Un reportage sul caso simbolo delle lotte ambientali a Napoli. Cronaca da una lotta ancora tutta da scrivere

Chiaiano: una storia di lotta al biocidio

di Antonio Musella *

30 / 3 / 2014

* con i contributi video di Nello Trocchia, Gaia Bozza, Andrea Postiglione e Giorgio Mottola. Foto di Ferdinando Kaiser

"La gente come noi non molla mai" è risuonato spesso tra i 5 mila in piazza a Chiaiano. Perchè a sei anni dall'avvio di quello che resta uno dei più accesi e longevi conflitti ambientali in tutto il paese, non era affatto scontata una risposta di questo tipo. In un territorio come quello della periferia nord di Napoli un protagonismo sociale così non è mai scontato. Un dato, quello della riuscitissima manifestazione del 29 marzo, che ci dice che un pezzo di città ha ancora voglia di mobilitarsi.

Chiaiano il simbolo dello Stato/Mafia - E' proprio così. Lo denunciarono gli attivisti dei comitati nel 2008, quando l'emergenza rifiuti in Campania portava i sacchetti di rifiuti ai primi piani dei palazzi, quando il premierissimo Silvio Berlusconi appena reduce da quella che resta la sua più schiacciante vittoria elettorale - quella delle politiche del 2008 - inviò il super commissario Guido Bertolaso a Napoli a mettere ordine su quella vicenda. "Lo stato deve fare lo stato" disse allora il premier in quel consiglio dei ministri del 23 maggio 2008. Negli stessi giorni il servizio segreto interno, l'AISI, stilava il dossier "Emergenza rifiuti in Campania" che è finito agli atti della commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella (2008-2013) e su cui vige ancora il segreto apposto dagli uomini dell'intelligence.
Forse in quelle pagine ci sono tante verità scomode. Oggi sappiamo tante cose. Sappiamo che la Fibe, che aveva gestito l'emergenza rifiuti nel periodo di influenza politica di Antonio Bassolino uscì di scena con alcune buone uscite. Lo disse già allora Corrado Catenacci, il prefetto che da commissario straordinario "prese" militarmente il cantiere di quello che sarebbe poi divenuto l'inceneritore di Acerra. Catenacci disse in audizione alla commissione bicamerale presieduta da Paolo Russo (2001-2006) dapprima secretata e poi resa pubblica: "Fibe per andare via ha bisogno di una buonauscita". E così fu. Ebbero la conferma dell'appalto per la costruzione dell'inceneritore di Acerra con l'obbligo per legge - procedura del tutto singolare - da parte della Regione Campania di acquistarlo poi per circa 400 milioni di euro. Le discariche individuate da Berlusconi invece furono o costruite e gestite con i poteri criminali o furono semplicemente un disastro ingegneristico. A Sant'Arcangelo Trimonte (Bn) e Savignano Irpino (Av) crolli, frane e disfunzioni caratterizzarono le discariche di Bertolaso. 

A Chiaiano invece doveva essere costruito "il modello da esportare" secondo le parole dell'allora commissario straordinario. Sappiamo come andò. Le aziende Edil car e Ibi idroimpianti delle famiglie Carandente Tartaglia e D'Amico, vicine ai clan dei casalesi, dei Mallardo di Giugliano e dei Polverino di Marano, sapevano mesi prima della pubblicazione della gara d'appalto di vincere. I carabinieri del Noe lo scoprirono in una intercettazione. Giovanni Caturano, responsabile del Noe per il Sud Italia lo ammise in audizione alla commissione Pecorella nel 2011. Secondo il maggiore dei carabinieri la magistratura, ovvero la Procura di Napoli, fu avvertita che fare la discarica a Chiaiano avrebbe significato farla fare ad una connection di imprenditori e criminali che avevano avuto rassicurazioni da Bertolaso stesso. Ed infatti nelle intercettazioni agli atti dell'inchiesta della procura di Napoli che solo 6 anni dopo la realizzazione della discarica e 3 anni dopo la sua chiusura ha portato all'arresto di 17 persone, si legge chiaramente che gli imprenditori vicini alla camorra erano stati rassicurati. Da chi? Ma dallo Stato. Lo stesso Stato che con il potere politico assegnava ai camorristi appalto e gestione della discarica, ometteva in maniera evidente il controllo attraverso il potere giudiziario. Il procuratore sapeva e non intervenne. Oggi queste cose le sappiamo tutte. Come sappiamo che il fondo della discarica è impermeabilizzato male e quindi il percolato arriverà prima o poi alla falda acquifera e l'acqua non sarà più potabile. Sappiamo che il commissario nominato dalla giunta regionale campana di centro destra, il prefetto Ruberto, vorrebbe realizzare una nuova discarica proprio a Chiaiano a poche centinaia di metri da quella di cava del poligono. Quello che non sappiamo è che pagherà per tutto questo.

