Con animo rivoluzionario. Dialogo con il teologo Frei Betto

Marx come strumento di analisi necessario, Francesco d'Assisi per la radicalità militante, il tempo della crisi che è un tempo lungo e nuovo dove riscrivere il significato di parole come povertà, solidarietà, partecipazione, immaginazione e rivoluzione. E poi il ruolo dei movimenti, la vecchia Europa, la giovane America e un nuovo Papa ...

31 / 3 / 2013

Incontriamo il teologo della liberazione brasiliano e padre domenicano Frei Betto la sera dopo l'insediamento del nuovo Papa, mente l'Europa è scossa dall'ennesima crisi legata alle politiche dell'austerità e l'Italia è alla ricerca di un governo e di se stessa; fuori piove e tira vento ma l'accoglienza é calda e cordiale nella Casa della Solidarietà di Quarrata tra gli ulivi  nel cuore della Toscana. Padre Betto, di passaggio in Italia per un ciclo di seminari sul tema della Partecipazione e l'esperienza di Monsignor Romero, ha accettato di buon grado di prendersi il tempo necessario per parlare con "dei giovani amici e compagni di strada" come GlobalProject e l'Ass. YaBasta.

GlobalProject - All'inizio del 2012 è uscito un suo articolo intitolato il Papa e l'utilità del marxismo (leggi) nel quale sottolineava la necessità di tornare a Marx per comprendere la crisi anche in risposta alle posizione di Papa Benedetto XVI. Scriveva:"Accettare che il marxismo come lo intende Ratzinger sia lo stesso marxismo che intendeva Marx sarebbe come identificare il cattolicesimo con l’Inquisizione... ...Dobbiamo tornare a Marx per sapere cosa è il marxismo, così come dobbiamo ritornare al Vangelo e a Gesù per sapere che cos’è il cristianesimo, e a Francesco d’Assisi per sapere cosa è il cattolicesimo ...".

Spiegava di come questa in realtà fosse l'esigenza non più e non solo del pensiero legato alla teologia della liberazione ma di quella parte della chiesa, anche europea meno romana, che si stava interrogando sulla sua crisi e sulla crisi di un sistema che sembra essere non più una fase di riorganizzazione del capitale ma una vera e propria trasformazione strutturale a carattere permanente. Allora è possibile ricollocare quei temi alla luce della fine del vecchio papato, l'elezione del nuovo Papa e di una crisi che è nei fatti una trasformazione radicale della struttura del capitale?

Padre Betto - Si, direi che il mondo e la chiesa vivono una crisi: la chiesa vive una crisi morale, il mondo vive una crisi finanziaria che è una crisi del sistema capitalista.

Papa Francesco nelle sue prime parole ed azioni ha dimostrato di avere una sensibilità forte per le tematiche sociali e una sensibilità per il problema della povertà , ma se intende il problema della povertà in un ottica assistenzialista o invece come la necessità di un intervento strutturale, questo non mi è ancora chiaro.

Se il Papa sarà coerente con l’omelia del 19 marzo nel giorno del suo insediamento allora vorrà affrontare quelle che sono le cause della povertà e questo non darà più adito a pregiudizi nei confronti del marxismo come teoria di analisi della realtà come accadde per San Tommaso che non ebbe pregiudizi per la filosofia di Aristotele che era un pagano. Chi nella chiesa ha dubbi sul marxismo è perché o ha una fede debole o ritiene che il marxismo sia una religione ed è chiaro che due religioni sono incompatibili in una stessa persona.

Per me il marxismo non è una religione ma è una teoria di analisi della realtà che ha una sua forza, dei limiti e che ha generato equivoci, ma io non ho dubbi che non ci sia altro mezzo per mutare lo stato delle cose presenti se non quello di utilizzare l’analisi che Marx pone in essere delle dinamiche del mondo capitalista che è il sistema dominante del mondo nel quale viviamo, un mondo fatto di 7 miliardi di persone delle quali 4 miliardi o vivono in condizioni simili a quelle degli animali, senza avere di che mangiare e istruirsi o vivono nella povertà e nella miseria.

GlobalProject - Il tema della povertà come effetto della crisi nella materialità della vita quotidiana e come idea cardine del nuovo pontificato si riafferma prepotente nella discussione . Un tema che si dibatte in un largo spettro di interpretazioni da cui il rischio di facili banalizzazioni e semplici via di uscita. Per rimanere nella traccia da lei suggerita potremmo identificare il tema della povertà con la necessità di comprendere come coniugare la definizione di Marx del povero con l'accezione forse in questo momento più diffusa : l' usus pauper di Francesco di Assisi.

Allora partendo da Marx e da quella soggettività del lavoro vivo che si annichilisce nei rapporti di produzione fino ad esserne esclusa e quindi neppure capace di esprimersi nella cooperazione sociale per arrivare alla pratica di Francesco forse possiamo far riassumere al tema povertà l' accezione di un termine e di una pratica di radicalità?

