Casarini: «Renzi non svolta. E Grillo copia Tsipras»

Europee. Luca Casarini, l'ex disobbediente ora 'euroinsubordinato' candidato con l’Altra Europa: «Il premier ignora le partite Iva. Il lavoro si precarizza, il reddito di cittadinanza è l’unica strada». «Il Pd ha dubbi sui vincoli Ue? Ha solo paura di essere travolto»

24 / 3 / 2014

 Renzi cam­bia verso all’Europa? «Ma no. Renzi a Bru­xel­les ha dimostrato che al mas­simo cam­bia la fase della gover­nance libe­ri­sta. Dopo l’austerity e la grande ope­ra­zione di mas­sa­cro sociale, ora le sini­stre social-liberiste deb­bono fare un minimo di rie­qui­li­brio, altrmenti saranno spaz­zate via. Ma per i lavo­ra­tori, per i nuovi poveri, non c’è nes­suna novità. Pren­diamo il decreto Poletti». Luca Casa­rini, oggi ‘euroin­su­bor­di­nato’ e can­di­dato nella lista Tsi­pras nella circoscri­zione cen­tro, lasciato il Nord est dove ha mili­tato per anni da disob­be­diente. Cosa che, aperta paren­tesi, gli ha pro­cu­rato tre condanne (per il blocco di un treno che tra­spor­tava arma­menti; per una pro­te­sta in un Cpt; per un cor­teo con­tro il bio­tech); la sua fedina penale ha pro­vo­cato il ritiro dalla lista di qual­che affe­zio­nato della lega­lità a pre­scin­dere. Come se una con­danna per tan­genti sia uguale a una per mani­fe­sta­zione non auto­riz­zata. Ma la pole­mica è alle spalle, chiu­diamo anche la parentesi.

Pren­diamo il decreto Poletti.

Per la nuova gover­nance social-liberista la pre­ca­riz­za­zione resta un valore non nego­zia­bile. Ora Renzi e Poletti danno una costi­tu­zione for­male a quello che c’è già: sta­bi­liz­zano la fles­si­bi­lità con una pre­ca­riz­za­zione che annulla le garan­zie per­sino del vec­chio con­tratto a tempo. È una ten­denza euro­pea, vedi i mini-job tede­schi. Non c’è nes­suna svolta: attacco ai salari, wel­fare e pen­sioni, il grande bacino dove dre­nare ric­chezza per rein­ve­stirla in sana­to­rie delle entità private.

Renzi esclude di toc­care le pen­sioni. E gli 80 euro in busta paga per chi ha uno sti­pen­dio basso, dimo­stre­reb­bero il con­tra­rio di quello che sostiene lei.

Ma no. Quei soldi ser­vono a soste­nere la domanda interna. Sul piano strut­tu­rale il lavoro sarà ancora più pre­ca­rio. Ma Renzi inter­preta que­sta nuova fase e noi dob­biamo farci i conti. E allora: que­sto è il lavoro, fles­si­bile e senza garan­zie? Se vuole fare dav­vero una svolta intro­duca diritti. Il lavoro auto­nomo di seconda gene­ra­zione, le par­tite Iva, il lavoro cogni­tivo, inter­mit­tente e fles­si­bile per defi­ni­zione, sono stati tagliati fuori da ogni prov­ve­di­mento. E l’unica cosa che può dare garan­zie è il red­dito di cit­ta­di­nanza. Non è un ammor­tiz­za­tore sociale né una pro­po­sta astratta, ma una con­di­zione uni­ver­sale di rego­la­zione in un mer­cato che altri­menti ti strozza. Per­ché il padrone di casa ti chiede l’affitto e non ti chiede se in que­sto mese hai lavo­rato o no.

Sta dicendo che Renzi si è occu­pato solo dei lavo­ra­tori dipendenti?

Certo. Di più: la gestione sepa­rata dell’Inps grida ven­detta. Dai tempi della riforma Dini que­sti lavo­ra­tori, oltre a non avere diritti, devono anche pagare l’aliquota più alta per farsi pen­sioni da fame, ammesso che rie­scano ad arri­varci. Pen­sioni ridi­cole: Mastra­pa­squa vietò di pub­bli­carne le pre­vi­sioni per­ché erano cifre troppo piccole.

Ma per il red­dito di cit­ta­di­nanza ci vor­reb­bero molti soldi.

In Ita­lia il 46 per cento della ric­chezza è nelle mani del 10 per cento delle per­sone. Così in Europa. Ci vuole una patri­mo­niale seria. Tassiamo la ren­dita e le tran­sa­zioni, e non i pic­coli rispar­mia­tori, per favore.

Il pre­si­dente di Con­fin­du­stria è gelido con Renzi. Dalle parti sue que­sta dovrebbe essere una medaglia.

Squinzi forse vuole una mano per le espor­ta­zioni. E pre­tende altre misure libe­ri­ste. Ma anche lui deve far­sene una ragione: ora i Renzi e gli Schulz devono tro­vare un modo per gestire il disa­stro. E dopo averci fatto una testa così sull’austerità, ora ci dicono che l’austerità non è soste­ni­bile. Si contraddicono.

Renzi dice che rispet­terà il fiscal com­pact, ma anche che i vin­coli euro­pei ’sono ana­cro­ni­stici’. Dall’altra parte Grillo ormai parla di ’altra Europa’, pro­prio come voi.

Lo vedo. Grillo su La7 ha rila­sciato un’intervista tutto som­mato classica, e ha detto che, prima di par­lare uscire dall’euro, vuole ‘negoziare’. Se ci copia vuol dire che abbiamo ragione. Dico ai miei della Lista Tsi­pras: avanti e con più deci­sione. Renzi deve fare i conti con le sue con­trad­di­zioni. La smetta di fare finanza crea­tiva con gli zero vir­gola. Il fiscal com­pact non si aggiu­sta con truc­chetti con­ta­bili. Il vero nodo è il debito. I paesi inde­bi­tati vanno aiu­tati con un piano comune. Non c’è alter­na­tiva: l’impoverimento dilaga, gli euro­scet­tici pure. Del resto que­sta crisi è frutto del loro sistema, non è arri­vata per la redi­stri­bi­zione della ric­chezza a piog­gia, o per una sta­gione di wel­fare alle­gro. Quanto a Schulz, può scri­vere tutti i libri che vuole con­tro il fiscal com­pact. Ma lo ha votato, e finirà per essere il vero can­di­dato di Angela Mer­kel. Dove pensa di andare?

In que­sto scon­tro Renzi-Grillo,i voti euroin­su­bor­di­nati sono un ter­reno di cac­cia. Ci sarà uno spa­zio per la lista Tsipras?

Renzi parla il lin­guag­gio di una mino­ranza. Noi invece siamo la mag­gio­ranza, impo­ve­rita anche quando lavora, che non ha diritti, per­ché l’economia libe­ri­sta per gover­nare ha biso­gno di con­te­nere i diritti e repri­mere l’alternativa, non sia mai che nasca. Metà degli euro­pei non andranno a votare, ma si muo­verà lo stesso. Noi siamo quella parte che guarda a que­sto movi­mento. Siamo le prede? Le prede sono di più. Se si orga­niz­zano, impri­gio­nano i cac­cia­tori e ren­dono inef­fi­caci i loro fucili.

Tratto da Il Manifesto 22 marzo 2014