In Germania in un clima diverso da un anno fa

Blockupy Frankfurt: dal campeggio di Rebstock un eterogeneo spazio pubblico europeo contro la Troika

Un primo reportage alla vigilia della giornata di blocchi alla Banca Centrale Europea

31 / 5 / 2013

Alle 5.25 di questa mattina, con cinque minuti d’anticipo su quanto previsto, il corteo degli oltre duemila partecipanti al campeggio di Rebstock si è mosso verso il centro di Francoforte.

Il clima, che si respira nella città tedesca, alla vigilia della prima giornata di Blockupy, è ben diverso da quello di un anno fa. Allora un opprimente dispositivo di polizia cercò di neutralizzare preventivamente il blocco della Banca Centrale Europea (BCE), con continue identificazioni, l’intervento immediato su ogni assembramento di persone, centinaia di fermi. Un’accurata campagna mediatica aveva preparato il terreno a ingiustificati divieti a manifestare per chi avesse osato farlo contro le politiche dell’austerity nel loro centro simbolico e materiale.

Un clima che è sembrato riproporsi per alcune ore quando, nel pomeriggio di ieri in autostrada a centocinquanta kilometri dal capoluogo dell’Assia, cinque pullman di attivisti provenienti da Berlino, dei nove partiti dalla capitale, sono stati bloccati dalla  Polizia Federale, nel tentativo di identificare e perquisire tutte le persone a bordo. Il braccio di ferro ha riguardato in particolare una trentina di richiedenti asilo, che gli altri occupanti dei bus si sono rifiutati di consegnare agli agenti. Tanto per ricordare come, nel cuore dell’Europa, valga sempre uno statuto differenziale della cittadinanza. Poi i pullman sono stati liberati e in serata i manifestanti sono stati festosamente accolti al campeggio.

Ma tanto deve bastare a segnalare come, sotto la crosta di un’apparente quiete, la giornata di oggi potrebbe riservare diverse sorprese. A differenza di un anno fa però l’isteria non dilaga nei media tedeschi, la stazione ferroviaria Hauptbahnhof non è presidiata militarmente e, per il momento, si può circolare liberamente nelle strade. Solo se ci si avvicina alla Eurotower, la sede della BCE, si possono notare i poliziotti impegnati a erigere grate e barriere protettive intorno agli accessi ad uno dei poteri che contano oggi in Eurolandia. Così come squadre di carpentieri hanno protetto da ieri , con pannelli di compensato, le vetrine dei brand di lusso nel centro cittadino.

Tuttavia non solo la manifestazione conclusiva di sabato è stata autorizzata con un percorso che terminerà proprio nella Willy-Brandt-Platz, sotto le finestre della Banca Centrale, ma è stata concessa un’ampia area verde nel parco di Rebstock, a pochi kilometri dal centro, per allestirvi il campeggio e, già oggi, sono permessi – blocchi a parte, ovviamente – diversi presidi in centro.

Il cambiamento è risultato di diversi fattori. Innanzittutto del dibattito che lo scorso anno si era aperto dopo lo sgombero della tendopoli sotto al BCE, gli arresti preventivi e le violente cariche. Francoforte ci tiene alla sua immagine di città aperta e liberale, capace di far convivere le élite del potere finanziario, prima tedesco, ora europeo e globale, con l’espressione del dissenso culturale e sociale, anche di quello più radicale. E la reazione dell’opinione pubblica ha pesato non poco nell’elezione di un nuovo sindaco, il socialdemocratico Peter Feldman in sostituzione della precedente, la democristiana Petra Roth, strenua propugnatrice del pugno di ferro contro le proteste. Così negli ultimi mesi la battaglia per il diritto a manifestare ha trovato larga eco nei media e anche alleati insperati.

In secondo luogo, è decisamente cambiato il contesto sociale e politico in cui Blockupy si colloca: se un anno fa le politiche di austerity, imposte da Frau Merkel a tutta Europa, erano un dogma indiscusso e indiscutibile, oggi le voci critiche in Germania non sono più isolate. Mancano pochi mesi al voto di settembre per il rinnovo del Bundestag, la camera bassa del parlamento federale e nessun osservatore mette certo in discussione la vittoria di CDU-CSU guidate dalla Cancelliera, ma ci si attende un successo meno travolgente rispetto a quanto prevedibile fino a poco tempo fa. Gli effetti delle riforme del welfare, quelle approvate dalla precedente maggioranza “rosso-verde” con le leggi Hartz I-IV, si stanno facendo sentire nei termini di una crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro e di una gestione autoritaria degli interventi di sostegno al reddito, per disoccupati e donne in particolare. Se si aggiunge che i mercati sud-europei, stremati da cinque anni di crisi, faticano a consumare i prodotti made in Germany, il quadro è fosco anche qui.

Ieri, alla vigilia di Blockupy, il direttivo della BCE ha reso noto il suo rapporto sulla situazione del sistema bancario nell’Eurozona, quel sistema che sarà a partire dal prossimo anno sottoposto al diretto controllo della Banca Centrale stessa. E’ un’analisi impietosa, quella presentata da Vìtor Constancio, il vice del presidente Draghi: “una recessione prolungata sta rendendo più difficile per i debitori restituire i prestiti ottenuti dagli istituti di credito”. E è un problema non solo le banche di Portogallo, Spagna, Italia e Grecia, ma anche per le centrali finanziarie tedesche, i cui forzieri sono pieni di titoli ad alto rischio e di crediti sostanzialmente inesigibili. Era del resto impensabile una condizione differente, dal momento che le iniezioni di liquidità a basso costo della BCE sono servite ad alimentare come e più di prima i circuiti della finanziarizzazione, piuttosto che a riattivare linee di credito destinate al consumo e all’innovazione produttiva.

In questo panorama di macerie, con l’instabilità finanziaria che, dietro l’angolo, attende di riesplodere, la coalizione Blockupy torna a occupare la scena di Gotham City. Così alcuni attivisti hanno ironicamente ribattezzato quella che l’appello di convocazione di questi due giorni definisce il “cuore del regime europeo della crisi”, là dove dev’essere portata la “resistenza alle politiche della Troika”. Decine di gruppi e organizzazioni, a partire dai movimenti autonomi che si ritrovano nel “blocco anticapitalista” - tra gli altri, la Interventionistische Linke e gli Autonome Antifa - fino al partito Die Linke, passando per il sindacato indipendente Ver.Di. e associazioni come Attac.

Un percoso più maturo e strutturato rispetto a un anno fa, che ha coinvolto realtà da Spagna, Belgio, Olanda, Danimarca e Francia, oltre a circa duecento attivisti dei ventotto Centri sociali italiani che si sono coalizzati per partecipare a Blockupy. Ieri pomeriggio erano infatti già duemila i partecipanti che affollavano il campeggio di Rebstock, impegnati in continue assemblee internazionali di confronto: “è un vero spazio pubblico dove cerchiamo di costruire una dimensione di lotta immediatamente europea – osservava Gian Marco de Pieri  - e dove iniziamo a condividere saperi e pratiche di conflitto.” La prima verifica a partire dalle sei di questa mattina quando si cercherà di bloccare gli ingressi della Banca Centrale Europea e, nel pomeriggio, le sedi di multinazionali e finanziarie private.

(Questo testo è parzialmente pubblicato anche dal quotidiano il manifesto del 31 maggio 2013)