Bologna - Riflessioni su welfare e democrazia

18 / 1 / 2012

 Oggi si è tenuta, nella cintura di Bologna, a Casalecchio di Reno una delle assemblea degli  educatori che lavorano nel distretto della “Bologna Sud”, la cintura di comuni della val Reno e della val Samoggia che costituisce un pezzo importante della periferia diffusa della città di Bologna.Gli educatori sono stati invitati a pronunciarsi sulla preintesa rispetto al rinnovo del contratto di categoria stipulato a dicembre tra i sindacati confederali e centrali cooperative. In un altro documento che potete travare sul blog degli educatori contro i tagli e sul sito www.globalproject.info, le ragioni del no a questo accordo. Di seguito invece alcune riflessioni sull'assemblea ed in generale sulla dinamica di queste consultazioni.

Diciamo subito che purtroppo non siamo di fronte ad un referendum dei lavoratori che coinvolge tutti gli educatori; tutti coloro che lavorano nel mondo del sociale; tutti coloro che studiano per diventare educatori e che si troveranno a fare i conti con i nuovi dispositivi di selezione ed accesso a questa professione; ed ancora, non potranno votare tutti gli operatori che continuano a lavorare senza la protezione di un contratto di lavoro. La maggior parte di coloro che, in modi differenti, sentiranno il riverbero degli effetti di questo contratto, non avranno formalmente la possibilità di prendere parola su di esso. Questo primo dato ci informa di come la democrazia è un bene comune che ovunque non è mai dato una volta per tutte e di come il modo migliore per proteggerla e difenderla sia tentare di situarla rendendola il più possibile ampia, diffusa, efficace.

La democrazia ovunque è un arma che serve se utilizzata, estesa e rimodellata continuamente. Come ci insegnano le battaglie referendarie per l'acqua bene comune non si vince mai per sempre. Per questo insistiamo affinchè tutti gli operatori del welfare pretendano che nei propri luoghi di lavoro e di vita si svolgano assemblee in cui possano pronunciarsi, in fretta, su questo contratto. E' un dato, infatti, che su 150 mila operatori del settore, saranno una minoranza quelli che riusciranno a prendere parola su questa preintesa.Il no a questo contratto è stato, nel distretto di Casalecchio, netto: il 92 % degli educatori ha votato contro.

E' un no che contiene molti si perchè  è venuto da chi il contratto lo vuole, dannatamente, ma sa che non è dignitoso accontentarsi di pochi soldi in più in busta paga, (senza neanche un soldo per gli arretrati accumulati in 2 anni di mancato rinnovo del contratto) mentre il costo della vita aumenta drammaticamente.E' un no che si oppone ad un accordo che se firmato spalancherà le porte, con un'introduzione massiccia dell'uso dell'apprendistato, (in linea con tutti i contratti di categoria) ad un'ulteriore precarizzazione della condizione del lavoro.E' un no che dice che chi produce welfare, ricchezza, relazioni, cura non vuole più pagare crisi e debiti.

E' un no che si ribella ai ricatti che questa crisi porta con sé. Questo lo diciamo a chi ci fa notare che nella crisi bisogna accontentarsi, pregando di non essere i prossimi a saltare in aria.  Questo lo diciamo a chi tenta di utilizzare la crisi per provare a ridefinire in forma autoritaria le relazioni sindacali.Noi, gli educatori uniti contro i tagli abbiamo invece imparato che il welfare si difende nel lavoro, restituendogli dignità e prospettive ed oltre il lavoro pensando al welfare come ad un bene comune da difendere come tale.

Una ricchezza sociale necessaria, accessibile, imprescindibile, collettiva. E la difesa del welfare la sua ridefinizione deve essere agita nei luoghi dove si dà, a contatto con le persone che il welfare lo producono e lo utilizzano in una cospirazione ed in una doppia cattura continua tra operatori e fruitori di welfare. E dentro ed oltre il lavoro si possono creare forme e dispositivi di federazione, di presa di parola, di organizzazione ibridi, adeguati, efficaci.Condizioni di lavoro migliori per gli operatori del sociale, sono un welfare migliore per tutti. La difesa di un'elevata qualità dei servizi da parte dei fruitori di welfare costituisce un ottimo dispositivo di protezione per gli operatori. E' una questione di dignità. E' una questione di giustizia sociale. E' una questione aperta.

*“Educatori contro i tagli”