Padre Betto – Marx è un uomo del suo tempo, e come figlio dell’illuminismo ha preso in considerazione i lavoratori , non ha preso in considerazione i miserabili, quelli che ha definito lumpen proletariat, ma non aveva anche percezione del mondo indigeno o del mondo tribale africano mentre oggi sappiamo che tutte queste esperienze che chiamiamo “aborigene”, ma nel senso etimologico della parola e cioè che sono all’ origine dell’umanità sono molto interessati e fondamentali.

Sono esperienze interessanti dal punto di vista della socializzazione e dello sfruttamento delle ricchezze della terra , dei rispetto e dell’ equilibrio con la natura e della solidarietà; esperienze che giustamente definiamo altri mondi possibili dei quali dobbiamo far profitto per costruire un alternativa al sistema capitalista.

Nello scegliere il nome di Francesco questo papa si è compromesso con altri due Francesco: uno, Francesco Javier, quello che ha fondato il suo ordine, la Compagnia di Gesù, che ha evangelizzato nel mondo dai giapponesi agli indios. In questo il Papa è coerente e lo stà già dimostrando con l’ invito e un nuovo atteggiamento verso le altre confessioni che non sono cristiane come nel giorno del suo insediamento e nel dialogo che vuole ricercare con loro. Mi sembra ben fatto.

Poi c’è Francesco d’Assisi che ha un peso maggiore nella sua formazione; Francesco si inquadra in quattro orizzonti di lettura tutti molto interessanti.

Primo, Bernardone, suo padre, è un pioniere del capitalismo nel momento in cui apre una manifattura tessile su larga scala che và a colpire i piccoli artigiani della lana, spingendoli verso l’indigenza. E’ la prima volta in Europa e nel mondo occidentale che la miseria è frutto dei rapporti di produzione e non delle guerre o delle malattie come la peste.

Secondo la produzione di Bernardone ha come mercato di riferimento la metropoli moderna del tempo che è la Francia, e gli è culturalmente sottomesso da cui il nome di Francesco al figlio, come se oggi uno venisse chiamato Amerigo, Abram Lincon , Bush o Obama per la considerazione che hanno gli Stati Uniti. Quindi quando Francesco si presenta nudo nella piazza di Assisi c’è un doppio significato in questo gesto, uno il rifiuto del sistema capitalistico che nasce nella fabbrica di suo padre: io rifiuto questo sistema, non mi serve. Secondo, io mi pongo al fianco delle vittime: la scelta per i poveri che è il fondamento della teologia della liberazione.

Però Francesco ha ancora due significati; è il patrono dell’ecologia è il primo che dimostra la necessità di un rapporto con la natura viva, con gli animali, il sole la luna. Poi Francesco con i suoi compagni sentì nella cappella di San Damiano di dover riedificare la chiesa, pensando che si trattasse di quella diroccata in parte alla cappella per poi comprendere che si trattava di tutta la Chiesa Cattolica: questa è anche il proponimento di questo Papa.

Ora io credo che se il Papa sarà coerente con le figure di questi due Francesco avremmo un pontificato magnifico. E penso che si comincerà dalla Curia Romana e lo penso perché il cardinale emerito di SanPaolo del Brasile Cláudio Hummes dopo l’elezione del Papa ha affermato in un intervista pubblica che il Papa attuerà una riforma della Curia. Conosco il vescovo per averci lavorato per quindici anni nei quartieri operai di San Paolo e so che è persona molto attenta nell’uso delle parole e mai avrebbe rilasciato una dichiarazione simile se non con il bene stare del Papa stesso.

GlobalProject - Nell' opzione di radicalità militante che la figura di Francesco incarna nel momento della nascita del sistema capitalista oggi in crisi si profila una scelta etica di partecipazione alle cose del mondo che potremmo definire rivoluzionaria; prima di affrontare questo tema ci sembra, come accennato nella parte finale del suo intervento, che si apra per questo Papa e per questa chiesa la necessità di una scelta.

Allora come coniugare la richiesta posta dal Papa a se stesso e alle gerarchie della chiesa di “dedizione e misericordia” nelle prerogative del proprio ruolo con necessità e l’urgenza della “scelta per i poveri” come affermazione e riconquista di diritti e libertà negate?

Padre Betto – Queste sono due parole importanti: la dedizione è la capacità di lavorare per una causa, per i poveri e al progetto di un mondo nuovo. Misericordia è etimologicamente la capacità di unire il proprio cuore a quelli che soffrono; quindi la mia domanda è capire se questo Papa ha o non ha la comprensione che è necessario riformare la struttura di questo mondo.

Lo capiremo col passare del tempo ora è prematuro dirlo.

