alle 16.30 di sabato ci vengono ri-notificate, contravvenendo alla parola data, con la scusa che il prefetto aveva rigettato il ricorso per le precedenti, peraltro già ritirate.

Capisci che la cosa è irritante. È esattamente lo stesso dispositivo di espulsione dalla cittadinanza che crea i CIE.

Allora sì, personalmente mi sono preso la responsabilità di comunicare al responsabile di piazza che quelle prescrizioni erano illegittime e anticostituzionali e che per noi erano nulle. Tanto più di fronte al fatto che un ragazzo è in condizioni disperate perché ha tentato di fuggire da un lager per protestare contro cui non non potremmo nemmeno bloccare una strada per due ore?

Cosa intendevano garantire quelle prescrizioni, in realtà?

Si, abbiamo mostrato ai migranti trattenuti che siamo con loro anche nel rifiutare la gabbia capziosa di una legalità che non è uno strumento di garanzia ma di illegittimità.

E lo rifaremo.