Comunicato di solidarietà ai compagni bolognesi colpiti da ingiuste misure restrittive.

Schedare e reprimere: il nuovo paradigma dell’attacco al dissenso

21 / 9 / 2010

E’ appena giunta la notizia delle misure restrittive messe in campo dalla procura di Bologna nei confronti di sette fratelli del movimento bolognese per la manifestazione del 28 settembre di un anno fa contro la presenza in Università del ministro Maroni.

Come non pensare a quell’estate del 2009, densa di avvenimenti e carica di odio per le immagini (poche a dire il vero) che documentavano la fine del diritto internazionale ed inauguravano il nuovo accordo sui respingimenti tra l’Italia e la Libia di Gheddafi.

Gli accordi Italia - Libia, siglati ad opera di Roberto Maroni, si sommano alla battaglia che da due anni il Ministro dell’Interno sta conducendo contro i tifosi negli stadi, il movimento dell’Onda, i centri sociali ed ora ancora i rom.

Alimentare odio per reprimere e marginalizzare, sembra essere l'effetto di una equazione semplice e allo stesso tempo drammatica che ci ha riportato indietro di trent’anni, ai periodi più bui della nostra Repubblica. Quell’equazione che metteva sullo stesso piano il diritto al dissenso e l’atto criminale.

Nei due anni di governo Berlusconi la Lega, con i suoi ministri in prima fila, ha sponsorizzato una politica di controllo sociale fondata sulla costruzione di un nemico e la sua stigmatizzazione.

Gli sgomberi dei campi rom rappresentano l’ultima pratica, in ordine di tempo, che l’ideologia del razzismo istituzionalizzato ha messo in campo.

Affibbiare l’etichetta di "nemico" a quelli che non si abbandonano allo status quo, che praticano stili di vita differenti in opposizione alla normalizzazione culturale, e reprimere nelle forme più violente e disumanizzanti, sono il modus operandi a cui questo governo ha tentato di abituarci.

Ma ora in questo meccanismo qualcosa si inceppa.

Il governo della paura si sta trasformando in un governo che ha paura.

In questo senso vanno lette le misure restrittive di questa mattina che sembrano segnalarci una mossa preventiva nei confronti di quei percorsi di lotta e di liberazione che stanno affermandosi su tutto il territorio nazionale.

Dalla difesa dei beni comuni ambientali a quella della dignità del lavoro e dell’istruzione, nuovi movimenti stanno respingendo il modello di impoverimento sociale che questo governo tenta di imporre.

Come quel pomeriggio di un anno fa in via Cartoleria, il coraggio e la volontà di trasformazione non si faranno fermare dalla restrizione della libertà individuale.

Perché la libertà può essere solo collettiva.

 

Al fianco dei fratelli e delle sorelle sotto attacco

Non arresterete mai il desiderio di cambiare

 

Collettivo Spam  Parma