Io mi ricordo che Monsignor Camara, un profeta per la chiesa brasiliana, diceva “quando parlo della povertà tutti mi dicono che sono un santo, quando parlo delle cause della povertà tutti mi dicono che sono un comunista”. Quindi bisognerà capire se Papa Francesco parlerà delle cause della povertà, perché i poveri non chiedono di esserlo, nessuno chiede di esserlo. Tutti i poveri giocano alla lotteria o si danno alla criminalità o magri vengono in chiesa a chiedere un miracolo per liberarsi dalla povertà ; perché la povertà è male.

Nel progetto divino non era previsto che vi fossero degli esclusi dall’accesso ai beni essenziali della vita e quando nel vangelo Gesù afferma siano benvenuti i poveri e perché lo dice? Sono forse migliori, no come in tutte le classi sociali anche tra i poveri ci sono gli onesti e i disonesti ma la questione e che i poveri non lo sono in quanto tali piuttosto sono “impoveriti”: cioè costretti, contro la loro volontà ad uno stato di povertà.

Ed è qui che bisogna trovare le cause, quando Gesù si mette a fianco dei poveri non è perché questi sono migliori ma perché sono vittime di atto di ingiustizia strutturale e si identifica con essi e condivide come ha anche ricordato il papa nella sua omelia. Spero, quindi che il Papa non parli solo dei poveri , e gli sia a fianco ma identifichi le cause della povertà così da portare la Chiesa da essere non con i poveri ma dei poveri, come alle origini.

GlobalProject - La radicalità militante di Francesco con la scelta etica dell'opzione per i poveri pongono al centro della discussione e della pratica politica il tema della partecipazione come motore del cambiamento, e certamente questo stà avvenendo in forme differenti in tutta l'America del Sud, ma anche nel mondo arabo e in Asia.

Mai come ora le parole di Marx di un criterio di vita modellato nel “Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni”, già negli Atti degli apostoli (cfr. At 4, 35), sembrano essere un urgente necessità di fronte alla materialità di una crisi che pone come destino la povertà e l'esclusione per il 99% del mondo.

Forse mai come ora nello spazio politico economico dell'Europa le possibilità di conflitto, in quei termini di patecipazione che abbiamo indicato, sembrano visibili e praticabili, eppure la crisi, come agente del sistema capitalista, sembra prevalere nella forma del controllo che si definisce  con l'austerità?

Padre Betto – Dal punto di vista dell’Europa penso che la situazione sia molto complicata perché non c’è una sinistra forte nel continente.

Il marxismo parla delle condizioni oggettive e soggettive: la condizione oggettiva per il cambiamento può essere data nel tempo della crisi finanziaria però mancano le condizioni soggettive.

Dalla caduta del muro di Berlino ad oggi in tutta la sinistra europea non ci sono stati ne partiti ne movimenti capaci di esprimere un alternativa a questa crisi: la gente è preoccupata, lotta, si mobilita sapendo che la prospettiva è una maggiore disoccupazione e la precarietà, ma se andiamo a vedere il problema in Europa è “riorganizzare una speranza”.

E' necessario creare delle nuove forze politiche che siano capaci di indicare una alternativa come è avvenuto in America Latina e in particolare in America del Sud.  Abbiamo costruito dopo quaranta o cinquant’anni differenti possibilità, in Brasile, Equador, Bolivia, Uruguy, Venezuela; possibilità che rappresentano alternativa politica.

Penso che questo lavoro di “riorganizzare una speranza” sia compito solo dei movimenti di base, per fare qualcosa di simile all’America del Sud, altrimenti l’Europa continuerà a vivere una crisi dove i responsabili della stessa rafforzeranno i loro poteri e privilegi divenendo al fine sempre più forti e aprendo così anche al pericolo di nuove forme di controllo, limitazione dei diritti e delle libertà e ingiustizie sociali.

GlobalProject - Per parlare di "riorganizzare la speranza" come movimenti sociali abbiamo la neccessità di inquadrare il processo  della crisi come l'azione di un tempo nuovo, un tempo lungo, un tempo di trasformazione e cambiamento.

Come anche lei ha scritto: "Oggi non viviamo un’epoca di cambiamenti, bensì un cambiamento di epoca. In questo millennio che comincia, emerge qualcosa che viene impropriamente chiamato post modernità, che sembra molto diverso da tutto quello che ci ha preceduto, dando vita ad un nuovo paradigma".

Possiamo parlare allora di questo nuovo paradigma come di un tempo di Rivoluzione?

Padre Betto – In America del Sud e a maggior ragione in Europa non si pone il problema, ne le condizioni, per la rivoluzione nel termine classico dello scontro con lo stato borghese che avendo chiuso tutte le espressioni della democrazia ti costringe al conflitto.

