Contro la criminalizzazione del dissenso e della difesa dei beni comuni

Con la Valle di Susa. Complici di chi resiste

Napoli solidale col movimento no-tav

26 / 1 / 2012

Questa mattina in Piemonte ed in tutta Italia un’operazione di polizia ha portato all’arresto di 26 persone ed all’obbligo di dimora per altre 11. Attivisti, lavoratori, studenti, un barbiere ed anche un consigliere comunale Guido Fissore, che poche settimane fa aveva condotto i propri studenti sui luoghi del cantiere No Tav per fare una riflessione didattica sull’inutilità delle grandi opere. Cittadini/e che hanno partecipato alle manifestazioni in Valle di Susa, come quella dello scorso 3 luglio quando le forze dell’ordine a difesa del cantiere furono protagoniste di pestaggi, lesioni, sequestri di persona nei confronti dei manifestanti che provavano ad entrare nel cantiere. Come ci suggeriscono le parole degli attivisti No Tav della Valle, un’operazione che prova a costruire la teoria degli “infiltrati” nella manifestazioni contro l’alta velocità in Piemonte. Una teoria che ben conosciamo dalle nostre parti perché l’abbiamo vista applicata all’intero ciclo di mobilitazioni in difesa dell’ambiente e della salute a Napoli ed in Campania, con decine di persone sottoposte a restrizione della libertà ed ai procedimenti giudiziari. La vicenda della resistenza dei movimenti No Tav rappresenta la più longeva esperienza di lotta territoriale in difesa dei beni comuni nel nostro paese. Una battaglia pioniera di quello che poi è stato l’intero ciclo di mobilitazioni in difesa dei beni comuni che ha attraversato ed attraversa ancora il paese. In quella lotta, così come in Campania, a Vicenza ed in tantissimi altri territori di questo paese, non esistono infiltrati. Esiste la condivisione, l’orizzontalità, la democrazia nella scelta delle pratiche, la consapevolezza che violare leggi ingiuste è legittimo e necessario se esistono questioni più importanti come la salute e la difesa del territorio. In tutta Italia tanti di quelli che sono finiti in carcere o hanno avuto l’obbligo di dimora li conosciamo, li abbiamo conosciuti nelle lotte in Valle ed in giro per l’Italia, li abbiamo conosciuti insieme a migliaia di altri cittadini e cittadine che hanno dismesso ogni delega per rendersi protagonisti delle scelte sul loro territorio. Condividiamo con loro quell’inesauribile irriducibilità ad un idea malata di sviluppismo che attanaglia il nostro paese e rispetto alla quale ieri come oggi non notiamo differenze nel mondo della politica tra centro destra e centro sinistra.Alvise, Davidino, Zeno, Damiano sono alcuni dei nostri fratelli colpiti dall’operazione di stamattina.Tra i tanti che sono stati colpiti oggi, vediamo balzare alle cronache la descrizione del centro sociale Askatasuna di Torino come “il braccio operativo dei No Tav”. Un “vestito” dei cattivi che troppe volte abbiamo visto mettere addosso al Laboratorio Insurgencia nelle mobilitazioni contro il piano rifiuti in Campania. Un vestito che viene strappato via dalla solidarietà e dalla compartecipazione di interi territori che difendono non solo chi è colpito dalla repressione ma un metodo: quello dell’orizzontalità delle decisioni, quello della dimensione pubblica delle scelte politiche e strategiche delle lotte territoriali, quello della democrazia delle pratiche. Non ci sono trame, non ci sono sovradeterminazioni in quello che avviene nelle comunità che resistono. D’altronde tali teorie non trovano mai la commisurazione di se rispetto alla reazione dei territori dove esse si agiscono. Oggi c’è una Valle e tanti territori che gridano “libertà subito”, che reclamano il diritto di resistenza e che chiedono al contrario di ciò che dice la Procura di Torino verità e giustizia per quello che è successo il 3 luglio a Chiomonte. Ricordiamo ancora i video dei pestaggi della polizia, ricordiamo ancora le storie come quella di Fabiano di Bernardino del TPO di Bologna sequestrato dalla polizia, pestato ed abbandonato sotto il sole cocente mentre agenti di Ps gli impedivano i soccorsi. Ricordiamo i lacrimogeni ad altezza uomo che colpirono i manifestanti rischiando di ucciderli.La Procura di Torino si presta per l’ennesima volta alle operazioni di pulizia del dissenso sociale per far sentire più comode e sicure le cricche e le mafie che si annidano dietro gli interessi per la realizzazione delle grandi opere e dei disegni speculativi dei “privatizzatori”. Succede oggi per la TAV come è successo poco tempo fa con l’operazione contro gli studenti di tutta Italia, che avevano manifestato a Torino in occasione del G8 dell’Università nel 2009. Una Procura che si presta alla difesa dei manovratori e dei poteri forti.Siamo certi della tenuta e del rilancio della mobilitazione del movimento No Tav così come siamo certi che c’è bisogno oggi, in tempo di privatizzazioni e nuovo saccheggio dei beni comuni, di rilanciare in avanti le lotte in tutta Italia.LIBERI TUTT* – LIBER* SUBITO

Laboratorio Insurgenica

Commons – rete dei comitati per i beni comuni di Napoli e Provincia

Reclaim - rete urbana contro la crisi

DADA – Dipartimento Autogestito dell’Alternativa
Università Federico II