Bologna 25.11 - Legge 119 non in mio nome!

Corteo e sanzionamenti durante la giornata contro la violenza sulle donne

26 / 11 / 2013

Oggi 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne siamo sces* in strada, partendo da Piazza verdi per raggiungere e attraversare il corteo cittadino.

La partenza da Piazza Verdi non è stata casuale: in maggioranza precarie dell’università e della scuola, educatrici e studentesse ci siamo ritrovate qui proprio per ribadire che ci servono più diritti e più libertà contro la violenza sulle donne, e non più controllo e più polizia. Abbiamo detto chiaramente che ci serve reddito di autodeterminazione per poterci liberare da ogni ricatto affettivo o lavorativo, che servono investimenti nella formazione e nell’educazione al rispetto delle differenze di genere, in primis nelle scuole e all’università.

Abbiamo poi preso parte al corteo, con i nostri stencil e i nostri manifesti, per sottolineare che la recente legge 119 è stata falsamente presentata dai media come legge contro il  femminicidio, ma che in realtà essa prevede misure restrittive e conservatrici. Questa legge ci dipinge infatti come vittime, soggetti deboli da tutelare, e con la scusa della nostra protezione introduce misure a sostegno della costruzione delle grandi opere, come la Tav.

Ma la violenza sulle donne è un problema storico, sociale, culturale, non è un’emergenza, e non permetteremo che in nostro nome sia gestito come tale.

I muri di Bologna questo 25 novembre parlano chiaro e dicono che la nostra libertà non si paga, non si concerta, non si baratta. E le sue strade hanno oggi dimostrato che la sicurezza non la fanno gli uomini in divisa che se ne vanno in giro armati, ma i corpi liberati che le attraversano.

CS TPO, Làbas

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Cronaca sms della giornata:

Bologna - azione comunicativa in piazza verdi di Tpo e Labas per invitare al corteo che partirà da piazza XXsettembre. Legge 119 non in mio nome!

Bologna - tante e tanti al concentramento del corteo in piazza XX settembre contro la violenza sulle donne, contro la legge 119. 

Bologna - parte il corteo: Tant* e divers* colorano di rosso via indipendenza 

Bologna - sanzionati i negozi su via indipendenza con manifesti e stencil a forma di slip contro la legge 119, contro il governo Letta, per reclamare reddito, diritti.

Bologna - attaccati manifesti e fatte scritte contro la violenza sulle donne sull'impalcatura di San Petronio in piazza maggiore 

Bologna - si conclude il corteo in piazza maggiore. 

Leggi il comunicato distribuito durante il corteo:

Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, partecipiamo allo sciopero delle donne, dandoci appuntamento alle 16.30 in piazza Verdi per incontrarci con quant* desiderano raggiungere il corteo che si raduna in piazza XX settembre alle 17.30.

La violenza sulle donne non è un problema emergenziale, ma strutturale. Passando per la casa, le scuole e l’università, le strade e gli ospedali, attraversa il nostro quotidiano.

Eliminare la violenza contro le donne significa portare avanti una lotta politica, sociale, culturale, che non si risolve tra una questura ed un processo, ma riguarda in primis la nostra vita.

Bisogna promuovere progetti di educazione alle differenze di genere nelle scuole, finanziare le case antiviolenza e i centri delle donne, puntare sulla socialità di strade e piazze.

Bisogna puntare sui diritti.

I media si affannano a presentarlo la legge 119 come legge contro il femminicidio. Il governo Letta ci marcia: ma si tratta di strumentalizzazione dei nostri corpi di donne.

Noi non abbiamo mai chiesto più controllo.

Abbiamo sempre chiesto più libertà. Libertà di uscire di sera da sole, di rientrare in casa e fidarci di chi vive con noi, di vestire come vogliamo e parlare con gli sconosciuti senza temere violenze di alcun tipo.

La scelta del governo d’investire solo sulle forze dell’ordine, di inasprire le pene, di eliminare la revoca della querela è una decisione politica che si traduce in stretta securitaria. Definire emergenza il femminicidio è una scusa palese: lo dimostra il fatto che nel seguito del testo si parla di emergenza immigrazione nord Africa e risarcimenti alle imprese delle grandi opere che hanno subito danni da parte di manifestanti (il riferimento alle lotte no Tav e per i beni comuni è evidente).

La Legge 119 è un miscuglio inaccettabile di restrizioni, non presenta alcuna prospettiva di risoluzione dei nostri problemi.

Peggio: aggrava la situazione. Seguendo gli stereotipi del conservatorismo il governo Letta ci ha dipinte come vittime incapaci di ogni decisione, come soggetti vulnerabili da affidare alla protezione statale, cercando di dividerci in donne perbene e donne per male.

Crede davvero questo governo che nessun* capisca il tranello?

Certo, perché dovremmo sentirci più sicure nelle mani dello stato, o in quelle della famiglia. Si dà il caso che le forze dell’ordine siano spesso colpevoli delle stesse violenze, e che questo paese in quanto a Stato e rapporto col corpo delle donne abbia dato il peggio negli ultimi dieci anni.

No. Non ci fidiamo di nessuno di loro. E la parola protezione ci sembra sinonimo di delega. Preferiamo parole come autodeterminazione, partecipazione.

Sin troppo facile l’operazione di Letta ovvero coprire tutto quello di cui il paese ha bisogno e ridurlo ad una sola voce: emergenza.

No. Quello che desideriamo contro la violenza sulle donne non coincide con la punizione di un reato.

Desideriamo il diritto all’abitare, al reddito, al sapere, alla salute, alla dignità, all’ autodeterminazione.

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CS TPO-LàBAS

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