Stasera
a Melito, vicino Napoli, il match tra il brasiliano Lazaro Santos de
Jesus e Salvatore Carrozza, col titolo mondiale dei welter versione Wbf
in palio. Il pugile è un'attivista del csoa Insurgencia dove ha
organizzato una palestra popolare
«Spero sia una tappa
intermedia verso il mondiale, ma è sicuramente un punto d'arrivo
importante che mi ripaga dei tanti sacrifici fatti per la boxe». Ha le
idee chiare Salvatore Carrozza a proposito dell'incontro che sosterrà
stasera al cinema Barone di Melito, in provincia di Napoli, contro il
brasiliano Lazaro Santos de Jesus per il titolo intercontinentale dei
pesi welter Wbf, attualmente vacante. Il venticinquenne napoletano del
pugile ha tutto: dal nome al fisico, fino al consueto naso ammaccato
dai cazzotti. Ma allo stesso tempo la sua è una vicenda particolare,
perché Salvatore oltre che una promessa della boxe è un attivista del
centro sociale Insurgencia, dove porta avanti un progetto di palestra
popolare gratuita.
Sport
e impegno sociale. Sullo sfondo una storia che parla di sudore e
scantinati, di una passione più forte della mancanza di strutture, in
quel pezzo di area metropolitana che ingloba i quartieri di Napoli nord
e i Comuni circostanti, dove Salvatore è cresciuto. Studente di
economia, boxeur da quando ne aveva 13. Una carriera da dilettante di
tutto rispetto: campione italiano juniores, due volte campione
universitario, nel 2002 e nel 2004, una lunga permanenza in nazionale.
Inizia
a fare boxe grazie a un amico. È l'estate del 1996, i pochi pugni
scambiati lo fanno innamorare della disciplina. Da lì all'attività
agonistica il passo è breve. Si allena alla Polisportiva boxe di
Marianella sotto la guida di Vincenzo Bottiglieri. «Un maestro di vita
prima ancora che un allenatore - dice Salvatore - capace di svolgere
per anni un eccezionale lavoro di recupero con i giovani di uno dei
quartieri più degradati di Napoli». La palestra è spartana con
soluzioni di fortuna per appendere i sacchi e le attrezzature
necessarie, ma il suo talento emerge e dopo appena sei incontri viene
convocato in nazionale, prima cadetti e successivamente juniores. Poi
una pausa di circa due anni, «dovuta a una crisi adolescenziale, non
reggevo il peso dello studio e degli allenamenti. Praticare uno sport
come la boxe è dura, devi rassegnarti a non poter fare la vita dei tuoi
coetanei».
Ma la passione è più forte di tutto e nel 2005 Carrozza
torna in attività arrivando secondo ai campionati italiani seniores. La
sua boxe tecnica, attendista, caratterizzata da una grande mobilità sul
ring, piace e arriva la chiamata dal centro sportivo dell'esercito.
Resta due anni, ma nel 2007 lascia per incompatibilità ambientale. «Non
era il mio mondo - spiega -, non amo gli eserciti e la disciplina
militare. Nonostante ci fossero le condizioni migliori per allenarmi ho
fatto una scelta di vita e di coerenza personale». Così a maggio 2008
fa il suo esordio tra i professionisti, battendo facilmente il croato
Alexandru Stangaciu. Da allora sono otto gli incontri disputati, con
sei vittorie, una sconfitta e un no contest, perché viene giù un pezzo
del tetto e il combattimento deve essere sospeso.
Ma l'abbandono
dell'esercito non vuol dire solo il passaggio al professionismo, con il
ritorno a Napoli prende forma anche la sua vita parallela di attivista
politico. Riprende i rapporti con alcuni vecchi compagni di scuola che
nel frattempo hanno occupato Insurgencia. «Sono sempre stato di
sinistra - precisa Salvatore - mio padre è un operaio della Fiat Avio,
per cui è stato naturale iniziare a frequentare il centro sociale». Qui
si fa strada l'idea della palestra popolare. Salvatore la propone
all'assemblea ottenendo un consenso immediato. Gli attivisti di
Insurgencia vengono quasi tutti da Napoli nord e ben conoscono la
carenza di strutture sportive adeguate e accessibili in un'area abitata
da oltre 400mila persone. «In questo contesto, l'attività sportiva ha
una funzione importante - dice Carrozza -, in grado di offrire
un'alternativa alla strada e alle sue dinamiche di sopraffazione. In
particolare la boxe, per la sua natura agonistica, è quella che più
intercetta l'attitudine di questi ragazzi, trasformando la violenza in
aggressività sportiva e rispetto per l'avversario».
Il percorso però
è tutto in salita, i mezzi sono pochi, le strutture del centro sociale
inadeguate, così il progetto parte in completa autogestione. «Confido
poco nella possibilità di avere un aiuto concreto dalle istituzioni -
spiega il boxeur -. Pino Maddaloni, campione olimpionico di judo a
Sidney, ci ha messo anni per avere uno spazio in gestione qui a Napoli
nord». Gli fa eco Antonio Musella, che di Insurgencia è il portavoce.
«È assurdo che un progetto dalle finalità sociali così evidenti debba
essere portato avanti con i pochi soldi che siamo capaci di
raccogliere, all'interno di uno spazio inadeguato come il centro
sociale, una struttura occupata da sei anni».
Insurgencia ha un
ruolo importante sul territorio. Gestisce lo spazio sociale Parco San
Gennaro nel Rione Sanità dove, fra l'area giochi e il campo di calcio,
bambini napoletani e figli di immigrati imparano a convivere e a
rispettarsi reciprocamente. Anche nella battaglia contro la discarica
di Chiaiano gli attivisti di Insurgencia hanno recitato una parte
significativa. «L'apertura della discarica non è una sconfitta -
argomenta ancora Musella - perché la lotta continua, ma anche perché la
comunità reale che si è costituita resta e gode di ottima salute.
Vicini di casa che nemmeno si conoscevano oggi partecipano alle
manifestazioni contro la base Dal Molin a Vicenza, si organizzano per
portare la loro solidarietà alle popolazioni abruzzesi colpite dal
terremoto, oppure scendono in piazza nei cortei antifascisti». Una
sinistra di base nella quale si ricompongono l'ex sindacalista della
Fiom, l'ex segretario della locale sezione dei DS, l'ex operaio
dell'Italsider. E con loro studenti, casalinghe, precari. Questa
comunità reale sosterrà stasera Salvatore Carrozza nel suo tentativo di
aggiudicarsi il titolo intercontinentale. Sempre nel rispetto
dell'avversario, il trentenne brasiliano Lazaro Santos de Jesus, figlio
di un altro sud dello stesso mondo.
Fonte il Manifesto del 09/10/09
Carrozza, boxe antifa
10 / 10 / 2009