Cessare il Fuoco, fermare la Guerra per salvare il popolo libico , la primavera araba, la pace nel mondo

24 / 3 / 2011

La guerra  in Libia, come tutte le guerre è una scelta tragica in se. Da respingere. Gravida poi, nel caso specifico,  di negative ripercussioni sullo sviluppo della recente “primavera araba” e sull'apertura di nuovi scenari nell'insieme  dell'area del Mediterraneo.

A ciò si aggiunga che, nonostante Gheddafi sia (e non da ora) uno dei più odiosi tiranni presenti sulla faccia della terra  si continua ad avere  in tanta parte del mondo ed anche dell’ Occidente  l’impressione di essere  più di fronte  ad un intervento simile a quello di Suez nel 1956 che non  ad un impegno per  la difesa del popolo libico, a sostegno  della costruzione di una nuova società libera nell’intera area del Mediterraneo.

E non è da escludere che  gli azionisti di maggioranza della Lega Araba ed i suoi autocrati di più alto rango, che hanno premuto con Francia ed Inghilterra per l’intervento e che si fanno sentire nel Barheim per sopprimere la ribellione, abbiano sollecitato l’operazione militare, in primis, perché impauriti dal vento di rivolta partito dalla Tunisia. Tutto ciò male si concilia con gli altisonanti proclami soprattutto francesi e inglesi a favore del popolo libico, dove forse la parola “popolo”  si presta alquanto ad essere sostituita  dalla parola “petrolio”.

Traslazione che appare ancor più probabile dopo l’immane tragedia ed il disastro nucleare che ha colpito il Giappone.

Siamo,  alle porta di casa nostra,  nell’epicentro di un possibile tragedia di immani proporzioni.

Non dimentichiamo che Berlusconi e il suo governo hanno svolto un ruolo di pieno sostegno al regime dittatoriale libico fino a pochi giorni fa (ne è simbolo evidente il baciamano del Cavaliere al Rais) e che Gheddafi è stato il gendarme che, su mandato dell'Italia e di altri Paesi europei, ha chiuso in veri e propri lager chi voleva emigrare verso l'Europa. Oggi c’è il rischio di una escalation militare. Se consentissimo che ciò accada, anche questa volta, non avremmo dato alcun sostegno a chi si è ribellato, ma anzi avremmo contribuito a tagliare le gambe ad una grande ventata di rinnovamento e speranza.

Non è vero che non ci sia alternativa tra lo stare a guardare inerti e il bombardare dal cielo. Chiediamo un nuovo  intervento del Consiglio di Sicurezza, unitario, per il cessate  fuoco e  l’avvio di una seria via diplomatica per la difesa del popolo libico e  l’accompagnamento fuori dalla scena di Gheddafi con il suo  qurantennale regime, così come richiesto dalla ribellione popolare.,per le sue gravi responsabilità rispetto alla degenerazione  della crisi e la repressione sanguinaria.

La Tavola della Pace ha avanzato 10 precise tesi relative all'intervento militare, che condividiamo pienamente e che costituiscono la base per un'azione immediata, ampiamente unitaria, in grado di riportare in campo le ragioni e le indicazioni di chi intende muoversi a tutela dei diritti umani rifiutando la guerra.

Abbiamo di fronte, estremamente urgente, la questione dei profughi, nei cui confronti dobbiamo costruire, e pretendere che si costruisca, un sistema di accoglienza e d'inclusione degno di questo nome.

A Teano i Sindaci di Riace e di Caulonia presentarono le straordinarie esperienze dei loro comuni, rivitalizzati proprio dall'inserimento di persone provenienti da altri Paesi.

Facciamo che tali esperienze divengano esemplari e stimolino la costruzione di altre iniziative, in alttre parti del territorio italiano.

Chiediamo inoltre che l’Onu, la Unione Europea e i singoli stati, tra cui l’Italia, avviino  finalmente la costituzione di corpi civili di pace per l’interposizione non armata, il peace-keeping e altri strumenti di prevenzione e pronto intervento per la composizione nonviolenta dei conflitti. Ogni anno si spendono 1.500 miliardi di dollari per le armi. Se solo una quota di questa immensa fucina di morte venisse usata a favore delle popolazioni oppresse la sicurezza del mondo ne guadagnerebbe.Rete @ Sinistra con  l’insieme delle sue articolazioni , è impegnata  con tutte le altre associazioni e movimenti già schierate su queste posizioni a mobilitarsi per rilanciare un grande movimento per la pace, la libertà, i diritti, del popolo libico, e di tutti gli altri popoli in rivolta contro i tiranni, a cominciare da quelli  di Barheim e Yemen, e contro l’oppressione straniera, a cominciare da quella, sempre più tragica, della Palestina. 

L’operazione militare in corso va fermata anche perché rischia di privare gli insorti della propria legittimità politica, senza dar loro  gli strumenti di cui hanno bisogno per vincere e spezzare il regime oppressivo interno di Gheddafi.

RETE@SINISTRA