L'inspiegabile preveggenza dei casalesi per gli appalti - di Nello Trocchia e Giorgio Mottola per Il Fatto Quotidiano

Il Parco delle Colline lo sversatoio della città - La storia della discarica di cava del poligono è un esempio, supportato da dati, intercettazioni e perizie, di come lo Stato e le mafie abbiano fatto affari insieme. Ma prima dell'emergenza del 2008, prima delle lotte sociali irriducibili che in quegli anni hanno trovato genesi, Chiaiano era già il tappeto dove conficcare i rifiuti scomodi di Napoli. Basta fare un giro nel parco delle colline, ente pubblico di quelli che potremmo considerare inutili visto che dal giorno della sua creazione i manager che lo hanno guidato non sono stati capaci di realizzare nemmeno un progetto sulle tantissime cave dismesse che lo compongono. E' di pochi mesi fa la scoperta fatta attraverso l'osservazione delle foto aeree da parte del geologo Franco Ortolani della scomparsa di una delle tante cave. E' stata riempita. Non si sà di cosa. Andando a fondo su quella vicenda sono venute fuori tante denunce del passato che erano rimaste isolate. Quelle dell'ex presidente della circoscrizione Di Marino, ex AN, che denunciava lo sversamento e l'incendio sistematico di plastiche nelle cave. Roghi notturni, veleni nell'aria. Avveniva tra il 2000 ed il 2003, una sorta di anticipazione della Terra dei Fuochi, proprio a Napoli a Chiaiano. Riemergono i racconti di cittadini che vedevano grandi camion pieni di laterizi e metalli entrare nella zona delle cave ed uscirne vuoti. Gli stessi cittadini quando andavano a denunciare ai carabinieri cosa vedevano, venivano invitati a stare tranquilli e a non preoccuparsi. Di cave nel parco delle colline ne sono scomparse molte. Ma nessuno ha mai fatto le caratterizzazioni dei suoli.

Chiaiano le cave scomparse tra i rifiuti - di Antonio Musella per Fanpage

Le analisi chiuse nei cassetti - O meglio alcune analisi ci sono ma sono state chiuse in un cassetto per tanti anni. Sono quelle che riguardano cava Zara, dove il commissario Ruberto vorrebbe costruire una nuova discarica. L'ARPA della Campania nel 2008 effettuò dei rilievi proprio nella cava Zara e vi trovò fluoruri, arsenico, idrocarburi oltre il livello consentito. A renderlo pubblicoi giornalisti Nello Trocchia ed Andrea Postiglione per Il Fatto Quotidiano. Le analisi furono effettuate sull'acqua di pozzo quindi appare evidente che queste sostanze siano arrivate lì attraverso il terreno. Così come restano strani i livelli di uranio che sono stati registrati tra la cava Zara e la cava del Poligono. Secondo i rilevamenti dell'atlante geochimico del territorio della provincia di Napoli ci sarebbero livelli di uranio tra il 5,3 ed i 6,3 mg/Kg, mentre il tutto il resto dell'area i livelli si assesterebbero tra 1,3 e 3,3 mg/Kg. Anche in questo caso è stato il geologo Ortolani ad evidenziare l'anomalia dei dati. C'e' da dire che il livello massimo di sicurezza è tra 6,3 e 7,8 mg/Kg, ma resta l'anomalia di quel dato in quel perimetro specifico. Basterebbe caratterizzare i suoli, fare ulteriori analisi e scoprire cosa c'e' lì sotto. A cava Zara, nelle cave in prossimità dell'ospedale Monaldi, così come sarebbe utile verificare cosa c'è nelle due cave dismesse che appartennero per alcuni anni al gruppo Fibe - Impregilo e che dal 2008 sono di proprietà della presidenza del consiglio dei ministri. All'ARPA Campania c'è un dossier. Si chiama "dossier cave di Chiaiano" dentro ci dovrebbero essere un insieme di dati utili a capire come Chiaiano sia stata usata per anni come discarica abusiva di veleni.

