Blockupy DDL Fornero

Report della riunione nazionale del 30.05

1 / 6 / 2012


La prima parte dell'esperimento è riuscita, la folta riunione nazionale che si è svolta lo scorso mercoledì a Roma, presso il Cinema Palazzo, ha dato inizio ad un percorso unitario di mobilitazione contro l'approvazione del DDL Fornero. Non era cosa scontata che tra tanti e diversi si ritrovasse la capacità di mettere da parte le identità e di mettere al centro, piuttosto, le questioni di merito: incidere nel dibattito politico del Paese, bloccare l'approvazione della riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali.

L'approvazione definitiva del DDL, infatti, a mezzo di fiducia (come fosse un decreto d'urgenza), si avvicina, già oggi si è concluso l'iter al Senato, e l'assenza di una mobilitazione sindacale adeguata, lo sciopero generale, ci impone di unire le forze per lanciare un segnale chiaro: la riforma rende tutti più precari, distrugge il diritto del lavoro, non fa nulla per sostenere i giovani. Il DDL colpisce con la stessa forza chi un tempo i diritti li aveva, con l'abolizione, di fatto, dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e chi questi diritti non li ha mai avuti, il lavoro precario e quello autonomo. Non è vero, come si dice, che saranno ridotte le figure della contrattazione atipica e, in assenza dell'articolo 18, il contratto a tempo indeterminato, definito «prevalente», non sarà certo una garanzia. Non lo sarà neanche, per i precari, l'appesantimento del cuneo fiscale per chi assume con contratti atipici: in Italia non esistono minimi salariali e ciò che il fisco toglie all'impresa, l'impresa lo toglie dalla busta paga. I lavoratori autonomi, poi, che già sono drammaticamente impoveriti dalla riduzione delle commesse o dal non pagamento delle commesse pubbliche, saranno umiliati dall'aumento delle aliquote della gestione separata (dal 27 al 33%). Per non parlare dell'Aspi, l'ennesima beffa nei confronti della pretesa diffusa di un welfare universale e di un reddito minimo garantito, misura presente quasi ovunque in Europa e oggetto di una risoluzione dello stesso Parlamento europeo.

La sostanza è che si vuole un mercato del lavoro fortemente deregolamentato e salari e redditi più bassi. Questo è il dogma europeo, quello imposto dalla troika, con diverse gradazioni, in Grecia come in Italia, in Spagna come in Portogallo. A questo dogma il Parlamento italiano risponde con un pressoché totale appiattimento, con il Pd che, dopo aver già sostenuto la riforma costituzionale che introduce il pareggio di bilancio in Costituzione, conferma il sostegno alle politiche del rigore, votando la fiducia al DDL. Mentre la CGIL, che con le parole della Camusso ha salutato positivamente l'accordo raggiunto tra i partiti e il governo sulla «ristrutturazione» (leggi: eliminazione de facto) dell'articolo 18, ha deciso di rispondere con una “linea morbida”, attraverso mobilitazioni territoriali avvenute a ridosso della presentazione del testo, senza giungere ad uno sciopero generale in grado di connettere, con una pretesa rivendicativa d'insieme, la difesa dello Statuto dei lavoratori e l'estensione dei diritti e delle tutele a tutti lavoratori.

Condivise queste premesse, la riunione del Cinema Palazzo ha cominciato a tracciare i contorni pratici dell'iniziativa comune. Lo stimolo è quello che viene dai movimenti spagnoli e americani, ma anche dalle belle giornate di Francoforte (17-19 maggio scorsi): unire la dimensione #occupy con quella del blocco per comporre una mobilitazione in grado di essere includente e, nello stesso tempo, determinata. Altrettanto, connettere le tante figure del lavoro e della precarietà colpite dal DDL. L'idea è dunque quella di lanciare due giornate di mobilitazione per il 13 e il 14 giugno (che potrebbero essere anticipate al 6-7 o 7-8, qualora il voto alla Camera dovesse subire una brusca accelerazione), con la prima giornata dedicata ad azioni territoriali e la seconda, invece, qualificata dalla convergenza in una piazza del centro prossima al Parlamento. Contemporaneamente, a Roma, per favorire la convergenza nazionale del 14 giugno, e secondo la forma dell'acampada, si provvederà ad occupare la piazza di cui sopra, affinché le voci del lavoro e dello sfruttamento possano combinarsi, facendo emergere con forza la propria indignazione e il desiderio, oltre che il diritto, alla coalizione sociale. Facciamo appello fin da subito affinché delegazioni operaie e precari di ogni risma, studenti e lavoratori dello spettacolo, partite Iva e cassaintegrati possano fare della piazza occupata un luogo comune, respingendo la frammentazione e la contrapposizione che le politiche neoliberali e, più in particolare, la riforma del lavoro del governo Monti vogliono imporre al mondo del lavoro.

Non manca la consapevolezza che il tempo a nostra disposizione è poco e che è fatica, a giugno, costruire mobilitazioni robuste dal punto di vista quantitativo. Ma non manca la fiducia nel fatto che tanti, tantissimi, si sentono espropriati della possibilità di decidere sul futuro della propria vita. Mai come adesso la separazione tra Palazzo e Paese reale è così profonda e di certo nessuno rappresenta i milioni di lavoratori, di precari e di disoccupati i cui diritti verranno feriti a morte dal DDL.

Per continuare a costruire assieme il processo politico Blockupy DDL Fornero, come spazio pubblico di movimento e prototipo di coalizione sociale contro la precarietà, invitiamo tutte e tutti a partecipare alla prossima riunione nazionale che si terrà a Roma lunedì 4 alle ore 14, sempre presso il Cinema Palazzo.

Roma 31.05.2012