Si sono presentati al calar della sera, appena scende l'ultima luce, hanno detto di essere poliziotti e di seguirli, erano in quattro, in borghese. Lui pensava fosse per qualche notifica in relazione agli arresti e all'obbligo di dimora a cui è costretto per l'inchiesta sugli incidenti alla manifestazione contro il G8 Università a Torino. In commissariato lo hanno messo in una stanza, un computer davanti con le immagini della manifestazione del 4 Luglio a Vicenza e subito sono partite le accuse, le richieste di riconoscimento.
Mezz'ora di vecchi e sani metodi da buon poliziotto navigato; se crolli abbiamo un nuovo collaboratore altrimenti una buona lezioncina per far capire l'aria che tira … … un'aria di paura.
No questo non è un racconto, una storia di fantasia, questo è quello che succede in una calda serata di agosto nelle strade di Marghera e nel commissariato di Mestre, una brutta storia da raccontare.
Nel caldo agostano si rifanno vive pratiche e mezzi da sempre appartenuti a istituzioni e corpi dello stato; il decreto sicurezza e le istanze, o meglio i mal celati desideri, di ordine e giustizia di partiti, movimenti di opinione e magistratura hanno riattivato quel magma, melmoso e maleodorante, mai veramente raffreddato e sopito in questo paese.
Se l'inchiesta di Torino del procuratore Caselli, sulla manifestazione dell'Onda per il G8 dell'Università è stato il primo tentativo di suggerire e ridisegnare scenari, assai vecchi, che coinvolgano e criminalizzino i movimenti, ora come non mai sembra essere tornato il tempo del gioco sporco, della minaccia, dell'intimidazione che coinvolgano per primi quelli ritenuti più deboli, più facilmente colpibili.
Un ragazzo rumeno è chiaramente sempre un buon motivo, che sia per un'inchiesta giudiziaria o per dare un buon esempio e, in caso scoppiasse la grana, una buona giustificazione: avrà capito male, avrà frainteso, o peggio si è inventato tutto.
E' rumeno, immigrato ma non stupido; conosce il valore delle parole e delle persone, tanto da passare le serate d'inverno a fare l'operatore di strada per i senza fissa dimora; ne tanto meno lo sono i suoi compagni, i suoi amici e i suoi avvocati, che si sono subito mobilitati, per difendere la sua e la nostra libertà.
Il suo e il nostro diritto a non aver paura del futuro della vita e di ogni vero o falso poliziotto che prova a negarcele.
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