Bologna - Contro ogni sgombero, apriamo nuovi spazi

La ricchezza degli spazi sociali contro la miseria delle istituzioni

23 / 1 / 2013

Questa mattina Bologna si è svegliata con l'ennesimo spazio sgomberato. I locali di Bartleby in via San Petronio Vecchio sono stati murati, l'intera zona militarizzata dalle forze dell'ordine, così come il rettorato e le strade del centro.

Un atteggiamento indegno che si ripete ancora una volta in questa città, una volontà chiara ed evidente da parte delle istituzioni locali di chiudere spazi di dissenso, di confinarli a problemi di ordine pubblico, di non voler cercare alcuna risposta nella crisi, se non provare a toglierci tutto, anche gli spazi che apriamo alla città e in cui sperimentiamo una reale alternativa.

A Bologna negli ultimi mesi tante realtà hanno conquistato nuovi spazi, come l'occupazione dell'ex Caserma Masini da parte di Làbas e gli occupanti di case di Asia-Usb.

Tante e diverse esperienze di autorganizzazione hanno reso più viva Bologna, hanno segnato nuovi percorsi che parlano di diritti da conquistare, di ricchezza da riprenderci, di riappropriazione, quando la crisi e le misure di austerity ci vogliono sempre più poveri.

Alla miseria del presente, alla povertà a cui vorrebbero lasciarci, noi dobbiamo rispondere con la ricchezza da sprigionare in città partendo dal mettere in relazione attraverso i tanti spazi sociali tutti coloro che mettendosi in gioco, incontrandosi, cercando insieme delle risposte, si riprendono il proprio presente e costruiscono il proprio futuro. Soltanto aprendo spazi in cui connettersi, per sperimentare pratiche, linguaggi, nuovo modo di vivere la città, si possono trovare punti di incontro, di condivisione, di complicità, per ricercare insieme un nuovo modo di produrre saperi dentro e fuori le università, per riprendersi la ricchezza socialmente prodotta.

Bologna ha una potenza enorme che è rappresentata da tutti gli spazi collettivi che arricchiscono ogni giorno le nostre vite, la vita di questa città.

Siamo stanchi delle risposte cieche e sorde dell'amministrazione comunale, dell'università: sono distanti anni luce dai bisogni e dalle reali esigenze dei cittadini, degli studenti, e lo dimostrano ogni giorno di più con gli ordini di sgombero che mettono in campo o con il non prendere parola rispetto a tematiche e a rivendicazioni concrete che parlano della vita di ognuno di noi, non di seggi o di poltrone da spartirsi.

Nel giro di pochi mesi il comune di Bologna, la controparte politica con la quale avremmo dovuto e potuto confrontarci, ha deciso di attaccare ogni luogo e spazio di produzione critica all’interno della città sgomberando Bartleby, così come l’ex caserma Masini e le case occupate, mettendo sotto sgombero spazi quali l’ex-mercato ed Atlantide. 

Per quanto ci riguarda ogni spazio libero è un bene comune da difendere all’interno della nostra città, per questo oggi ci sentiamo solidali con Bartleby.

Siamo allo stesso modo convinti che non possiamo permetterci di lasciare alcun vuoto, siamo determinati a riprenderci quello di cui ci hanno sottratto, partendo proprio dalla riappropriazione degli spazi che ci stanno togliendo.

Se pensano di fermarci così, si sbagliano di grosso.

Le nostre storie si alimentano con i desideri e la determinazione dei tanti che incontriamo, si sprigiona non solo negli spazi che restituiamo alla città, ma anche nelle facoltà che frequentiamo, nelle scuole, nelle piazze e nelle strade che rendiamo vive.

In questa città ci sono spazi abbandonati e lasciati al degrado da anni, come le ex caserme dismesse, che sono state mandate all'asta e che sono rimaste invendute. Come la storia dell'ex caserma Masini, che Làbas attraverso la riappropriazione è riuscito a riconsegnare alla collettività, a trasformarlo in un bene comune da conquistare giorno dopo giorno con la città.

Non possono pensare di risolvere una volta per tutte la situazione con gli sgomberi, quando dovrebbero pensare a un modo per aprire contraddizioni e nuovo modo di vivere la città che sempre più viene privata di spazi collettivi per svenderli ai privati o peggio ancora per chiuderli. Gli sgomberi che si stanno ripetendo in questa città dimostrano solo il vuoto politico che esiste a Bologna. Quale futuro vogliamo per Bologna? Vogliamo sul serio mettere al centro dell'agenda bolognese cultura e servizi per i cittadini, vogliamo pensare a una progettualità nuova per vivere Bologna in maniera libera e senza divieti? O vogliamo chiudere spazi, abbandonarli al degrado, spostare l'attenzione su un problema di ordine pubblico, senza cogliere le spinte che muovono i cittadini e gli studenti di questa città? 

Siamo stanchi di essere gestiti come un problema di ordine pubblico. Occupiamo spazi perché pensiamo e siamo convinti che soltanto pratiche come questa possano aprire percorsi costituenti. E continueremo a farlo.

Bologna e i suoi spazi parlano di vite che si mettono in gioco, desideri collettivi che si realizzano, sogni possibili da costruire, relazioni nuove che nascono, luoghi abbandonati che si reinventano, biografie che si intrecciano.

In gioco ci sono le nostre vite ricattate, precarie, in crisi, sfruttate, ma desiderose di vita degna, ricchezza da conquistare, obiettivi da praticare, progetti da costruire, piene di passioni, complicità e cooperazione da alimentare.

Nessuno sgombero ci potrà mai fermare. Andiamo avanti!