Coltiva e condividi! Per una libera circolazione delle sementi

14 / 3 / 2014

Il fagiolo Bonel di Fonzaso, il Gialet della valbelluna, la zucca santa e il Mais Sponcio sono in partenza per Bruxelles. E in buona compagnia. Quattro eccellenze della biodiversità bellunese sono state, infatti, inviate  dal Gruppo ColtivaCondividendo al Parlamento e alla Commissione della Comunità Europea, insieme a migliaia di altri semi selezionati da contadini, da associazioni, da volontari e custodi della biodiversità  in segno di protesta contro la possibile approvazione del regolamento europeo sui semi che introduce nuovi limiti alla circolazione delle sementi.

Sono tantissime in Italia e in Europa le associazioni e le realtà contadine impegnate per un’agricoltura sostenibile, per la libera circolazione dei semi e per la preservazione della biodiversità e che oggi protestano contro il regolamento della Commissione europea.

La normativa
Sono questi i mesi cruciali per fermare la legge prima che venga adottata la decisione definitiva dal Consiglio d’Europa. La nuova normativa, “Plant reproductive Materil Law”, prevede, infatti, la regolamentazione di quasi tutte le piante e i semi in circolazione che dovranno essere analizzati, approvati ed iscritti in un catalogo. “Questa procedura minaccia seriamente la circolazione delle varietà antiche e locali, l’agricoltura di piccola scala, la custodia della biodiversità indispensabile per una sicura sovranità alimentare”, sottolinea Tiziano Fantinel del gruppo ColtivarCondividendo.

I rischiLe sementi antiche e tradizionali non rientrano nei criteri di “Distinzione, Omogeneità e Stabilità” (DHS) previste dalla legge europea: opportunamente selezionate nel corso di migliaia di anni di agricoltura da contadini esperti, queste sementi rispondono a canoni di varietà, resilienza, gusto, qualità e nutrizione discostandosi dai principi di “massima resa e massimo profitto” previsti dai criteri DHS.

I dati sulla perdita di biodiversità pubblicati dalle associazioni contadine sono allarmanti: attualmente non più di 120 specie coltivate forniscono il 90% del cibo per gli esseri umani. 12 specie vegetali e 5 specie animali da sole forniscono oltre il 70% di tutto il cibo che mangiamo. Solo quattro specie vegetali (patate, riso, mais e grano) e tre specie animali (bovini, suini e polli) forniscono oltre la metà di tutto quello che mangiamo. Nell’ultimo secolo abbiamo  sostituito le centinaia di migliaia di varietà di piante che esistevano nei campi dei contadini fino all’inizio del XX secolo con un piccolo numero di varietà commerciali, moderne, altamente uniformi.

“Siamo sempre più allarmati dalla piega che sta prendendo la politica europea in ambito agricolo. Una politica che tende sempre più a favorire le grosse multinazionali, l’agroindustria e a penalizzare i piccoli coltivatori”, lancia l’allarme il gruppo ColtivarCondividendo spiegando qual è la posta in gioca: “E’ una fase davvero cruciale, questa, perchè ci troviamo a scegliere tra due modelli non solo agricoli ma di stile di vita. Da un lato l’agricoltura tradizionale, basata sulla biodiversità, sulla sostenibilità, sulle coltivazioni tipiche e locali, spesso familiari, sulle filiere di fiducia e la tracciabilità, su produzioni legate e che identificano un territorio (quindi un coltivare legato al turismo); dall’altro un modello che ha perso i connotati di agricoltura e si avvicina sempre piu’ a una concezione industriale del coltivare”.

In questo processo di catalogazione forzata si accende anche un’altra spia, quella della proprietà e dell’appartenenza: le varietà antiche e tradizionali non appartengono a nessuno,  rappresentano al contrario un bene comune che non può essere registrato ma deve essere semplicemente fruito e fruibile tra i contadini insieme ai loro saperi e alle loro conoscenze.

L’iniziativa
Lanciata da molte associazioni “salvatrici di sementi” e realtà contadine, in queste settimane sta registrando numerose adesioni, l’iniziativa di inviare semi tipici e locali al presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz e al commissario Tonio Borg, accompagnate da un appello per bloccare immediatamente questo regolamento.

Di seguito il testo dell’appello da inviare, insieme alle sementi, a:  Dr. Tonio Borg – European Commission – Rue de la Loi 200; BE-1049 Bruxelles  e Dr. Martin Schulz, PHS 09B012, Rue Wiertz 60, 1047 Bruxelles. 

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