C’è però bisogno di cominciare un lavoro nuovo per i movimenti al fine di creare fome politiche alternative, in un ottica di rivoluzione.

E’ Necessario che ci si ponga con un animo rivoluzionario per costruire un alternativa nella crisi del capitalismo neoliberale che condanna 4miliardi di persone alla povertà e all’ingiustizia.

In questo concordo che la crisi è in questo momento uno scontro tra la costruzione di un nuovo modello di civiltà, una alternativa, una speranza e il tentativo di riorganizzarsi del capitale; stiamo passando dalla globalizzazione a globo/colonizzazione del capitale finanziario di modello anglosassone come accumulazione di una nuova ricchezza centrata nello scontro tra mercato finanziario, la nuova proprietà privata, e la povertà, chi non possiede.

GlobalProject - A ben intendere lo scontro torna all'origine: il mercato da una parte, nelle sue forme della crisi, e l'unica produzione alternativa possibile cioè la cooperazione sociale dei soggetti esclusi per il mutamento dello stato delle cose presenti.

Lei indica questa alternativa nel termine di solidarietà che però nella declinazione storica di gran parte della sinistra come in gran parte della chiesa hanno tutt'altro che un carattere di traformazione e sono lontani da una concezione radicale e rivoluzionaria?

Padre Betto – La solidarietà è l'azione della cooperazione sociale, intesa come cercarsi, trovarsi, riconoscersi e agire per l’ organizzazione dei poveri, i senza diritti.

Mi domando, per esempio in Europa quali movimenti sociali stiano lavorando con i disoccupati e con i migranti? Non basta analizzare il problema della crisi e dire che esiste.

E’ necessario praticare cominciando a organizzare le persone; ma organizzare non vuole dire andare a parlare in mezzo a loro come preti o intellettuali ma camminare con loro e con loro conquistare la strada dell’alternativa.

La mia domanda è quindi quale tipo di solidariètà stia funzionando nel senso di aiutare chi è escluso e vittima dell’ingiustizia che determina questo sistema o fare come Francesco di Assisi che insieme a queste vittime dell’ ingiustizia sociale praticò un alternativa.

Con Francesco l’Ordine dei frati minori arrivò ad avere 40mila persone, tanto che gli veniva proibito di entrare nelle città comunali italiane per evitare che altri si unissero a loro, che altri praticassero.

Ora qui il problema non è trovare un nuovo Francesco, un leader carismatico, ma individuare mezzi, metodi e proposte che nei fatti spingano la gente a organizzarsi in fusione di un ideale di una speranza, un progetto politico nuovo.

GlobalProject - In questa capacità di pratica, per la nostra storia ma crediamo anche per i movimenti delle Americhe, c'è un esperienza che sentimo molto vicina ai nostri cuori, quella degli Zapatisti.

Come giudica la marcia silenziosa del 21 dicembre, il giorno della fine del mondo nel calendario Maya e l'inizio di un nuovo tempo?

Padre Betto – Noi dobbiamo trovare sempre nuove forme di protesta, nuove modi di esprimere la nostra indignazione ma anche il nostro progetto e questa marcia silenziosa è stata un forma, come ce ne sono state e ce ne saranno altre in America Latina.

Dobbiamo sempre avere immaginazione soprattutto per non ripetere gli errori del passato.

Quando in Brasile i partiti e i sindacati dei lavoratori si sono posti il problema, alla fine degli anni ottanta e all’inizio dei novanta, di coinvolgere i poveri cioè quelli che non avevano lavoro, terra, casa allora abbiamo cominciato a costruire la strada che ha portato alla costruzione di un’alternativa . E’ stato un lavoro alla base che ha portato ad una accumulazione di forza tale che ha consentito la vittoria di Lula. Da quel momento lo stesso presidente della repubblica come le altre forze del potere hanno sempre dovuto tenere conto nelle loro scelte di questa forza autonoma.

Ma ci sono anche altre cose che si muovono, mi viene in mente per esempio la latinizzazione degli Stati Uniti: una forza, quella dei latini nuova e ancora in cammino in quel paese e che ha contato non poco nelle due elezioni del "nero" Obama. La memoria delle lotte del latinoamerica è ora nel paese simbolo del capitale, là dove la crisi ha origine; questo apre delle nuove possibilità.

Allora tutte queste cose come la Marcia Silenziosa dei Zapatisti, in lotta con forme differenti da oltre trenta anni, esplicita la nostra necessità di essere sempre nuovi nei modi di manifestarci, di agire, di costruire progetto politico soprattutto in un tempo questo.

* Si ringraziano per il contributo e il sostegno i compagni del CsaIntifada di Empoli, Guai a chi ci tocca!, e Antonio Vermigli della Casa della Solidarietà Rete Radié Resch di Quarrata senza i quali questo incontro non sarebbe stato possibile.