da Meltingpot.org

Castel Volturno - Diario di riflessioni dopo il corteo di sabato 18 ottobre

di Ilaria Amendola, Natina Balzana, Giulia Trombetti, Loona Viederman, attiviste della Scuola per migranti "Nablus"/ MezzocannoneOccupato

21 / 10 / 2014

18 ottobre. A Milano la Lega Nord scende in piazza con lo slogan "Stop invasione" contro migranti e rifugiati. Nella stessa mattinata, a Castel Volturno, si è svolta la contro-manifestazione organizzata dal Movimento migranti e rifugiati di Caserta.

 Eravamo almeno in cinquemila a sfilare lungo la desolazione della Domitiana, dal cosiddetto Palazzo degli americani, un condominio abitato solo da migranti, al municipio del paese. Non è ancora iniziato il corteo e una suora di origine congolese da dietro un cancello ci augura una buona manifestazione e ci dice che ignoranza e razzismo sono ovunque ma a Napoli si trova bene perché ”in fondo non è ancora Europa. Dio si è semplicemente sbagliato nel metterla così a Nord”. L’immagine ci piace e la condividiamo, ma forse la sorella non sa che nelle stesse ore, nel centro della città, i fascisti di Forza Nuova e del Movimento Sociale Europeo si radunano al grido di “stop all’immigrazione e lavoro agli italiani”.

Il corteo parte sotto un sole implacabile, le miriadi di cartelli “a Km 0” fatti con le canne del litorale e i cartoni del mercato fanno il verso agli slogan della xenofobia: "stop al razzismo", "stop ignoranza", "stop demagogia" e, per essere più chiari, "stop Salvini". Camminiamo silenziosi, il servizio d’ordine in pettorina è pronto a richiamare chiunque si allontani dal corteo. Il clima è disteso, rilassato, scherzando ci diciamo che sarebbe bello se dopo il corteo la festa proseguisse in spiaggia, con le casse a suonare reggae e i calzoni ripieni di tonno venduti dalle manifestanti africane….

Ci sembra quasi di stare in Africa per davvero, non solo per l’anomalo caldo ottobrino, ma perché a guardarsi intorno gli italiani quasi spariscono nell’onda coloratissima di donne, uomini e bambini che si prendono le strade per rivendicare il diritto ad un’esistenza dignitosa. Gli abitanti di Castel Volturno sono chiusi nelle loro case guardando con aria sospettosa da dietro le persiane, rifiutando categoricamente i volantini che cerchiamo di distribuire. Pochissimi interagiscono, pochissimi stanno dentro al corteo, forse una ventina. Mentre al megafono si grida in italiano, inglese e francese che il problema sono la camorra e l’austerity, la “gente normale” che subisce la camorra da generazioni, che vede il suo futuro negato, rimane inerte e chiusa al dialogo.

Arrivati al municipio, ci si riunisce per fare il punto della situazione e ribadire il senso di questa giornata. Quella di Castel Volturno non vuole essere solamente una contro-manifestazione. L’abbiamo detto in tante lingue, che il problema non sono i migranti ma la camorra e le politiche economiche che creano sfruttamento, precarietà, lavoro nero e disoccupazione. Queste dinamiche sono ancora più visibili in un territorio così disagiato, che somiglia più a un dormitorio che ad un paese di 20.000 abitanti. Palazzoni abitativi, negozi, chiesa e polizia, ecco quello che offre Castel Volturno ai suoi abitanti. L’unica apertura è il fiume che porta al mare, che però ovviamente è bello solo d’estate.

Per i migranti di Castel Volturno e di tutta Italia, chiediamo la regolarizzazione delle migliaia di persone costrette a vivere nascondendosi, cattivi “clandestini” ma buoni da sfruttare nei campi a 20 euro al giorno per 13 ore. Vogliamo permessi di soggiorno più lunghi e ricongiungimenti familiari più facili, oltre naturalmente alla cancellazione della Bossi-Fini e dell’odioso reato di clandestinità. E ancora, poiché italiani e migranti sono uniti nella lotta per la sopravvivenza e contro lo sfruttamento, le rivendicazioni si allargano a un terreno più ampio: politiche abitative inclusive, corsi di formazione retribuiti e sostegno al reddito per tutti/e. Siamo tutti/e sullo stesso barcone.