Brescia - Trenta metri sopra il cielo

4 / 11 / 2010

 Alice porta un sacco pieno di vestiti. «Con la pioggia dei giorni scorsi i ragazzi sulla gru erano sempre zuppi, dovevamo portargli il cambio asciutto ogni tre ore».

Sono lassù da cinque giorni e cinque notti e non hanno nessuna intenzione di scendere. «Non abbiamo più nulla da perdere. Restiamo qui. E se qualcuno ci vuole far scendere con la forza ci buttiamo di sotto». Lo gridano in tutte le lingue con il megafono. Sotto applaudono, suonano, cantano e non se ne vanno mai. Vogliono il permesso di soggiorno. Per questo hanno presidiato per 34 giorni la prefettura di Brescia. Per questo sabato scorso hanno manifestato. E quando la polizia li ha caricati e le ruspe hanno distrutto il loro presidio, in 9 hanno deciso di salire a 35 metri di altezza, sulla gru del cantiere della metropolitana. Dopo giorni di pioggia sono rimasti in cinque, infreddoliti, febbricitanti, con il mal di gola. Ma senza nessuna voglia di farsi fregare un'altra volta.

Dal 2009 chiedono di essere regolarizzati. Per questo hanno presentato tutti i documenti per la sanatoria di colf e badanti. Hanno pagato fino a 500 euro di spese. Ma è bastata un circolare del capo della polizia Manganelli a tagliarli fuori. Il motivo? Nel corso della loro permanenza in Italia hanno ricevuto un provvedimento di espulsione. E da quando la «clandestinità» è un reato, questo solo fatto costituisce un precedente penale che non permette la loro regolarizzazione. Un circolo vizioso contro il quale questi stranieri si battono da mesi senza avere risposte. Adesso le pretendono.

Arun, pachistano 24 anni. Jimi, egiziano 25 anni. Rachid, marocchino, 35 anni. Sajad, pachistano, 27 anni, Singh, indiano, 26 anni. Fanno gli operai, volantinaggio e altri lavori saltuari, ovviamente in nero. Non sono colf e badanti, ma lavorano eccome. L'unico modo che avevano per vedersi riconosciuti i loro diritti era partecipare alla sanatoria delle colf. E invece sono stati imbrogliati dallo stato e spesso anche dai loro datori di lavoro che hanno lucrato sulle domande di regolarizzazione e poi sono spariti. Sono stati fregati anche dal Comune e dal prefetto. Prima li hanno scaricati e hanno distrutto il loro presidio, poi quando ormai disperati sono saliti su quella gru, fanno proposte che loro non vogliono neppure ascoltare. 
«Sono salito con uno della questura - racconta Mohamed, egiziano che tutti chiamano Mimmo - hanno detto che ci davano la possibilità di fare un presidio di 15 giorni sotto tutela della Curia, di Cigl e Cisl e che poi avrebbero aperto un tavolo sul nostro problema. Ma che cosa ci raccontano? È un anno che lottiamo, cosa ce ne facciamo di 15 giorni in più». Noureddine è marocchino: «La gru è la nostra ultima carta da giocare e non vogliamo perdere. A questo punto vogliamo che ci sia un incontro al ministero degli interni, che si apra una trattativa seria su tutta la questione della sanatoria e del reato di clandestinità e nel frattempo vogliamo poter continuare a fare il nostro presidio, perché queste cose sono un nostro diritto. Abbiamo incontrato il sindaco e lui dice solo che diamo fastidio ai bresciani. Ma qui con noi ci sono tantissimi cittadini di Brescia».

Alice lascia i vestiti nel vicino oratorio. È lì che si raccolgono gli aiuti per gli uomini sulla gru. Nelle stanzette dell'asilo a misura di bambino i bresciani portano cibo, vestiti, soldi. «Li useremo per comprare abbigliamento da montagna». È tutto pulito, eppure la notte stranieri e italiani in presidio sotto la gru vengono qui a riposarsi e rifocillarsi. «Dicono che strumentalizziamo la protesta, ma non è così. Sono loro che decidono tutto, noi del movimento antirazzista diamo solo una mano. E da quando sono saliti sulla gru c'è molta più solidarietà», spiega Umberto Gobbi dell'associazione Diritti per tutti. «È veramente razzista pensare che noi siamo sempre sotto qualcuno anche quando protestiamo. Noi abbiamo la nostra testa».

Sanno che la loro protesta è disperata. Il sindaco Adriano Paroli (Pdl) è sempre a Roma in parlamento. A Brescia spadroneggia il vicesindaco leghista Fabio Rolfi. È l'uomo che regge le fila del Carroccio nel bresciano, il capo del sindaco Lancini di Adro. E su questo vicenda si gioca la faccia. Ma non bisogna cadere nella retorica del «profondo nord». Brescia è la provincia con più stranieri d'Italia (160 mila circa su un milione e 200 mila abitanti). L'integrazione qui è una realtà. E per questo lo scontro con i leghisti è duro ma si può vincere. Sabato a Brescia si manifesta perché la lotta della gru non sia vana. L'appuntamento è alle 15 in piazza della Loggia.

Articolo pubblicato sul Manifesto il 04.10.10