Strani livelli di uranio nel parco delle colline - di Antonio Musella per Fanpage

La centralità di Chiaiano nella lotta contro il biocidio - La storia di questo fazzoletto di cave dismesse, vegetazione rigogliosa e palazzoni nella periferia napoletana rappresenta un "modello" in parte negativo ed in parte positivo. E' un modello nella misura in cui rappresenta la sperimentazione di pratiche di biocidio. Prima i roghi nelle cave, poi gli sversamenti abusivi di veleni che hanno riempito le cave, infine la discarica gestita dalla camorra con il supporto dello Stato. Chiaiano è Napoli, una città che sembra voler fare di tutto per non riconoscere il suo posto nella terra dei fuochi. Napoli ha tre siti di interesse strategico nazionale destinati a bonifica. Tre disastri come la ex discarica di Pianura, la ex Italsider di Bagnoli e le ex raffinierie di San Giovanni, tre zone tutte in periferie che attendono da circa due decenni di essere bonificate. Ancora oggi il futuro per queste bonifiche è incerto. Eppure su Chiaiano e sul problema più complessivo del biocidio l'amministrazione De Magistris latita e parla per slogan. Un sindaco che ha largamente disilluso tutti quelli che lo hanno supportato nella vittoria del 2011 e che oggi fanno il conto dei fallimenti arancioni. I cittadini di Napoli sono fuori dalla possibilità di effettuare screening anti tumorali con esenzione ticket, nonostante l'osservatorio oncologico del Comune di Napoli racconti, dati alla mano, che a Pianura, Chiaiano e Bagnoli c'è un tasso di malattie tumorali al di sopra della media regionale che è già al di sopra di quella nazionale. Nonostante questo il sindaco di Napoli non ha proferito parola. Così come nelle cave riempite nel parco delle colline a memoria d'uomo non si è mai visto un tecnico del Comune di Napoli ad effettuare un carotaggio o un'analisi. Infine lo stesso sindaco è incapace di immaginare anche un intervento immediato sul disastro di cava del poligono. Basta ascoltare le sue parole quando gli viene chiesto cosa intende fare il Comune per la messa in sicurezza di cava del Poligono, "E' un tema molto interessante..." su cui pero' lo stesso sindaco chiama in causa altri enti. Uno scaricabarile da prima repubblica.

Chiaiano quindi è lotta contro un piano rifiuti scellerato e distruttivo, è lotta la biocidio, è "chi ha inquinato deve pagare", è lotta ai roghi, è lotta all'inquinamento delle falde acquifere e soprattutto è lotta nella città di Napoli, una città in cui la speranza di cambiamento sembrava aver lasciato spazio alla rassegnazione. Ma Chiaiano è anche modello positivo, è un territorio che risponde, ancora, irriducibile alla piazza, alla mobilitazione. E lo fa - ed ebbene dirlo - con un protagonismo proprio, riconoscendo come parte di una comunità quelle esperienze di movimento che storicamente hanno messo li' radici e riuscendo, come sempre, ad essere indipendente da quella spesso tristissima logica politicista che attanaglia i movimenti.

Chiaiano contro la nuova discarica - di Gaia Bozza per Fanpage

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L'inspiegabile preveggenza dei casalesi per gli appalti - di Nello Trocchia e Giorgio Mottola per Il Fatto Quotidiano

Chiaiano le cave scomparse tra i rifiuti - di Antonio Musella per Fanpage

Strani livelli di uranio nel parco delle colline - di Antonio Musella per Fanpage

Nuova discarica a Chiaiano - Intervista telefonica con Luigi de Magistris di Antonio Musella per Fanpage

Chiaiano contro la nuova discarica - di Gaia Bozza per Fanpage