Seconda parte dell'inchiesta per capire la gestione dei Richiedenti Asilo, tra speculatori, benefattori e buone pratiche

Belluno - Richiedenti asilo: è ora di cambiare marcia!

30 / 8 / 2014

Dopo 20 giorni dall’uscita della prima parte dell’inchiesta sulla gestione dei richiedenti asilo nel bellunese molte sono le cose che si sono mosse, su più piani, segno che probabilmente l’intervento del Comune di Ponte nelle Alpi e le domande poste,anche nel nostro primo articolo, forse, avevano qualche fondamento. Ma andiamo con ordine.
Per quanto riguarda la gestione bellunese a carico del Consorzio Sviluppo e Innovazione in queste tre settimane si sono registrati sicuramente dei piccoli avanzamenti rispetto alla situazione di inizio mese, basti pensare che in pochi giorni si è registrato un aumento delle strutture di accoglienza (abbiamo letto di 5 appartamenti visitati dall’ass. Tomasi, prima erano 2), l’integrazione di almeno 2 nuovi operatori (uno a Limana e almeno un’altro a Belluno), la partenza di un nuovo e speriamo migliore percorso di insegnamento della lingua, le prime attività di “social work” di qualche ragazzo con “Parchi in Movimento” e in ultima, il fatto forse meno importante ma più simbolico: il cambio della vasca nell’appartamento di Via Vittorio Veneto. Quest’ultima situazione abitativa ci sembra rimasta invece pressoché immutata, in 12 con un bagno in un appartamento non adatto a cosi tante persone, in questo senso speriamo il Consorzio trovi al più presto una soluzione.

Un cambio di atteggiamento che ci sembra ragionevole ma non ancora sufficiente, soprattutto considerando le altre 2 esperienze di gestione che abbiamo avuto modo di conoscere da vicino in questi giorni, 2 esperienze agli antipodi.

La cooperativa Cadore anch’essa interna al Consorzio Sviluppo e Innovazione, con in carico 10 ragazzi divisi in due appartamenti tra Perarolo e Vallesina, che come abbiamo testimoniato nella video intervista a Luca Valmassoi ha, da subito, costruito un progetto di integrazione intorno ai Richiedenti Asilo e che, oltre a garantire loro una quotidianità dignitosa grazie ad un programma di lavori in sussidiarietà coi comuni interessati che impegna i ragazzi per 6 ore al giorno, ha fornito loro dal primo momento un progetto educativo di insegnamento dell’Italiano efficace al punto che con tutti i Richiedenti Asilo che abbiamo incontrato abbiamo potuto parlare in italiano. Un esperienza che ha saputo costruire da subito professionalità e una rete di soggetti territoriali, Istituzionali e dal basso, che si sono attivati per fare la loro parte.

Dall’altra abbiamo avuto modo di conoscere da vicino l’esperienza indecente del CEIS a La Secca, li nella struttura gestita dal “benefattore” Don Gigetto e dal suo super manager Giulio Martini le cose sono perfino riuscite a peggiorare in queste 3 settimane.
Nonostante il fatto che i rischi di una gestione inadeguata fossero stati tratteggiati con chiarezza dalle pagine del nostro sito, oltre che dalla stampa locale e per bocca della stessa amministrazione pontalpina, abbiamo dovuto assistere alla reazione scomposta di Don Gigetto che, negando ogni problema interno alla struttura, è arrivato a dichiarare con arroganza che i ragazzi prima di chiedere lavoro (volontario, of course), devono imparare a “rifarsi il letto”.
Venerdì pomeriggio il risultato di questa gestione è divenuto manifesto,infatti, come molti sapranno, gli oltre 40 ragazzi ospitati tra La Secca e una struttura in Alpago sono scesi nella strada di fronte alla Stazione per poter rendere visibile la loro situazione e per chiedere di essere spostati da li. Perché sono troppi, perché fin’ora non è stata garantita loro una piena assistenza sanitaria, perché non è stato attivato nessun percorso di integrazione e perché costringere 40 persone con etnie, religioni e culture cosi diverse, senza poter far nulla, in una casa isolata è pericoloso e irresponsabile. Ed anno ragione.
Tanto che nel vertice avvenuto in Prefettura tra Comune di Ponte nelle Alpi, rappresentanti delle forze dell’ordine e U.L.S.S. Tutti hanno concordato sulla necessità di un immediato cambio di rotta nella conduzione della struttura pontalpina e proprio in queste ore ci stanno arrivando le notizie dei primi spostamenti per alleggerire il numero dei presenti, oltre che l’interessamento dell’ulss nelle pratiche di assistenza sanitaria a cui i ragazzi, come Richiedenti Asilo, hanno diritto.
Un riconoscimento non della “strafottenza dei rifugiati”, come ha avuto modo di ragliare la senatrice leghista Bellot, ma del fatto,incontestabile, che per 3 mesi in qualche struttura bellunese si è navigato a vista, senza progetti e con una prospettiva più legata alle esigenze della coop che ha quelle delle persone che sono arrivate sul nostro territorio e che ospitano. Per 30 euro al giorno più IVA. Persone scappate da guerre in cui siamo coinvolti, da paesi distrutti dalla fame e dallo sfruttamento, uomini, donne e ragazzini accomunati dalla ricerca di speranza e felicità, dal desiderio di costruirsi un futuro e che prima di arrivare, qui, nel cuore delle Dolomiti hanno attraversato un percorso di morte e paura. Non dimentichiamolo.
In queste 3 settimane sono successe più cose che in 3 mesi, un dato che dovrebbe far riflettere e che dimostra che le risorse esistono e sono sufficienti, ma ora ci vuole un cambio di marcia! Per questo invitiamo i Comuni che ancora non l’hanno fatto, a prendere in mano la questione; dopo la nostra inchiesta abbiamo avuto modo di confrontarci con una parte della Provincia di Belluno (ci ostiniamo a chiamarla cosi) composta da operatori sociali, giovani mediatori e una vera e propria rete di soggetti e cittadini che già stanno dando il loro contributo per passare da una fase di prima accoglienza ad una fase di vera e propria integrazione, in questo senso speriamo che vengano attivati percorsi di coordinamento (a costo zero, of course) affiancati da una richiesta immediata di trasparenza nei confronti dei soggetti gestori.
Crediamo che il nostro territorio sia in grado di trasformare questa “emergenza” (si tratta dello 0,1% della popolazione provinciale) nell’opportunità di costruire percorsi di ospitalità e integrazione che non possono che fare bene ad una terra da cui, troppo spesso, la gente fugge. Noi continueremo a dare il nostro piccolo contributo, monitorando l’evolversi della situazione.

Redazione Bellunopiù

p.s. redazionale:
ai grugniti dei movimenti politici che sanno solo odiare, alle dichiarazioni deliranti dei 2 sindacati di Polizia che sembrano usciti da Ferguson in Missouri (dov’è stato ucciso Micheal Brown) e a preti/manager che ci sembrano citare Bitonci abbiamo scelto di rispondere con Don Milani:
”Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.”
Links Utili:

Inchiesta migranti: Intervista a Luca Valmassoi della Cooperativa Cadore