Colombia: Enel ed Endesa devastano il Río grande

7 / 3 / 2012

Emgesa, nel suo sito internet dice che per il suo progetto di El Quimbo, in Colombia, intende impegnarsi «Socialmente e culturalmente con la comunità» e che vuole adattare le sue «Strategie di impresa alla salvaguardia dell'ambiente». Ma secondo le associazioni ambientaliste e le organizzazioni comunitarie «Niente è più lontano dalla realtà. Per il progetto idroelettrico sono stati sottratti 7.500 ettari della Reserva Forestal de la Amazonía. Dal 6 marzo, questa filiale delle multinazionali spagnola Endesa ed italiana Enel propina un'altra pugnalata al cuore delle Ande ed all'Amazzonia colombiana».

Da ieri infatti è iniziata la deviazione del Río grande de La Magdalena, un fiume che attraversa gran parte della Colombia, una vera e propria arteria fluviale per il trasporto di persone e merci, che garantisce la fertilità delle valli che percorre in 1.500 km di placido corso serpeggiante. Secondo gli ambientalisti di Salva la Selva-Rettet den Regenwald, il governo di centro-destra colombiano ha dato ad Enel ed Endesa «Facoltà straordinarie per muoversi liberamente, fare e disfare - denunciano gli ambientalisti - Il bilancio: sfollamento e perdita di posti di lavoro. Ricchezza: solo per i guadagni delle multinazionali (372,7 milioni di dollari nel 2011), per un settore dell'oligarchia colombiana e per i funzionari che concedono licenze ambientali cariche di irregolarità e malefatte». I lavori sono iniziati nel 2009 e dovrebbero terminare nel 2013 o 2014,  mentre il progetto "energía firme" arriverà fino al 2034. El Quimbo si estenderà per 5 km, con una diga che inonderà 8.586 ettari ed alta 151 metri  per una produzione di 400 MW. Inonderà 6 municipi del sud del dipartimento di  Huila, tra il Macizo Colombiano e la sbocco del fiume Páez nel Magdalena. Finiranno sott'acqua ponti, case, chiese, campi di cacao che hanno fatto la storia della riforma agraria colombiana  di una delle zone più produttive dell'intera America Latina. Nell'area che si vuole inondare vivono circa 500 famiglie, più di 1.500 huilenses, adulti e bambini, piccoli agricoltori, operai, pescatori.. Saranno tutti sfollati, cacciati dalle loro case, terreni, luoghi di lavoro, tradizioni culturali, luoghi di incontro.

Per difendere il progetto Enel-Endesa è stato inviato nell'area il Batallón Energético n.12 "Jose Maria Tello", formato da 1.200 soldati e creato nel  2009 grazie ad un forte finanziamento stanziato dal governo colombiano e dalla stessa Emgesa. I "nemici" sono le comunità e le associazioni confluite in Asoquimbo, che è nata per riunire i danneggiati dalla diga idroelettrica e che ha pubblicato su Youtube un video delle operazioni di sgombero che il governo colombiano ha cercato di oscurare, ma che è stato visto da più di 225.000 persone.

Salva la Selva sottolinea che «Tutto il territorio ha una grande ricchezza archeologica, culturale, sociale e storica. Con il mega-progetto idroelettrico non c'è nessun guadagno per le popolazioni della regione, né per il popolo spagnolo o italiano, che si dibattono nella crisi più profonda, che sarà pagata dal popolo. Intanto, le multinazionali europee hanno il permesso di andare all'estero per continuare a saccheggiare territori stranieri senza nessun tipo di controllo, distruggendo l'ambiente e derubando la popolazione. L'imminente ratifica del Tratado de Libre Comercio con Colombia esacerberà solamente questo tipo di situazioni».

Dalla Colombia sono già arrivate migliaia di e-mail all'Unione europea nelle quali è scritto: «Sono fortemente preoccupato perché il governo colombiano ha represso violentemente con gas lacrimogeni e granate stordenti i contadini ed i pescatori artigianali del municipio di Huila che si oppongono pacificamente alla costruzione della diga idroelettrica El Quimbo. La loro opposizione non è gratuita. Questo progetto distruggerà le loro fonti della vita, per questo chiedo che i loro diritti siano rispettati».

Il 17 gennaio il governo colombiano si era accordato con la comunità per convocare una " audiencia pública" che avrebbe dovuto controllare se Emgesa-Enel-Endesa avessero rispettato la licenza ambientale, visto che il ministero dell'ambiente colombiano non era riuscito a farlo. Invece, l'inizio della deviazione del corso del Rio grande de La Magdalena era stata programmata addirittura per il 20 febbraio. Salva la Selva dice che «se deviato, il fiume causerà enormi danni derivanti dalla distruzione irreversibile della principale  conca idrogeologica del Paese e dalla conseguente inondazione di migliaia di ettari fertili e produttivi. Gli argomenti delle comunità colpite non sono stati tenuti di conto».

Quello colombiano non è un caso isolato in America Latina, dalla Patagonia al Guatemala le comunità locali, spesso indigene, si oppongono a progetti simili che coinvolgono anche Enel ed Endesa. Il timore è che la firma da parte della Colombia del Tratado de Libre Comercio (Tlc), basato su questioni meramente commerciali, ignori la situazione reale dei diritti umani e faciliti ancora di più l'intervento delle imprese europee, mettendo gli interessi delle multinazionali davanti a quelli delle comunità locali. Verrebbe da dire «e' la globalizzazione ragazzi», ma le Ong colombiane non mollano e all'Unione europea mandano a dire che «Il Tlc è stato negoziato senza consultare la popolazione La società, l'agricoltura nazionale e l'ecologia saranno, come dimostra il caso del progetto idroelettrico El Quimbo, i grandi danneggiati. Per favore, intervenite oggi stesso per fermare El Quimbo e perché la sua licenza ambientale sia analizzata a fondo. Per questo e molti altri casi simili, non ratificate il Tratado de libre comercio».

Firma la petizione indirizzata all' Unione Europea

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