Bologna 13.11.12 - Labas occupa l'ex Caserma Masini: contro la miseria del presente ci riappropriamo della ricchezza

Làbas in occasione della giornata 14n si riprende una parte della città abbandonata per dare vita ad un laboratorio contro la crisi.

13 / 11 / 2012

Oggi Làbas libera uno spazio chiuso da anni e abbandonato. Un posto che noi vogliamo aprire alla città, mettere a disposizione di quelle generazioni che si sono stancate di continuare a sopravvivere e che ora si riprendono pezzo dopo pezzo quello che li spetta.
Verso lo sciopero europeo del 14 novembre, facciamo nostro lo slogan che da Madrid arriva a Bologna "toma la huelga": ci riprendiamo lo sciopero e lo facciamo partendo dalla conquista e dalla riappropriazione dell'ex caserma Masini. Alla miseria del presente, alla povertà a cui vorrebbero lasciarci, noi rispondiamo con la ricchezza che vogliamo sprigionare in città partendo dal mettere in relazione attraverso questo laboratorio quella generazione "no future" che incontrandosi, cercando insieme delle risposte, si riprende il proprio presente e costruisce il proprio futuro. aprendo spazi in cui connettersi, per sperimentare pratiche, linguaggi, nuovo modo di vivere la città in maniera libera e senza divieti, per trovare punti di incontro, di condivisione, di complicità, per ricercare insieme un nuovo modo di produrre saperi dentro e fuori le università, per riprendersi la ricchezza socialmente prodotta.

Vi invitiamo alla conferenza stampa alle ore 10 in via Orfeo 46.


Bologna 13.11.12

Questa è la storia di una generazione che è stata privata del proprio futuro e ora vuole riprenderselo.
Questa è la storia di chi si è stancato di sopravvivere e ora vuole costruirsi una vita degna.
Questa è la storia di una generazione che è così "choosy" che non si accontenta della miseria del presente e ora si prende pezzo dopo pezzo ciò che gli è stato tolto.
Questa è la storia di una generazione che vuole agire in maniera conflittuale all'interno dello scenario complesso in cui è immersa.
Questa è la storia di chi vive zero diritti sul lavoro, sfruttamento, precarietà, disoccupazione e ora ha deciso di non accettare più tagli, riforme, politiche di austerity.
Questa è la storia di una generazione che vive nella certezza di essere tagliata fuori dal welfare e dalle garanzie conquistate in passato e ora vuole riappropriarsi della ricchezza che ogni giorno produce.
Questa è la storia di chi è consapevole di vivere in un'Europa accomunata da processi di austerity e ora vuole esprimere con forza la necessità di un nuovo welfare all'interno di un'altra Europa da costruire che metta al centro diritti e dignità.
Questa è la storia di chi vuole tracciare le linee di una "nuova" Europa che parla il linguaggio comune della ribellione, della disobbedienza a chi ci vuole tutti più poveri e senza diritti.
Questa è la storia di una generazione che vive in bilico fra lavoretti saltuari o sottopagati ed un sistema formativo dequalificato e costoso, e ora ha deciso di strappare un pezzetto di quello che gli spetta con determinazione.
Questa è la storia di una generazione che ha aspettative, competenze, grandi desideri e non è disposta a svenderli o a sentirsi in colpa per questo.
Questa è la storia di una generazione che vuole mettersi in relazione, aprendo spazi in cui connettersi, per sperimentare pratiche, linguaggi, nuovo modo di vivere la città in maniera libera e senza divieti, per trovare punti di incontro, di condivisione, di complicità, per ricercare insieme un nuovo modo di produrre saperi dentro e fuori le università, per riprendersi la ricchezza socialmente prodotta.
Questa è la storia di chi è sempre più escluso dai processi decisionali e ora vuole riappropriarsi dei diritti che non si possono cancellare con la scusa della crisi e con ricatti, e comquistarne di nuovi.
Questa è la storia di una generazione che vuole costruirsi il proprio futuro, interrogando e incontrando la città, che vuole riprendersi le proprie vite, cominciando dal presente, mettendo in campo obiettivi concreti e praticandoli.
Questa è la storia di una generazione che vuole aprire in città laboratori come elementi di anomalia e alterità nella crisi, che vuole agire la complessità, darsi nuove coordinate per riuscire a cambiare l'esistente in maniera sperimentale e dirompente.
Questa è la storia di una generazione che sprigiona energie e pulsioni vitali per la città.
Questa è la storia di chi si pone tante domande e vuole trovare insieme alla città delle risposte.

Ripartiamo da qui. Ripartiamo da quelle generazioni che sanno che "fino a qui non va bene":
Studenti universitari che non sono solo studenti ma che sono sempre più precari, che non riescono a pagare l'affitto di una stanza, le tasse universitarie sempre più alte, che hanno sempre più difficoltà ad andare al cinema o al teatro, che per leggere un libro devono sperare che li salti magicamente in borsa, che devono fare i conti con studentati che chiudono, che hanno sempre più difficoltà ad esprime le proprie esigenze materiali, che andranno a conseguire una laurea che non li assicurerà alcun futuro se non fatto di precarietà e di lavoretti stagionali, che non sono per nulla garantiti da un sistema di welfare, e che devono fare affidamento su un welfare familistico che ormai non regge più;
Studenti medi che studiano in scuole in macerie, che devono fare i conti con una formazione smantellata, che finite le scuole non riescono neanche più ad iscriversi all'università;
Laureati che per sopravvivere si vedono costretti ad accettare ricatti, precarietà, che non troveranno mai un lavoro adeguato al loro livello di formazione, che si reinventano per provare a far fronte alla crisi;
Lavoratori atipici che non sono tutelati dal sindacato e che devono sperimentare nuove forme di lotta all'interno di un mondo del lavoro fatto di ricatti e sfruttamenti.

Questa è la storia di una società che precipita e che mentre sta precipitando si ripete: "fino a qui non va bene, fino a qui non va bene, fino a qui non va bene. Il problema non è la caduta né l'atterraggio. Noi sappiamo volare. Non ci prenderete mai."

Questa è la nostra storia. È la storia di Làbas, che vogliamo scrivere tutti insieme.

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