Cambio di passo nella gestione della crisi

Segnali dagli USA all’Europa, emblematico, in Italia, il caso FCA ed Electrolux.

di Bz
31 / 1 / 2014

«L’America non resterà immobile e neppure io. Dovunque e in qualsiasi momento agirò anche senza l’iter legislativo per estendere le opportunità delle famiglie americane. È esattamente quello che farò». Il presidente ha detto di considerare il 2014 «l’anno della svolta» reclamando riforme di ampio respiro, dalla legge sull’immigrazione a quella sul lavoro con l’aumento del salario minimo, fino alla creazione di un fondo pensioni sostenuto dal governo.

Questi sono alcuni stralci del discorso di Obama sullo stato della nazione, pronunciato ieri sera, ventilando di usare l’autorità presidenziale di proporre decreti per portare avanti alcune scelte di politica economica e sociale se il Congresso si mostrasse avverso. Il salario minimo federale passerà quindi da 7,25 dollari all’ora a 10,10 dollari all’ora entro il 2015, in linea con la sua richiesta di legare le paghe all’inflazione, richiamando l’attenzione sul dato economico che un maggiore reddito disponibile è capace di produrre maggiore produttività, consumi e occupazione.

Solo un discorso per ora ma che indica la volontà di accelerare un cambio di fase politica ed economica che fa il paio con il ‘taperig’, ovvero piano di rientro dall’acquisto di buoni del tesoro, iniziato dalla Federal Reserve e che era vincolato all’andamento positivo degli indicatori del PIL e dell’occupazione interni agli USA. Poco importa se questa decisione ha mandato in tilt le borse di mezzo mondo per alcuni giorni e se ha inguaiato fortemente il trend economico di paesi emergenti, quali Turchia, Sud Africa e Argentina, anzi, meglio, serve a far capire chi ha, ancora oggi, in mano le briglie del potere. Così come è stato ribadito nell’assise capitalista tra le nevi di Davos.

Il Consiglio d’Europa di Strasburgo denuncia pesanti violazioni della Carta dei diritti sociali quali l’assenza di un reddito minimo garantito per tutti, come misura di inclusione sociale e contro la povertà, le pensioni minime troppo basse, serie carenze nell’assistenza sociale e sanitaria, politiche sulla sicurezza sul lavoro inappropriate, sostegni ai disoccupati insufficienti e discriminazioni basate sull’età e sull’appartenenza ad alcune minoranze etniche. Insomma l’Italia non è un Paese per poveri, disoccupati, malati, anziani e per i cittadini in difficoltà in genere a causa di servizi sociali e assistenziali non adeguati, non è all’altezza dei parametri europei e se vi vuole porre rimedio in essi deve investire risorse, bocciando, ex post, i tagli apportati da tutti i governi con la loro spending review.

Anche questo è un cambio di passo che rafforza tutti segnali che arrivano dagli organismi supervisori e di comando europei, naturalmente non è una conversione sulla via di Damasco ma una ricalibratura delle politiche economiche e sociali utile alla gestione della crisi, nel momento in cui si intravvede il pericolo (per se) di aver fatto tirare troppo la cinghia ai propri cittadini consumatori, in specie quelli della fascia euromediterranea.

In Italia l’adeguamento al cambiamento è ingolfato nei meandri di una politica istituzionale e partitica che prepone le squallide alchimie (il 37% - il 4,5% come baluardo democratico!??) della propria sopravvivenza alla necessità di stare al passo con le scelte economiche di gestione della crisi.

In questo contesto sono significative alcune definizioni, post crisi della divisione internazionale del lavoro, di grandi industrie manifatturiere: Fiat e Electrolux. Aldilà di constatare che Landini – e molti altri - aveva letto correttamente il piano Marchionne e che il ministro per lo sviluppo Zanonato sa leggere solo i tweet, rimane, quello che è la nuova FCA e che rimarrà della Electrolux, la fine di un modello di industrializzazione manifatturiero italiano basato sulle grandi produzioni di massa e sul proliferare delle boite del loro indotto.

È emblematico il gesto di un delegato alla trattativa di parte Electrolux che ha sventolato davanti a Zanonato un depliant in cui si proponevano lavatrici a 199 euri.

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