Bologna - …ma quale “city of food”?

Il 3 aprile ore 12 di fronte al Mercato di Mezzo per iniziare a svelare cosa si nasconde dietro alla “bologna city of food”, a F.i.co. ed altro.

2 / 4 / 2014

In occasione della prossima inaugurazione del nuovo mercato di mezzo, che si terrà il 2 aprile in forma “istituzionale” e il 3 in dimensione “pubblica”, alcun* attivist* de “La foglia di Fico” hanno sanzionato la sede del mercato stesso, iniziando così a decostruire l’immaginario della “Bologna città del cibo” che tanto viene usata per legittimare meccanismi speculativi, favorendo così l’arricchimento di pochi (e soliti) a discapito dei tanti. Invitiamo tutti e tutte giovedì 3 aprile, dalle 12, di fronte al Mercato di Mezzo, per iniziare a svelare cosa si nasconde dietro alla “bologna city of food”, a F.i.co. e quant’altro.

Bologna city of food.

Dalla riapertura del Mercato di Mezzo a FICO: speculazione e spettacolarizzazione del cibo.

Il Mercato di Mezzo riapre a tempo di record, pensato, approvato e realizzato in tempo 0. Proprio come sarà per l’ancora più ambizioso (e folle?) FICO. Sembra che a Bologna abbiano capito che con il cibo si possono fare un sacco di soldi.

Ma mica arricchire la città e valorizzare quanto già c’è, ma moltiplicare e spartire i guadagni dei soliti. Con la retorica della riscoperta della cultura del cibo, del “mercato di una volta”, dell’eccellenza e dell’innovazione di oggi si giustifica l’ennesimo regalo del pubblico al privato.

Il Mercato di Mezzo, di proprietà dell’Ausl, affidato a CoopAdriatica in “sinergia” con l’Ascom, che a loro volta hanno scelto le “eccellenze” che riempiranno i nuovi spazi. E qual è uno dei nomi che salta subito all’occhio?

Eataly! Che avrà un intero piano per realizzare una bella pizzeria.

Ma è giusto un pensierino piccolo piccolo, prima del mega-pacco-regalo del Caab per realizzare il FICO. Un’eccellenza nel vendere – nella peggiore accezione del termine – il feticcio del “made in Italy”, e altrettanto nello sfruttamento e nell’umiliazione dei suoi lavoratori a 500 euro al mese, con tanto di perquisizione annessa all’uscita. L’eccellenza (?) del marchio Coop “Fior Fiore”.

Oppure Alce Nero, all’avanguardia nel processo di gentrificazione della zone universitaria, sfruttando la moda del bio e slow ma a prezzi stellari. E come non metterci pure la Granarolo? Che con l’emergenza della lotta dei facchini ci fornisce un altro grande esempio di eccellenza?Quello che ci domandiamo quindi è quale eccellenza vuole promuovere la città di Bologna?E per chi? Per quali tasche? Quale cultura del cibo? Quale rilancio economico se si fa sulla pelle dei lavoratori?

Quello che vorremmo noi, e per cui lotteremo, è la creazione di uno spazio di “sovranità di mangiare”.

A noi piacciono quei pasti e quei prodotti di cui conosciamo la storia; il pane che dividiamo viene da un forno clandestino; chi coltiva gli ortaggi e chi inforna il pane ha storie da raccontare che non ci stanno in uno degli stucchevoli slogan di EXBO o FICO.

Vogliamo procurarci e cucinare del buon cibo, e lo mettiamo sulle nostre tavole insieme ai significati e alle lotte che il nostro buon cibo porta con sé. E di sicuro la storia e le narrazioni tossiche raccontate da questi signori non ci piacciono per nulla!

La foglia di fico